La fine annunciata degli Stati Nazione
Non vorremmo iniziare un discorso tecnico sui poteri e sulle funzioni delle istituzioni europee ma sentiamo l’esigenza di squarciare quell’abituale velo di disinformazione che invece si rivela importante per il cittadino dal momento che il diritto europeo è diventato primato rispetto a quelli nazionali e le sue decisioni incideranno pesantemente nella sfera delle sovranità statali.
Alla vigilia dell’estate il Parlamento europeo ha adottato una proposta di risoluzione allo scopo di revisionare i trattati e chiudere la conferenza annuale convocata dalla Commissione per conoscere l‘opinione dei cittadini sull’avvenire dell’Europa. L’Esecutivo con “next Generation Ue“ aveva inteso favorire la partecipazione dei cittadini al processo decisionale e dimostrare cosi un comprovato senso di democrazia delle oligarchie europee.
Ricordiamo che le risoluzioni del Parlamento europeo, pur non avendo carattere obbligatorio, servono poi a creare un clima propizio a supporto delle proposte legislative.
Da qualche tempo assistiamo ad iniziative della Commissione che dimostrano chiaramente l’intenzione della nomenclatura di Bruxelles di voler procedere alla modifica dei trattati per rafforzare i poteri dell‘Unione, il tutto a danno delle sovranità nazionali. Lo scopo evidente è anche quello di evitare, se possibile, il ricorso ad una consultazione popolare come quella che aveva bocciato la costituzione europea ed il cui ricordo resta ancora vivo e scottante a Bruxelles.
Oggi il Parlamento propone di ricorrere ad una revisione ordinaria, secondo l’art. 48 del trattato di Lisbona, che prevede la convocazione di una Convenzione aperta ai rappresentanti dei parlamenti nazionali, dei Capi di Stato e di governo, del Parlamento europeo e della Commissione, vale a dire una vasta assemblea istituzionale che dovrebbe servire a creare un clima favorevole alle eventuali modifiche ma che non riuscirebbe in nessun modo ad evitare il processo di ratifica che riviene, alla fine, ad ogni Stato membro.
Nella risoluzione approvata dall’Assemblea, il Parlamento europeo indica le misure che intende proporre per aumentare la capacità d’agire dell’Unione -sul modello della scuola dei proculiani però, cui bastava “emittere vocem” e null’altro.
A questo punto, però, si tratta di passare dalla regola dell’unanimità a quella della maggioranza qualificata, obbligando tutti gli Stati ad accettare anche decisioni che possono non condividere. L’Esecutivo si trincera sulla motivazione di dover rafforzare la protezione dei valori fondanti dell’UE e di voler prevedere le necessarie sanzioni in caso di violazione di questi valori.
Il riferimento va agli alunni indisciplinati, recalcitranti all’ideologia mondialista e progressista, Polonia ed Ungheria in primis.
In cauda venenum però, perché il Parlamento chiede di estendere le competenze dell’Unione anche in materia di salute pubblica, di energia, di difesa e di politica economica e sociale, il tutto condito dall’aumento dei poteri in tema di bilancio.
A questo punto gli Stati membri saranno ridotti a meri esecutori di decisioni politiche prese nell’iperuranio federalista del ‘Super Stato’ di Bruxelles.
L’UE si rivela così un marchingegno ideologico che imporrà le sue scelte a tutti i popoli al solo scopo di azzerarne le già ridotte sovranità nazionali. Ci troviamo quindi impotenti di fronte ad un grande Moloc che uccide le libertà e le democrazie dei popoli: la fera di Seneca che stringe il cappio e rende inutile ogni tentativo di fuga.
Invece di aumentare il potere degli Stati egemoni, Repubblica federale tedesca e Francia, un’alternativa possibile potrebbe essere quella di un sistema confederale che rimetta gli Stati nazione e le piccole Patrie al centro del processo decisionale e possa spezzare le tendenze liberticide dell’attuale sistema europeo.
Eugenio Preta