L’identità cristiana e il masso rimosso del sepolcro
La Pasqua, commemorazione della morte e della resurrezione del Cristo, rappresenta l’identità della religione cristiana che può riassumersi nella fede in un Dio unico, nella coscienza dell’aldilà e nella consapevolezza di un Dio che nasce, muore, ma risorge.
Altre religioni professano o hanno professato dogmi simili, ma il riferimento al Dio unico rimane un segno distintivo davvero essenziale. Per i musulmani il monoteismo è talmente fondamentale che li porta a combattere aspramente chi crede in molti dei e soprattutto i cristiani che professano addirittuta la Trinità divina.
Ma l’originalità del messaggio Cristiano consiste nell’idea di un Dio che si fa uomo, non per spassarsela sulla terra come accade nella mitologia greca, ma per essere la Vittima che con il suo sacrificio riscatta i peccati degli uomini. Invece di ricevere sacrifici si offre Egli stesso in sacrificio perché è Amore più che potere, misericordia e riscatto.
La passione di Cristo si iscrive nel suo infinito amore per l’uomo, ma alla misericordia di Dio non corrisponde quella dell’uomo, così la resurrezione diventa un richiamo alla redenzione, ad una nuova vita dove l’uomo si mostrerà più degno dell’amore di Dio.
La laicità che oggi rappresenta un altro aspetto del paganesimo vorrebbe mettere tutte le religioni in uno stesso calderone cercando di minimizzare la straordinaria modernità del cristianesimo e la sua eccezionale immanenza, una religione dell’uomo che stabilisce un dialogo tra Dio e l’uomo, un dialogo che non schiaccia l’uomo ma gli da un valore e, separando lo spirituale dal temporale, apre la strada alla libertà e ad una laicità condivisibile.
E’ anche vero che il cristianesimo in passato abbia avuto le sue pagine dolorose, peer esempio con le Crociate, passate come imprese per convertire i musulmani, in verità per depredare quelle popolazioni con la scusa di dover liberare Gerusalemme.
Il solito refrain dell”Homo homini lupus”, per questo motivo non si può oggi restare indifferenti alle sofferenze dei cristiani che sono stati e sono ancora oggi perseguitati nel mondo: gli Armeni in Turchia, i coopti in Egitto, gli Assiri in Iraq, i melkites in Siria, i cristiani in Nigeria, Kenia, Pakistan, o nel sud delle Filippine, vittime di assassinii, torture,sequestri ed attentati. Disgrazie dei giorni che viviamo che non scalfiscono minimamente la generosità del cristianesimo che celebra la vittoria della vita sulla morte.
Stiamo perdendo valori condivisi, abbandoniamo le Chiese, i simboli spirituali ma soprattutto la stessa società che sta collassando sotto un progressismo eccessivo favorito da un lasciar andare, da un relativismo latente.
Così l’idea di ricostruire diventa primordiale: sicuramente i simboli spirituali ma soprattutto i valori sociali appoggiandosi sulla fede e sulla speranza collettive per ritornare liberi e responsabili, capaci di scegliere per il bene di tutti quelli che amiamo.
Eugenio Preta