A ciascuno il suo: per l’Unione europea guerra commerciale alla Russia
L’Unione europea, lasciando alla NATO ed agli Stati Uniti l’incombenza del settore militare, ha deciso di combattere la Russia esclusivamente con armi economiche, quelle che più riesce a padroneggiare, che prevedono il boicottaggio dei prodotti russi e l’espulsione della Russia dal sistema economico mondiale.
Un’idea di contrasto che, a prima vista, può sembrare anodina e inoffensiva ma che in effetti colpisce nel profondo il sistema economico russo. Resta però la certezza di un effetto boomerang innanzitutto e il dubbio di un errore di prospettiva.
Non si tratta soltanto di vietare a qualche individuo l’accesso a un determinato bene, ma di impedire in maniera assoluta ogni transazione commerciale con la Russia. Il commercio, lo sappiamo, è come il matrimonio: comporta la presenza di due parti, due componenti che, nello scambio, hanno un interesse comune. Ora, distruggere l’operazione commerciale per l’uno significa distruggerla anche per l’altro. In parole povere una guerra commerciale contro la Russia, se da una parte fa soffrire la Russia, fa soffrire nello stesso tempo anche l’Unione europea, partner commerciale privilegiato.
Tutti pensano automaticamente al petrolio e soprattutto al gas russo che rappresenta per il paese il punto centrale della sua bilancia commerciale, in effetti l’Unione europea sta cominciando a patire penurie che potrebbero diventare drammatiche ma soprattutto sta dimostrando di gettarsi a piè fermo in una trappola che mette in grande pericolo la sua autonomia politica.
Da tempo gli Stati Uniti cercano di imporre all’UE l’acquisto del loro gas trasportato dalle navi cisterna e che necessita della costruzione dei corrispettivi degassificatori e per questa ragione hanno intrapreso una feroce campagna contro il gas russo che ci arriva dai gasdotti.
Caduta nella trappola della guerra commerciale contro la Russia, l’Europa sta cedendo alle pressioni americane firmando contratti d’acquisto massiccio di gas americano che la legano inesorabilmente al furbo alleato di sempre. Le difficoltà nei settori dell’energia e dell’alimentazione colpirebbero il cuore dei paesi europei soprattutto quelli che non possiedono sufficiente autonomia energetica e alimentare.
Dal canto loro, Russia e Ucraina sono, per molti Paesi europei, tradizionali fornitori di grano, ma anche di numerosi altri prodotti alimentari per cui il blocco di ogni transazione commerciale con la Russia farebbe aumentare il grave pericolo di penuria alimentare.
E queste non sono le sole sciagure che ci promette questa guerra economica perché l’effetto domino delle sanzioni si farebbe sentire anche in altri numerosi indotti, esempio dirimente della nostra dipendenza legata agli effetti militari del conflitto in atto. Ad esempio, l’opinione pubblica europea sta oggi scoprendo, a causa della guerra e della conseguente interruzione della produzione, che l’Ucraina è il solo fornitore mondiale di neon purificato, quello che serve alla costruzione di componenti elettronici come i microchips, indispensabili in molti settori dell’industria che, proprio per questo si trova oggi in stato di sofferenza. E come in questo comparto strategico, ci sono altri innumerevoli settori della componentistica che ci rendono economicamente dipendenti dalle forniture russe.
Sangue, sudore e lacrime prometteva Churchill ai britannici al momento di dichiarare guerra alla Germania social-nazionalista: se non riuscissimo a bloccare questa guerra economica con la Russia sarebbe effettivamente l’avvenire che attende i cittadini dell’Unione europea.
Eugenio Preta