La vittoria di Erdogan
Com’era nelle previsioni, Erdogan ha rivinto le elezioni e sarà Presidente della Turchia per la terza volta consecutiva a dispetto dei sondaggi anche in Turchia inaffidabili come in tutto il resto del mondo.
Ma, la vittoria di Erdogan non è la sconfitta dei sondaggi, quanto piuttosto quella della stampa occidentale che aveva scelto Kemal Kilcdaroglu come suo candidato e, non gli aveva certo fatto un favore, indicandolo come un candidato gradito all’estero, estraneo però agli affari turchi.
Lo sfidante non aveva certo il carisma del califfo: innanzitutto proveniva dalla minoranza alawita (tra il 10 e il 25% della popolazione), poi praticava un islam sciita imbevuto di una spiritualità che i sunniti giudicano eretica, si era alleato con il partito filo-curdo e ha dimostrato di non aver capito che i desideri del popolo andavano verso un nazionalismo ancora più intransigente.
Un ulteriore dettaglio che sembra aver indebolito la candidatura di Kilcdaroglu è rappresentato dalla sua vera, o presunta, vicinanza agli ambienti omosessuali. Nel paese ottomano, per spaventare gli elettori si utilizza il tema LGBT+annessi come in Europa si agita il fantasma del fascismo. Aggiungiamoci poi il racconto sulla dimensione sacra della famiglia e la sconfitta è servita.
Il terzo incomodo, Ogan, il leader del partito ultra-nazionalista, terzo candidato alla Presidenza, con il suo 5,2% alla fine è diventato l’ago della bilancia quando ha invitato i suoi a votare per Erdogan.
Il sottofondo del nazionalismo ha fatto da collante: non basta però essere musulmani per essere ammessi nella comunità dei credenti. Il punto forte del programma di Ogan consisteva nel respingimento alla frontiera dei quasi 4 milioni di profughi siriani che erano fuggiti dalla guerra, propositi che non si discostavano dai punti del programma dei conservatori islamici di Erdogan, al potere.
Adesso Erdogan dovrà riuscire a gestire l’estrema destra turca con tutte le precauzioni possibili per non farle guadagnare ancora più consenso. Ma in questo il califfo si è dimostrato un vero stratega come ha già fatto con i nazionalisti kemalisti laici, riuscendo a riunirli sotto la sua bandiera islamica.
Rieletto alla grande, Erdogan si ripresenta oggi al mondo come l’uomo ideale per riunificare la Turchia, rispettato all’interno ed all’esterno, il solo capace di gestire la composita società turca.
Eugenio Preta