Guerra in Ucraina e ritorno degli Stati nazione
Una guerra che ci lascia sempre più perplessi si sviluppa nel cuore dell’Europa ed ancora non riusciamo a capirne le ragioni . Gli osservatori più acuti degli avvenimenti che toccano l’Europa dell’est e la Russia ci ripetono che si tratta di un confronto tra l’imperialismo russo – una specie di fatalità storica che stravince sulle rotture zariste , dal comunismo al puntinismo- e la nazione Ucraina.
Noi occidentali, fuorviati forse dai nostri media e dalla nostra classe politica , siamo ancora convinti che il conflitto si stia svolgendo tra totalitarismo e democrazia e che questa democrazia sia quella della nostra Europa (dell’Unione e dei trattati ) che si è sviluppata come il superamento degli Stati Nazione attraverso i principi del libero scambio e della multiculturalità che sono diventati veri e propri dogma ufficiali.
Tutto sembrerebbe estremamente veridico tranne che , e lo abbiamo potuto constatare ad esempio nel corso della crisi sanitaria, gli Stati Nazioni resistono e sono sempre più utili.
Le nazioni occidentali non hanno nessuna responsabilità della guerra in atto così come le nazioni dell’Europa centrale che hanno deciso di chiedere la protezione della NATO lo hanno fatto per autodifesa , per proteggersi dall’espansionismo russo.
L’Europa, a questo punto , dovrebbe capire la necessità di proteggere le sue nazioni nella loro diversità composita e nelle loro identità come il prodotto peculiare della civiltà europea. Soltanto difendendo le nazioni nel contesto europeo si potrà raggiungere un sistema di governo pacifico e conforme ai principi della democrazia europea.
La difesa delle Nazioni è dunque il preambolo alla costruzione di un sistema comunitario che non può che essere di tipo confederale. Un sistema che oggi sarebbe proprio agli antipodi di quello che si persegue nella sfera di Bruxelles e che ,come conseguenza primaria , spinge i popoli all’anonimato e agli incubi della loro Inter-scambiabilità .
Quando un popolo si batte per la sua sopravvivenza e per difendere la sua nazione non si può mai parlare di nazionalismo e la lotta degli ucraini si iscrive proprio in questa logica.
Adesso bisogna augurarsi che questa guerra finisca al più presto possibile e bisognerà riuscire a capire che l’Europa, com’è del resto stato messo in evidenza dalla crisi pandemica , dovrà essere ripensata in maniera differente se vuole ancora parlare nel contesto delle potenze mondiali e se vuole riuscire a diventare , come l’avevano concepita i padri fondatori, un centro di pace e di progresso per i suoi popoli.
Siamo confrontati oggi ad una realtà che è una costante della Storia : i popoli possono vivere , svilupparsi e progredire solo in un contesto nazionale costituito dalle architetture, dalle tradizioni, dai luoghi che ci mancano quando siamo lontani , dalla lingua comune , dalle storie particolari, tutte cose che non sono sicuramente la democrazia ma che la rendono possibile.
E se l’aggressione di Putin in Ucraina, rimane inconcepibile ed insopportabile , ci deve servire come una lezione che non si dovrà mai dimenticare negli anni venturi e ci deve spingere ad una riforma urgente dell’attuale Unione Europea , pena la fine di ogni illusione di democrazia e di pace.
Eugenio Preta