Lampedusa: dove sono le donne?
Le telecamere in presa diretta quotidiana ci permettono di scrutare l’arrivo massiccio dei migranti sulle spiagge della perduta Lampedusa , un’isola il cui nome che suonava una volta come promessa di vacanza, quasi esotica, veniva accostato a Giuseppe Tomasi, principe di Lampedusa ,autore del gattopardo che aveva prestato i tratti di suo zio al principe Fabrizio Salina , nome anche qui di un’altra isola dell’arcipelago siciliano.
Oggi però questa rimane una rima dimenticata, poesia nascosta e abbrutita dagli sfasciati barconi abbandonati per sempre sulle spiagge dell’isola: Lampedusa ormai è diventata per tutti il nome della sconvolgente ondata migratoria , rigorosamente incontrollata dai poteri pubblici europei, che si abbatte su un’Europa vecchia e affaticata che ha perduto la sua funzione vitale, non ha più figli e sembra aspettare una sua fine , ormai inarrestabile , quasi come una liberazione.
Le telecamere cercano di fare il loro lavoro ed intervistano vari migranti che cercano di svelare i loro sogni: diventare calciatori, modelli della moda , iscriversi negli elenchi degli aiuti sociali . Non si intervistano però gli ingegneri, i medici , gli artisti ed i letterati che si prevedeva arrivassero ed, in verità si intravedono ben poche famiglie.
Si osserva come i barconi siano pieni di uomini giovani originari dell’Africa sub sahariana ma si fa fatica a distinguere in questi zodiac stipati di esseri ,che guadagnano lentamente le spiagge da dove non saranno mai più rigettati via , la presenza di donne o di bambini.
Fortunatamente per i miopi che non riescono a vedere, ci sono gli esperti umanitari che sanno bene di cosa parlano , specialisti dell’accoglienza che, a colpo d’occhio, constatano come questi barchini siano zeppi di donne e bambini.
Viene il dubbio che loro riescano a vedere veramente cose che altri non vedono : minori di una trentina d’anni ,ad esempio, o i transgender autoproclamati per ottenere più facilmente l’asilo . Sicuramente quello che vedono alcuni non vedono altri , come ad esempio i membri del collettivo Nemesi o l’europarlamentare ppe Nadine Morano o il politico francese Daniel Rieu , definiti troppo scontatamente “sporchi fascisti” .
In effetti però, se ci fossero effettivamente tante donne in queste barche, conoscendo il trattamento loro riservato una volta arrivate sul suolo europeo dalla loro stessa comunità, almeno il collettivo Nemesi sarebbe corso in loro soccorso. Se ci fossero anche tanti bambini, tutti i media li avrebbero filmati volentieri.
Ricordiamoci l’ondata di sdegno che suscitarono le immagini di bimbi annegati : è immensamente più facile vendere l’immigrazione quando si fa piangere nei caffè e nei circoli dei dotti. Perciò, dispiace che non si trovino donne e bambini, poeti ed artisti in questi canotti di fortuna quanto piuttosto futuri autisti Uber, futuri ciclofattorini per le consegne a domicilio glovo o Just eat, futuri ambulanti , futuri poveracci a cui verranno affittate cantine a prezzo di superficie, futuri consumatori di droghe, futura umanità negletta.
Potremmo anche sbagliarci ma purtroppo è una vicenda che si ripete e che ormai conosciamo a memoria. Le famiglie, i figli e le mogli sono rimasti in Africa dove aspetteranno i documenti per venire in Europa grazie ai ricongiungimenti familiari.
Resta che questa nuova ondata di arrivi è sconvolgente : quasi 10.000 migranti arrivati in una settimana , arrivi ogni venti minuti, la stessa cerimonia cui si assiste ogni volta: proteste degli abitanti e del sindaco col parroco, sfilata della nostra primo ministro Meloni e della presidente Von der Leyen, insieme alle bugie dei pro migranti , sempre le stesse .
In breve l’Europa continua ad accogliere e a riempirsi con generosità colpevole di gente che viene a recuperare la propria fetta di torta : ormai è così se vi pare , niente di nuovo sotto il sole di Lampedusa.
Eugenio Preta