Frontiera turca di Parzakule: l’invasione dell’Europa
Da diversi giorni la Grecia è coinvolta in una vera e propria “guerra” per la vasta operazione migratoria architettata dalla Turchia e accettata dall’Unione europea. Più che una semplice invasione, un vero e proprio spostamento di popolazioni che lascia pensare a un preoccupante progetto di islamizzazione del mediterraneo.
Non si tratta più di agitare fantasmi di razzismo ma semplicemente analizzare avvenimenti quotidiani. Erdogan attacca così per l’ennesima volta l’Europa con la minaccia (oggi reale) di una nuova ondata migratoria. Ed in meno di ventiquattrore più di 10.000 migranti siriani, afgani ed iracheni sono stati temporaneamente bloccati alla frontiera greca, raggiunti in poco tempo con bus e voli charter da altre 2.000 persone, gente che ha sacrificato tutti i suoi averi non appena ha avuto notizia della levata del blocco turco alla frontiera con la Grecia e la Bulgaria.
Erdogan viene colpevolmente lasciato libero di fare il satrapo mentre servirebbe ben poco all’Unione europea per ridimensionarlo e riportarlo alla ragione con più miti consigli. Egli accentra l’eredità nazionalista turca che si oppone violentemente alle minoranze etniche e l’islamismo combattente dei fratelli musulmani.
La sua ambizione è smisurata e la sua connivenza con lo stato islamico (Isis) non è mai stata in discussione. Fu evidente con l’assenza di veri controlli frontalieri al passaggio dei jadaisti, con il petrolio rubato alla Siria, con il suo rifiuto a partecipare alle operazioni militari contro Daech, con la lotta senza tregua portata ai Curdi, considerati da Ankara nemici prioritari.
Erdogan minaccia continuamente l’occidente: da quando la Turchia ne è diventata membro, chiede alla NATO di intervenire nella regione, ma poi lo fa singolarmente in Siria senza alcun mandato Nato che lo legittimi. Manipola sia il concetto di sovranità nazionale quando pretende che la sua frontiera si trovi minacciata, il diritto internazionale umanitario e la legittima difesa e poi attacca l’esercito siriano sul suo territorio, minacciando l’Europa imbelle di sommergerla, via la Grecia, (egualmente paese membro della NATO, ndr) con una marea di migranti. Erdogan dimostra la sua furbizia in ogni frangente: messo in difficoltà da un tentativo di colpo di stato ne ha bellamente approfittato per consolidare il suo potere, sbarazzarsi dei suoi oppositori e per mettere a tacere le voci di corruzione circolanti ad Ankara.
Oggi decide di aprire le frontiere e minaccia l’Europa con l’invasione di masse di migranti che spinte dagli stessi agenti turchi premono sulla frontiera greca cercando di passare l’Evros, il fiume che costituisce la frontiera naturale tra Turchia e Grecia. La polizia e l’esercito greco sono riusciti a bloccare il flusso migratorio senza più controlli in prossimità del confine turco di Pazarakule, ma di contro la popolazione dell’isola di Lesbo, si trova abbandonata e si oppone da sola agli arrivi impedendo l’approdo di tante imbarcazioni, accusando i giornalisti e i rappresentanti delle Ong pro migranti presenti sul posto. Si vedono intere scolaresche sfilare dietro la bandiera nazionale a sostegno dei comitati auto-costituitisi contro le manovre totalitarie del governo ellenico reo di non combattere quell’invasione.
Del resto l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, l’inutile Frontex, ha portato lo stato d’allarme sul livello “elevato” e, per sottolineare ulteriormente il pericolo per l’Europa, il ministro degli interni turco, ha comunicato che dalla scorsa settimana, il numero degli ingressi in Europa avrebbe superato i 50.000, migranti sapientemente infiltrati da agenti turchi e da militanti islamici, una vera e propria marea umana. Senza più nascondersi dietro gli alibi del politicamente corretto, un vero e proprio cavallo di Troia, un’arma di distruzione di massa, addestrata scientemente per annientare definitivamente le nazioni europee.
Una situazione angosciante che aggiunge ai rischi demografici i rischi sanitari aggravati dal Coronavirus che se dovesse propagarsi sul territorio greco troverebbe un paese già in ginocchio, con i suoi ospedali incapaci di combatterlo. E se il governo ellenico vieta le celebrazioni del carnevale e comunica di essere in grado di controllare porti ed aeroporti a causa del Coronavirus, di contro lascia paradossalmente la frontiera nord del paese aperta all’invasione migratoria di migliaia di persone provenienti da paesi già colpiti dall’epidemia.
Il prossimo lunedì inizierà il periodo di quaresima per le Chiese d’Oriente, le chiese ortodosse e le chiese cattoliche di rito bizantino. Il periodo di quaranta giorni che precede il sabato di Lazzaro, vigilia della Domenica delle palme, la settimana che precede la Pasqua. Da occidentali e da cattolici, come potremmo oggi parlare ancora di resurrezione?
Eugenio Preta