Misure per combattere la crisi: i rimedi peggiori del male
La crisi pandemica che ha colpito il nostro Paese, ha sottolineato l’impreparazione colpevole di una classe politica che abbiamo scelto per governare. Bravissima a dividersi le nomine nelle aziende di Stato (ma forse era proprio questo il loro obiettivo, Renzi di certo), ha dimostrato di non essere stata altrettanto efficiente ad organizzare una giusta emergenza sanitaria ed economica, provocando soprattutto il fallimento del mondialismo liberale.
Questa povera Europa si è vista proiettata inerme quasi, a fronteggiare l’apertura delle frontiere, le delocalizzazioni delle attività produttive più performanti, la fragilità dell’approvvigionamento alimentare, il rischio di penurie generalizzate, l’assenza di controllo e di regole dei flussi di popolazioni, la finanziarizzazione dell’economia e, last not least, l’azzeramento delle sovranità degli Stati nazione.
L’ideologia mondialista ha invaso tutte le coscienze ma ha considerevolmente aumentato i rischi socio-economici, politici e sanitari che pesano sulle Nazioni europee. Sembra ormai scontato che una terapia possibile alla patologia mondialista, possa essere solo un vaccino nazionalista, perchè ha insito l’antidoto del protezionismo, il ritorno al territorio, i piccoli “insiemi”, il controllo delle frontiere e dei flussi migratori, il primato delle sovranità nazionali, l’indipendenza strategica che potrà vincere le epidemie e offrire la possibilità di premunirci di fronte alla recrudescenza del mondialismo selvaggio.
Quando accade un evento grave, sia esso un attentato, un conflitto o un’epidemia, la popolazione coinvolta cade inevitabilmente in uno stato di prostrazione psicologica e di debolezza post-traumatica. Può succedere così che alcuni governi, o vertici di imprese e aziende, possano approfittare di questo forte disagio psicologico del cittadino, per imporre un certo tipo di provvedimenti, spacciati per misure di sicurezza necessarie, che in tempi normali non avrebbero mai osato neanche pensare: esattamente quello che sta accadendo nel nostro Paese.
Il primo ministro Conte ha decretato una serie di misure eccezionali, certamente giustificate dal momento particolare di pandemia, ma che rischiano però di essere prorogate per una durata indefinita, finanche a rientrare poi stabilmente nel diritto ordinario. Una sospensione delle libertà individuali, dal diritto di opinione a quello di riunirsi, dal controllo della stampa, con la scusa delle fake news, alla legalizzazione dell’eutanasia, presentati come rimedi necessari, rimedi alla fine, peggiori del male. Ad esempio, il Mes per finanziare il debito relativo alla crisi è un aiuto finanziario che si dovrà in ogni caso rimborsare e che, come contropartita obbligherà gli Stati coinvolti, alle cosiddette riforme strutturali: privatizzazioni massicce, aumento delle tasse, smantellamento dello stato sociale, diminuzione dei salari e delle pensioni, attività economiche preda degli speculatori finanziari.
Torna così tragicamente ad aleggiare sul Paese, il protocollo inflitto dalla tecnocrazia europea alla Grecia. Il mondialismo liberale si sta preparando a catapultare la società prossima ventura in un’era contraddistinta da una deriva autoritaria che il popolo non potrà mai accettare. Toccherà ora a chi ha più a cuore la libertà, la democrazia e il senso di una patria comune, il compito di adottare opportune misure di strategia ideologica per proporre una seria alternativa politica al momento della resa dei conti.
Eugenio Preta