L’ondata migratoria dalla Bielorussia mette a nudo la debolezza dell’Europa
Lo scorso 7 ottobre i governi di 12 Paesi frontalieri, membri dell’Unione Europea, hanno chiesto a Bruxelles di contribuire al finanziamento della costruzione di un muro di protezione delle loro frontiere per poter contenere l’ondata migratoria, orchestrata dalla Bielorussia e già in atto da qualche mese, alla frontiera polacca e lituana.
Una richiesta necessaria per affrontare un problema comune che Bruxelles si ostina a non riconoscere. Anzi l’Esecutivo europeo, per bocca di Ursula von der Leyen, continua a rifiutare per principio la costruzione di muri e di reticolati.
Un atteggiamento pavido a cui si aggiunge l’arroganza della dichiarazione della commissaria agli affari interni Johansson che ribadisce il dogma europeo dell’accoglienza dei clandestini, ricordando che i fondi europei servono a ben altro. (Forse, più utilmente, alla costruzione inarrestabili di edifici e palazzi per ospitare i deputati ed i funzionari delle istituzioni… ma questa è un’altra storia)
I convogli dei clandestini provenienti da Africa e Medio Oriente che transitano dalla Bielorussia con un generoso visto turistico per entrare nel territorio europeo, dalla scorsa estate si sono decuplicati: oggi dai 2 ai 4 mila migranti si sono accampati di fronte ai reticolati costruiti dal governo polacco lungo la frontiera. Spinti dall’esercito bielorusso i migranti cercano di forzare il blocco di oltre 15 mila soldati polacchi dislocati da Varsavia per proteggere una frontiera che è comune.
Le reti sociali sono piene di immagini di migranti che attaccano i soldati polacchi con armi improprie al grido di Allah è grande. Una cruda metafora dello scontro di civiltà che attualmente si sta giocando sotto gli occhi chiusi di un’Europa impotente che, del resto, rimane ad ascoltare le autorità bielorusse che accusano la Polonia di violare il diritto internazionale perché respinge i migranti invece di accoglierli e trattarli secondo quelle norme europee che la Polonia stessa ha controfirmato.
Un attendismo colpevole delle autorità europee nella gestione della crisi dei flussi migratori talmente prevedibile da spingere il governo polacco a votare la costruzione di un muro di 5 metri d’altezza lungo i 180 chilometri della frontiera polacca che è frontiera esterna comune dell’Europa.
Naturalmente i Soloni dell’accoglienza si esprimeranno contro l’Europa che costruisce muri e reticolati, fingendo però di dimenticare la gravità di un problema ormai inarrestabile e la necessità di proteggere, con il territorio, anche il vivere comune consolidato degli europei. D’altra parte questi detentori della verità non finiscono di dimostrare la loro schizofrenia quando ci informano poi che la Corte di giustizia Ue ha condannato l’Ungheria per aver adottato una legge che prevede pene severe per chiunque favorisca l’ingresso illegale in Ungheria di persone provenienti da Paesi non integrati allo spazio Schengen.
Una crisi migratoria preoccupante e per l’ennesima volta l’Europa dimostra di perdere tutta la sua credibilità.
Eugenio Preta