8 marzo, la giornata della donna
E’ ormai da qualche giorno che i banconi dei supermercati sponsorizzano la giornata dell’8 marzo, oltremodo prudenti però nella scelta delle offerte. Niente elettrodomestici, nè prodotti per la pulizia della casa e oggetti per la puericultura; solo, per le donne più erudite qualche libro di autrici femministe come Sibilla Aleramo o, per essere più internazionali, di Simone de Beauvoir, ma in realtà la visione del femminismo in letteratura non è rimasta ancorata ai canoni del Novecento ed ha subito un’evoluzione inarrestabile.
Oggi qui al Nord, sarà un caso? …nevica
8 marzo: le donne non cucinano, prevale piuttosto la cura eccessiva del corpo, favorite in ciò anche dal fatto che non per tutte la maternità rappresenta un progetto di vita. Sono diventate puro spirito, tanto che sorge il dubbio se esistano ancora e come si possano effettivamente definire sesso debole o gentile.
Sicuramente non per caratteristiche biologiche perché affermare oggi che solo le donne hanno il loro ciclo mestruale è diventato maschilismo cripto-fascista, dire che si differenziano per la loro voglia di maternità è blasfemo, perché ridurre la donna allo stato di madre, significherebbe ritornare indietro alle ore più buie della nostra Storia.
Abbandonando il registro fisico si può cercare di trovare una specificità caratteriale, forse non generalizzata, ma almeno comune a molte e questo servirebbe a meglio descriverle. Azzardiamo: le donne hanno un altruismo superiore alla media, una particolare sensibilità, il senso dello scrupolo, l’alito alla misericordia, un’empatia consapevole, meno tendenza alla collera, meno assuefazione alla guerra. In definitiva un fuoco d’artificio di qualità che origina però i famosi cliché dei paternalisti.
Smettiamo quindi di dire che le donne danno la vita e gli uomini la morte, saremmo soltanto sessisti antidiluviani, perché le donne amano combattere, come ce le presenta Netflix: appartengono alle forze speciali e le scene sono costruite talmente bene da far sembrare tutto vero, tranne le tante ‘cecchine’ con le trecce o i tantissimi soldati tagliati a pezzi.
Non parliamo più di gentil sesso perché molte donne rivendicano il diritto di poter essere brutte e rifiutano la denominazione di sesso debole e per questo oggi, probabilmente, si permette la partecipazione alle loro competizioni sportive anche ai transgender.
Esiste ancora una festa per quello che non può più essere definito?
Istituita nel 1977, con la giornata della donna si volevano soltanto celebrare le vittorie della lunga marcia dei diritti delle donne. Oggi, 46 anni più tardi, la donna è come scomparsa, snaturata, spogliata da tutto quello che la caratterizzava, con grave ricaduta sul piano socio-familiare, tanto che bisognerebbe chiedersi se sia ancora utile festeggiarla in questa giornata dell’otto marzo.
Eugenio Preta