Si allarga lo scandalo Qatargate
L’inchiesta Qatargate si allarga e spunta un nome nuovo: quello dell’ex commissario alle migrazioni, il democristiano greco Avramopoulos (Nea Democratia) che avrebbe intascato 60.000 euro proprio da Fight Impunity, l’Ong dell’ex eurodeputato socialista Panzeri al centro dei gravi fatti di corruzione, che sembra operasse addirittura in assoluto regime di illegalità non risultando nemmeno iscritta nell’obbligatorio registro della trasparenza, previsto dall’UE.
Avramopoulos avrebbe ricevuto la somma come compenso alla sua partecipazione a due eventi e, secondo le regole vigenti in Grecia, ne avrebbe dichiarato regolarmente la provenienza, confermando inoltre di ricevere da Fight Impunity 3750 euro mensili per le sue consulenze.
Nelle dichiarazioni rese al magistrato, Avramopoulos ha inoltre confermato di aver chiesto ed ottenuto dalla stessa presidente dell’esecutivo Von der Leyen la regolare autorizzazione.
“Ahi, ahi, signora Longari…” Se le cose stanno così, quindi la Van der Leyen lo aveva autorizzato ad intascare i 60.000 euro per effettuare compiti già compresi nella natura delle sue funzioni?
Un “extra“ per impegnarsi proprio in campagne di sensibilizzazione, nella pubblicazione di articoli, nella partecipazione a conferenze, nel lancio di eventi e nella concessione di interviste…
Così il puzzle Qatargate si arricchisce di un pezzo in più per la Von der Leyen già fragilizzata dallo scandalo dei vaccini firmati con Pfizer, a cui non ha ancora dato seguito, ed ora implicata nelle attività dell’Ong Fight Impunity, al centro dello scandalo del clamore che da molti giorni agita gli ambienti istituzionali europei.
Inoltre, sembra che non solo gli interessi del Qatar, ma anche quelli di altri Paesi, ad esempio quelli del Marocco siano stati ben curati da alcuni eurodeputati che hanno approfittato del loro ruolo nelle sedi parlamentari europee, dietro compensi la cui entità rimane ancora al vaglio degli inquirenti, per pilotare relazioni e voti assembleari diretti a tutelare gli interessi di Paesi extra-comunitari e favorire, nel caso del Marocco, non solo le produzioni agricole a discapito di quelle europee, con conseguente grave danno all’economia e alle finanze dell’intera Unione, ma anche passare sotto silenzio le ripetute violazioni dei diritti umani compiute dal governo nel Sahara Occidentale-
Adesso i cittadini europei, sempre più sgomenti, attendono i risultati delle inchieste del tribunale di Bruxelles per conoscere l’esatta portata della corruzione istituzionale che purtroppo sembra oggi confermarsi e che si arricchisce giorno dopo giorno di particolari che non fanno certo onore ad un’Istituzione che ha smesso di essere un riferimento di trasparenza e di legalità e la cui legittimità democratica oggi vacilla sotto il peso di una corruzione incontrollata e la perdita dei necessari valori etici.
Eugenio Preta