Europei di calcio: siamo ridiventati patrioti e italiani
Quando nel 1968 l’Italia vinse l’europeo il popolo delle sezioni comuniste, infischiandosene dei diktat dei loro dirigenti, si presentò nelle sezioni del Msi per chiedere delle bandiere italiane per festeggiare la vittoria. I ‘fascisti’ missini erano gli unici infatti ad averle poiché le facevano in proprio. Poche le aziende italiane che ne producevano (e solo per esigenze istituzionali)…
Mancavano gli acquirenti poiché erano simbolo di patriottismo e quindi di nazionalismo e quindi di richiamo al passato regime fascista. Stesso ostracismo era riservato all’inno di Mameli, quasi mai cantato (anche dai nostri atleti che ne sconoscevano il testo). Anche questo riferibile ad una «visione fascista» da sradicare dall’animo degli italiani.
Il Pci e la trimurti sindacale, strumentalizzata dai comunisti della Cgil, scioperavano per il Vietnam, contro i colonnelli greci e contro Pinochet, per i massacratori di religiosi in Congo, contro gli euromissili, per il pacifismo a senso unico, per le lotte dell’internazionalismo marxista…
Ma mai vi erano bandiere italiane in tali cortei, solo bandiere rosse (con Berlinguer il tricolore faceva da residuo sfondo alla bandiera rossa). Ecco, ai residuati di quel vetero comunismo, agli ex comunisti, ai post comunisti fino ai ‘progressisti’ dell’oggi sarebbe bene ricordare quanto fossero profondamente anti italiani.
Intendiamoci non è che a noi l’inno e il tricolore sabaudo ci facessero impazzire, tutt’altro… Appena accettabile si considerava il tricolore con gli stemmi delle quattro Repubbliche marinare e poi l’inno… radici carbonare… poco solenne… una marcetta sanremese (molto meglio se suonato e cantato con tempi lenti).
Per noi la Patria era «dove si lottava per l’Idea». La nostra Patria era ed è un luogo ideale dello spirito dove si onorano e si rispettano le tradizioni e la difesa dell’onore e della fedeltà. Ma mai abbiamo sputato sulla bandiera dell’Italia, mai abbiamo rinnegato la nostra Terra, mai rifiutato le nostre tradizioni, identità, radici…
È bene ricordare tutto ciò e proprio in un momento in cui tutti sventolano il tricolore, cantano l’inno e si dicono orgogliosi di essere italiani…
E siamo distanti dalle vagonate di retorico e facile patriottismo che oggi trasuda e pervade i nostri media e le nostre contrade convinti come siamo che il vero patriottismo, il vero amor di Patria lo si senta soprattutto nell’avversa fortuna e nei momenti difficili.
Eugenio Preta