Il Decreto Conte ed i diritti individuali
Il decreto rilancio del governo Conte per sanare i guai italiani: 500 pagine di chiacchiere vuote che promettono soldi a tutti ma non ne danno a nessuno. Un decreto legge, guarda caso promulgato il 10 maggio, data del rientro di Silvia Romano accolta a Ciampino da Conte e Di Maio.
Un decreto che stanzia 55 miliardi di euro per ripartire, ma che non convince. Prendiamo in considerazione l’art. 183 di “Tax credit” – rigorosamente in lingua inglese – che assegna a ogni nucleo familiare 500 euro in contanti, altro non è che un credito fruibile all’80% sotto forma di sconto, se il fornitore è d’accordo il rimanente 20% come detrazione d’imposta da scaricare alla prossima dichiarazione dei redditi.
Un decreto in cui viene prorogato di sei mesi lo stato emergenziale per coronavirus, che potrebbe essere interpretato come un attentato alla democrazia di questo povero Paese, perché consente leggi speciale e la sospensione dei diritti individuali.
Un decreto che concede l’autorizzazione all’Istat, Istituto nazionale di statistica, per il trattamento dei dati personali e “persino genetici” per un’indagine di siero prevalenza e quindi poter scegliere individui da sottoporre a controlli sierologici. Ma c’è di più, l’Istat per fare ciò, deve schedare praticamente individui anche “longitudinali” – così ha specificato l’estensore del testo – rilevati per età, genere, ed attività economica, nonché gli esercenti la responsabilità genitoriale dei minori e richiedere persino ai gestori delle reti telefoniche le utenze utilizzate.
Ma ci rendiamo conto? Altro che Allende o Pinochet….
La verità è che siamo entrati in un’era di violazione assoluta dei diritti umani, una violazione giuliva però, perché i cittadini non capiscono, o peggio, fingono di non capire.
Eugenio Preta