Con gli autotrasportatori siciliani per ridare dignità alla Sicilia
Catania, 12 ottobre 2005
L’Altra Sicilia è ancora una volta a fianco degli autotrasportatori che stanno combattendo una lotta a favore di tutti i Siciliani.
Falsa è l’informazione dell’acquiescenza agli ordini governativi di molte sigle sindacali, ché una sola è quella che conta: l’AIAS, l’unica siciliana e sicilianista, l’unica che non prende ordini da Roma e l’unica in grado di mettere in ginocchio il settore. Gli altri sono i soliti politicanti e sindacalisti siciliani abili nell’arte di mediare e tradire gli interessi del loro popolo.
Non sappiamo se è falsa o vera la notizia degli agricoltori che protestano contro gli autotrasportatori: forse in parte è vera ma esaltata da mezzi di informazione ansiosi di mettere all’angolo le richieste di ridurre l’isolamento cui è condannata la Sicilia dalle politiche energetiche e del trasporto italiana ed europea.
Anziché aizzare i coltivatori dicendo loro che “il pomodorino si secca”, se avessimo organizzazioni e sindacalisti davvero dalla parte della Sicilia, bisognerebbe spiegare loro che questa è una battaglia per tutti e che, abbattendo i costi di trasporto da e per la Sicilia, anche i prodotti agricoli siciliani diventerebbero più competitivi sui mercati.
Dice il governatore, il solito Totò, che l’Europa “non ce lo fa fare”, non ci fa dare sussidi né defiscalizzare in Sicilia i prodotti petroliferi perché questo distorcerebbe il mercato europeo. E lui che fa per fare cambiare questo orientamento?
Nulla!
Se qualcuno avesse a cuore le sorti della Sicilia potrebbe arrivare anche a proporre armi estreme per garantirne la sopravvivenza economica: farsi ricevere dalla Commissione, negoziare direttamente con i principali stati europei (Italia inclusa), minacciare persino un referendum consultivo per l’uscita della sola Sicilia dall’Unione Europea.
Noi siamo sicuri che oggi vincerebbe il sì; è disposta l’Unione a correre il rischio di vedersi schiaffeggiata proprio nell’isola dove è nato il concetto di Europa (dalla battaglia di Imera del 480 a.C)?
E poi ci sono le battagli legali da intraprendere: i trattati europei non dicono a quanto devono ammontare le accise e perciò la Sicilia può, e quindi deve, rientrare in possesso delle proprie risorse energetiche nel solo interesse del Popolo Siciliano, né più né meno di come fa il Regno Unito (che non chiede a nessuno quanto tassare il petrolio e l’energia derivanti dal Mare del Nord) che è membro dell’Unione, o di come fa la Norvegia, che non a caso ha preferito restare fuori dalla burocrazia franco-tedesca (e un pizzico italiana, ma del Centro-nord) che governa il Continente.
Incoraggiamo l’AIAS pertanto a non mollare ed il suo Presidente, Richichi, a non dimettersi, prendendo spunto anzi da quelle che sono le richieste della sua base per riaprire, ad un livello più alto, i negoziati con il governo.
Quanto più da Siciliani saremo con loro, tanto più la loro battaglia potrà avere un esito positivo.
Antudo!
L’ALTRA SICILIA – Ufficio Stampa