L’inverno della collera europea
Dai media non è stato dato risalto a un evento che può essere considerato paradigma della crisi politica che attraversa l’Unione europea. Lo scorso 3 settembre, infatti, migliaia di persone sono scese in piazza a Praga per protestare contro gli aumenti dei prezzi dell’energia, del gas e dell’elettricità che stanno annientando l’economia ceca ma non soltanto.
Lo slogan della manifestazione, promossa dai differenti partiti: dai nazionalisti ai comunisti, è stato: “la Repubblica Ceca innanzitutto”.
La presidente del movimento tricolore di estrema destra ne ha approfittato per denunziare il governo, a suo dire, forse pro- Ucraina, forse pro Bruxelles, certamente non ceco, ed ha chiesto formalmente la fine delle forniture militari all’Ucraina perché quella è una guerra che non interessa i cechi.
Il primo ministro, si è difeso dichiarando alla stampa che la manifestazione era stata indetta da forze filo-russe, una tesi cospirazionista (che è servita pure a spiegare la caduta di Mario Draghi), ma che lascia trasparire l’angoscia delle élite progressiste europee che sentono sempre più vacillare il loro potere.
In repubblica federale tedesca avanza l’ipotesi di un prossimo inverno di rabbia popolare provocato ovviamente dalle solite forze estremiste di cospiratori che, come per il covid 19, approfittano dell’aumento dei prezzi di ogni genere, per manifestare la loro rabbia e il loro disprezzo per la democrazia.
In verità per i governanti oggi sembra più facile sviluppare teorie complottiste anziché assumersi la responsabilità delle conseguenze disastrose delle proprie scelte politiche.
Certo che la crisi economica e sociale scatenata dalle sanzioni contro la Russia non fa altro che rafforzare il momento populista che stanno attraversando molti paesi dell’Unione, ma le autorità invece continuano a denunziare soltanto che l’aumento costante del dissenso stia diventando una voce maggioritaria che sta distruggendo la democrazia, senza pensare che il motivo della protesta risiede proprio nella svolta oligarchica dei nostri regimi politici.
Anche in rapporto alla rabbia crescente di fronte alle sanzioni prese contro la Russia, bisogna ricordare che i popoli europei si sono trovati trascinati in un’avventura militare delle più pericolose, senza essere stati consultati e senza dibattito ed adesso devono assistere passivamente alla distruzione programmata del loro sistema economico ed accettare in silenzio la loro rovina.
Il tutto ovviamente nel nome del Bene, proprio perché le sapienti élite europee sanno perfettamente ciò che serve ai loro popoli.
Una speranza: che l’inverno della rabbia possa portare finalmente una nuova primavera a tutti i popoli d’Europa.
Eugenio Preta