Battaglia di Lepanto: una vittoria ingombrante
È passata in un silenzio assordante la ricorrenza del 450mo anniversario della Battaglia di Lepanto.
Il 7 ottobre di 450 anni fa l’Europa combatteva nelle acque greche una delle più cruente e significative battaglie navali della sua Storia. Le conseguenze di quello scontro furono immediate e con la vittoria di Lepanto l’Europa riusciva a ricatturare la sua importanza nel mediterraneo e a fermare l’avanzata espansionistica ottomana.
Una data importante quindi per gli esegeti dell’Europa, perché rimetteva nel suo rango di potenza l’Europa e per i federalisti perché sottolineava la forza che può dare un‘Unione a tutti cittadini europei che, sballottati oggi da un globalismo livellante, vedono svanire uno dopo l’altro i valori e le tradizioni che ne hanno fatto civiltà assoluta.
Oggi però, nel momento in cui anche le statue vengono abbattute, gli scritti cancellati e vilipesi, in piena era di moderno de-costruttivismo, in piena bolla di banalizzazione del passato, in piena moda di cancel culture, sarebbe veramente un “non sense” rievocare una vittoria guerresca dell’Europa; sarebbe politicamente scorretto ricordare che lo scontro navale che ebbe luogo il 7 ottobre 1571 nelle acque di Lepanto, ha segnato una svolta epocale nella storia del Mar Mediterraneo e di tutti quei paesi che, fino ad allora, erano stati coinvolti nel tentativo di arginare una potenza turca sulla terraferma debordante come nella battaglia di Kosovo-Polje o nella caduta di Costantinopoli.
Fu l’astuzia diplomatica di Papa Pio V che riuscì nell’impresa di fare alleare in una Lega Santa Cattolica, la Spagna, la repubblica veneziana e lo Stato pontificio e con tali premesse allestì una flotta cattolica che, nel 1571, venne riunita a Messina e al comando di Don Giovanni d’Austria salpò verso le coste della Grecia.
Pur se la vittoria dei cristiani sugli ottomani fu una vittoria che seppe cambiare il volto della Storia, quella vittoria rimane oggi una ricorrenza che non si potrà festeggiare perché nel mondo occidentale Cristiano, quella vittoria sulla potenza ottomana è diventata scorretta politicamente, rappresenta un avvenimento che, più che entusiasmare gli europei, li disturba.
Questa nostra Europa del vivere insieme e della laicità – divenuta laicismo – sembra aver deciso di lasciare Lepanto nel fondo di un polveroso e ormai contestato archivio storico.
Ma forse ha anche ragione in fondo, perché commemorare Lepanto vorrebbe dire commemorare un‘Europa combattente che si risveglia per difendere la sua identità ed i suoi valori, ma che purtroppo non esiste più. Commemorare la civiltà cristiana che ha originato tutti i nostri territori e i nostri popoli ma che si finge di ignorare.
Così celebrare una vittoria cristiana significherebbe oggi commemorare tutto quello che invece la nostra Europa si è impegnata a distruggere pietra dopo pietra, significherebbe far risorgere dalla tomba l’antica Europa a dispetto di quell’Europa che nel sepolcro ha voluta gettarla e là vuole mantenerla.
Eugenio Preta