Lettera aperta alla direzione della MSC Crociere
Bruxelles, 27 ottobre 2005
L’Altra Sicilia invita Codesta Direzione della MSC Crociere, cui è diretta la presente, a prendere visione attentamente dei depliant distribuiti ai turisti che sbarcano nei porti siciliani e tradotti in tutte le principali lingue.
E’ probabile che la superficialità e l’ignoranza con i quali questi sono stati scritti e con cui viene descritta la Sicilia siano sfuggiti a Codesta Direzione e perciò, prima di intraprendere qualsivoglia azione a tutela dell’onorabilità del Popolo Siciliano e di invitare tutti i Siciliani nel mondo a disertare le Vostre navi, vogliamo informarVene, affinché prendiate senza indugio i necessari provvedimenti riparatori, facendo letteralmente sparire quei depliant e sostituendoli con altri, più rispettosi della Terra che visitate e che fate visitare.
I punti “oscuri” sono essenzialmente due.
Uno è quello in cui dite, non si capisce molto bene in che senso, che nell’interno si parlerebbe un siciliano che sarebbe una “lingua ibrida”. “Ibrida” in che senso?
Nel senso che è tale tra un Siciliano non ibrido che è scomparso e l’italiano?
Nel senso che sulla costa e nelle città non si parlerebbe il Siciliano?
Nel senso che è ibrida tra l’italiano e qualche altra lingua?
Prima di scrivere sciocchezze, si sappia che il Siciliano è lingua viva, vivissima in tutta la Sicilia, non ufficiale ma riconosciuta persino dall’Unesco il quale non la ritiene neanche una lingua minacciata di estinzione. Essa ha circa nove secoli di letteratura, non è un dialetto italiano per fonetica, lessico e sintassi (anche se la vicinanza geografica e la comunione politica hanno contribuito ad avvicinare molto le due lingue) è parlata correntemente insieme all’italiano da circa cinque milioni di siciliani, e da circa un milione e mezzo di calabresi e salentini che ne parlano una variante di poco dissimile, oltre che da circa dieci milioni di siculo-calabresi della diaspora nel mondo.
La stessa letteratura italiana – come è noto – prese le mosse da trascrizioni “italianizzate” delle prime poesie siciliane (quelle della scuola di Federico II), al punto che termini siciliani italianizzati sono restati in lingua italiana come parole di registro poetico o aulico (ad esempio alma per anima, pertugio per buco, gire per andare, il salentino fiata per volta, etc…). Oggi si assiste ad un vero e proprio revival della lingua siciliana e sempre meno persone considerano sconveniente “lu parrari sicilianu”, anzi sta succedendo proprio il contrario, che chi non sa parlare siciliano viene considerato ignorante.
Il secondo punto, però, è ancora più grave. Nel Vostro depliant descrivete la Sicilia come Terra della mafia ed invitate i turisti a visitare i “siti” dei più oscuri delitti.
Ma per favore! Invitateli a visitare i siti, bellissimi, della nostra civiltà!
Sapete che la Sicilia ha circa un quarto dei beni culturali dell’Italia intera?
Perché non dite questo?
Perché non dite che è talmente ricca di arte e cultura che Goethe la definì il “museo d’Europa”?
A proposito, ai tempi di Goethe (primi dell’800) la mafia non esisteva e non era mai esistita dacché il mondo è mondo.
Questa lebbra nasce nel 1860 con la “dominazione” italiana ed è quindi uno dei più superficiali fenomeni della nostra storia. La mafia non è una specialità siciliana più di quanto non sia una specialità italiana.
Che ne direste se in un depliant americano definissero l’Italia come la Terra della mafia?
Li considerereste ignoranti ed arroganti. Ecco! Tali noi Vi consideriamo in questo momento.
Poi, avete considerato l’incalcolabile danno d’immagine che causate alla Sicilia e soprattutto ai suoi beni e servizi con questo foglio razzista che mettete in circolazione?
Per ogni euro che spende il turista sbarcato a Palermo o a Catania se ne perdono per lo meno quattro di danno d’immagine. A questo punto sarebbe meglio per noi che in Sicilia non ci metteste neanche piede, se dovete venire per sputarci fango addosso…
Credo che, come minimo, la Sicilia dovrebbe pretendere le scuse ufficiali di MSC Crociere, una politica diversa di promozione del suo prodotto turistico, unico al mondo, e, quando entrate nei porti siciliani, la bandiera siciliana issata sul pennone della nave.
Se non ci risponderete e non cambierete “rotta”, saremo costretti ad andare avanti, ad andare fino in fondo ed a chiedere, non per noi ma per la Sicilia, i dovuti risarcimenti morali e materiali.
Saluti Siciliani.
Francesco Paolo Catania