La Sicilia retroguardia della lira ? Ma allora… o Euro o Onza!

Palermo, 10 Luglio 2005

L’Altra Sicilia denuncia la recente legge approvata dall’ARS in materia di esposizione di doppi prezzi (in lire ed in euro) su tutti i prodotti venduti in Sicilia quale legge populistica e da incompetenti.


Ci sarebbe già da sorridere – se non si trattasse di cose davvero serie – sulla quasi unanimità del provvedimento; unanimità che nasconde spirito consociativo e pusillanimità.

Che succede?

Succede che adesso i commercianti dovranno fare ricordare ai Siciliani a quante lire corrisponde un euro, caso unico nell’Europa dell’euro… Abbiamo sentito e raccolto osservazioni di soddisfazione da parte di consumatori, semplici cittadini, associazioni,… Osservazioni, lo diciamo con coraggio, da ignoranti…

Diciamo la verità: 1 euro non è, non è più, forse non è mai stato 1936,27 lire! 1 euro è un euro, punto e basta, forse mille lire all’incirca, forse un poco più, ma tradurre la valuta attuale in quella in corso quattro anni fa non servirà assolutamente a far tornare i prezzi a quei livelli… La “fregatura” ormai c’è stata, il sistema di prezzi ormai si è adeguato, chi fa sognare il contrario è solo un imbroglione o un incompetente!

Il presupposto non dichiarato è che i commercianti, tutti i commercianti siciliani in quanto tali, siano degli speculatori senza scrupoli, siano gli unici responsabili dell’aumento dei prezzi… Ma non è così.

L’intermediazione che ha speculato si trova lontano, fuori dalla Sicilia e a poco serve mettere in croce i dettaglianti isolani, metterli in guerra contro i consumatori occultando qual è il vero nemico della tasca dei Siciliani.

Finché la benzina raffinata in Sicilia su petrolio prodotto in Sicilia ci deve essere venduta dalle multinazionali del petrolio in società con lo Stato italiano, finché i pomodorini di Pachino devono essere “svenduti” ai grandi broker nazionali che poi ce li rivendono a prezzi decuplicati, non avremo capito niente, non avremo spostato di una virgola gli equilibri a favore dei produttori e dei consumatori siciliani.

Creiamo le imprese!

Superiamo le logiche coloniali!

Saltiamo l’intermediazione della Penisola ad ogni livello e vedrete come scenderanno i prezzi… Questo sarebbe vero coraggio…

Ma sull’euro va fatta chiarezza! Cuffaro & Co. vogliono togliere l’euro dalla sola Sicilia?

Da tutta l’Italia come vuole la Lega?

Lo dicano chiaramente e sopporteremo il costo di questa campagna.

Se non lo vogliono, se credono veramente nell’integrazione europea monetaria (che oggi è costata quello che è costata ma che un giorno ci dovrebbe fruttarci i vantaggi di una moneta forte), a che serve non fare abituare il siciliano, il solo siciliano fra tutti i consumatori europei, alla nuova valuta?

“La gente si confonde…” si dice; ribadiamo, con la saggezza popolare che “a ora di pìcciuli ‘un si cunfunni nudhu”. Tranne qualche sprovveduto, tutti sanno bene di quanto sono aumentati i prezzi in questi anni, tutti sanno che non arrivano a fine mese; ci si poteva confondere i primi mesi, ma ora … Ora i commercianti sosterranno qualche costo in più per i cartellini dei prezzi, e questo costo chi lo pagherà? Provate a indovinare…

Se non si vuole tornare indietro, bisogna avere il coraggio di andare avanti fino in fondo, non bisogna trattare i Siciliani come un popolo di ritardati che hanno bisogno dei doppi prezzi o, magari, delle banconote al posto delle monete, per potere capire…

Se invece si vuole tornare alla lira, diciamolo, abbiamo il coraggio di fare i “leghisti”…

L’Altra Sicilia non crede che da un ritorno di tutta il paese alla lira, l’Italia tutta, o la Sicilia a maggior ragione, ne trarrebbe alcun vantaggio. In tempi di shock petrolifero e nel permanere della voragine del debito pubblico italiano, la liretta diventerebbe in fretta come la valuta argentina: vogliamo questo per l’Italia?

Non pensiamo che ad ogni cambio di valuta si moltiplicherebbero i “famigerati” arrotondamenti con tutto quello che ne conseguirebbe?

Non ci è bastato il trauma di un cambio di valuta per questa generazione?

Si potrebbe però pensare un’altra cosa, questa volta specifica per la Sicilia e senza danno per nessuno, né per noi, né per l’integrazione europea…

Perché non contrattiamo con l’Europa per la Sicilia uno status monetario, fiscale e doganale speciale per farne vero punto d’incontro istituzionale per gli scambi nell’area euromediterranea?

La Nostra Associazione ha già ospitato progetti e riflessioni in questa direzione (vedi Terra e Moneta Franca) e, con opportuni studi di carattere operativo, non ci sembra che tali progetti siano del tutto impraticabili (a meno che non manchi per la volontà politica, ma questa è altra cosa…).

Se proprio l’integrazione europea economica e monetaria non ci convince del tutto per la nostra Isola, perché non pensare di applicare fino in fondo il nostro Statuto che contiene in sé i germi per una politica monetaria autonoma.

Per inciso ricordiamo che l’Art. 40 del nostro Statuto (mai applicato, ovviamente) fu quello che fece irrigidire più di tutti Einaudi, grande economista, liberale, unitario e primo Presidente della Repubblica Italiana il quale tentò di bloccarlo dicendo: “Ma con questo vi rendete conto che la Sicilia potrebbe farsi la lira siciliana?”.

Ebbene, perché proprio la “lira siciliana” che non è mai esistita? Perché non restaurare allora l’ Onza Siciliana, prima moneta aurea dell’Occidente dopo la caduta dell’Impero Romano, che valeva £ 13,75 del 1861, moneta pregiata per eccellenza? Una valuta siciliana coniata direttamente dallo Stato-Regione di Sicilia e di cui si controlli da vicino il potere d’acquisto al posto della “carta” che oggi dobbiamo usare, costosissima all’estero e vanificata all’interno.

Troppo coraggioso forse?

I poteri forti d’Italia e d’Europa non ce lo faranno mai fare?

E allora non pensiamoci più! Avanti tutta con l’euro senza pasticci come quello cui oggi dobbiamo assistere.

Ma lasciateci almeno sognare questa Sicilia diversa: non più retroguardia dello Stivale, provincia della provincia, vandea irredimibile dello statalismo e dell’assistenzialismo, ma Terra Felice, con un suo mercato, una sua moneta, suoi traffici, sua occupazione, vera “terra di mezzo” tra Europa, Asia e Africa, riconoscibile con una sua soggettualità politica, culturale ed economica.

Fateci coltivare questo sogno perché la realtà in cui, quando si parla di Mediterraneo, la Sicilia è anonima o cancellata, ci pare troppo ingiusta da accettare.

Fateci coltivare questo sogno perché un giorno forse, con l’aiuto di tutti, non sarà più tale.

Viva la Trinacria! Viva il Vespro! Viva la Sicilia!