15 gennaio Ivan, 15 gennaio Francesco Paolo
“ …E ancora giriamo allontanando il riso,
simili spesso al giorno passato. Nei
nostri quaderni ora parole misteriose
e sempre ascoltiamo…”
Lassù in quel cimitero di paese incastonato tra montagne così’ differenti dai tuoi Peloritani, lontano da quell’aria di mare che tu , maestro di Filicudi forse avrai stentato a riconoscere, riposi in pace, dopo i pomeriggi ed i giochi di via Camuglia, i colori di Filicudi, le ceramiche di saiatina ,la casa degli amici tutti che avevi creato in rue de Vianden a Lussemburgo, la razionalità che avevi voluto poi a Roma.
Così a distanza di dieci anni torno a ricordarti, senza più la voglia di inseguire libertà e indipendenze, attento pero’ a non fare mancare ai tuoi amici e a quanti ti vogliono bene il ricordo di Ivan, un amico che ancora vive nei nostri discorsi, nei nostri paragoni, nei nostri confronti quotidiani, l’amico che tutti avrebbero voluto avere, l’amico che ancora ci fa ridere nel ricordo dei suoi atteggiamenti, delle sue arrabbiature, delle sue telefonate notturne, delle risate davanti ad un bicchiere di buon vino, delle ricerche di ristoranti sconosciuti, di tutti quei sogni che l’amicizia ci ha promesso e che ora continua a farci mancare e di cui difficilmente avremmo fatto a meno.
Questo 15 gennaio “terribilis” per i miei affetti ha accomunato nel viaggio infinito anche Francesco Paolo: 4 anni passati esattamente da quando anche Francesco Paolo è scomparso.
Quante volte gli chiedevo: Francesco, esiste ancora la Sicilia? Esistono ancora le isole del vento, i mulini di Regalpietra, le miniere di Pietraperzia, le insenature di Licata, il Tindari della memoria, i poeti, i figli di Vulcano? Dimmi, ti chiedevo, esiste ancora quella fonte a cui attingevamo entusiasmi e voglia di andare?
Tu sorridevi e mi dicevi : “…finiscila ca poesia..!”
E non certo il tempo che fuggiva ci riportava nei sentieri di contrade perdute, ma forse la nostra mente e le sue costruzioni della fantasia che mai si fermava , neanche davanti alle pieghe dell’età, neanche davanti alla consolazione del viaggio che tutti dobbiamo intraprendere .
Ma tu ritornavi a vibrare per questa terra che amavamo definire impareggiabile perchè non avevamo certo trovato niente di simile nei voli della nostra immaginazione, e nei continenti che il destino ci aveva fatto visitare.
Prima di quel tragico 15 gennaio 2020 tu continuavi la vecchia rappresentazione dell’opera e dei pupi, tu combattevi l’indifferenza e la malattia .
Tu lottavi , consunto Paladino , col feroce saladino, non più in un antico teatro ormai perduto e consumato dal tempo, ma in un letto di ospedale, sempre abbracciato però alla tua bandiera giallorossa.
Adesso , stanchi e disillusi , restiamo a cullarci negli ozii del disincanto, nella incomprensione di una realtà in continua confusione .
Noi nel rifiuto di un’Isola che si perde, tu, insieme ad Ivano , ora nell’infinito del cielo , nell’entusiasmo della ritrovata libertà.
Ciao Francesco Paolo , Ivan ciao …riposate in pace
Eugenio Preta