Per un pugno di dollari, il ritorno di Greta Thunberg
Come se l‘umanità non fosse già abbastanza provata dall’epidemia, ecco ritornare in scena la celeberrima Greta Thunberg solo per comunicare “urbi et orbi” di aver donato all’Unicef 100.000 dollari ricevuti da una Ong danese, la Human act. A questo punto, per non voler sempre criticare questa ragazzina che fa le boccacce, c’è da chiedersi se si tratta effettivamente di un gesto di solidarietà oppure semplicemente di un normale trasferimento bancario. Mah!
Greta, sempre ben indottrinata, si inserisce così nel dibattito sul Covid19 e, come ha fatto per la crisi del clima, ritrova pure nella pandemia, l’occasione di protestare oggi contro qualcosa: la crisi dei diritti dei bambini.
Certo i bambini stanno soffrendo particolarmente: il confinamento, l’insicurezza, spesso la malattia, ma si capisce poco cosa c’entrino anche i loro diritti in questa pandemia, visto che finora le vittime predilette del virus sono stati gli anziani, lasciati, loro soprattutto, senza tutele. Eppure, a conferma della sua ultima esternazione, sembra che la stessa fanciulla sia stata colpita dal virus ma si sia prontamente ristabilita dopo qualche giorno, senza essersi mai sentita veramente male, lo testimoniano i suoi genitori, ma debilitata come dopo un semplice raffreddore.
A questo punto converrebbe sapere se si sia trattato di semplice raffreddore o effettivamente delle avvisaglie di un pericolo mondiale dovuto ad una nuova forma di epidemia che colpirebbe soprattutto i più giovani. Nello stesso tempo la giovinetta ha approfittato della scena per annunciare un nuovo sciopero contro le limitazioni del numero dei partecipanti agli incontri pubblici, in controtendenza rispetto alle precauzioni consigliate dai virologi per limitare i rischi di contagio.
Tutto contribuisce a dare a Greta Thunberg, climatologa acclarata, ora anche i gradi di epidemiologa. Si dovrebbe però ricordare alla precoce fanciulla che il concetto di sciopero presuppone quello di sacrificare il proprio salario al fine di poter rivendicare il diritto per cui si manifesta. Sarebbe perciò auspicabile che ogni sciopero adolescenziale, che sia contro il riscaldamento climatico o che sia contro una partecipazione pubblica limitata, preveda come contropartita la riduzione dell’ammontare delle paghette settimanali proprio perché, trascendendo la rivendicazione giovanile, coinvolge il portafoglio di ogni singolo salariato oltre ad andare contro l’essenza stessa del diritto allo sciopero.
Se i genitori di questo piccolo modello narcisista e se i media, sempre deliziati da tanta saccenza infantile, svolgessero effettivamente il loro compito educativo e d’informazione, imporrebbero alla donzella di andare in camera sua, fare i compiti e rispettare gli adulti.
Se 100.000 dollari poi sono il prezzo per fare pubblicità a Greta, perché non spendere qualche spicciolo anche per farla tacere? Siamo certi che tanti sarebbero disposti persino a metter mano al loro portafoglio. Del resto, come si dice, a grandi propositi devono sempre corrispondere grossi sacrifici.
Eugenio Preta