Vent’anni dopo le bombe della Nato
Alla vigilia dell’attacco illegale delle forze Nato contro la ex Jugoslavia – nell’aprile del 1999 -, molti leader illuminati di questo occidente “smarrito” facevano campagna mediatica per dire che i bombardamenti erano necessari per mettere fine al genocidio razziale (Tony Blair). Altri raccontavano che quelle bombe sarebbero servite per instaurare un regime democratico e multietnico (Bill Clinton). Anche il governo italiano di allora, con D’Alema presidente del consiglio, Mattarella – l’attuale presidente della repubblica – ministro della difesa (con Minniti ed addirittura Gianni Rivera sottosegretari) si resero partecipi del vergognoso intervento della Nato.
Allora Sarajevo fu presentato come un problema e la Nato come l’unica soluzione possibile. In verità la Nato era il problema e le bombe su Sarajevo la soluzione condivisa. Ma oggi, a distanza di 20 anni, quelle bombe – come succede con tutte le bombe – hanno ucciso solo bimbi innocenti ed anziani indifesi ed hanno offerto alla Nato la scusa per aumentare il suo potenziale militare. Ma non solo. Grazie alla Nato, la sovranità nazionale dei piccoli Paesi rimane ormai solo un ricordo del passato, grazie alla Nato gli Stati Uniti sono riusciti a prendere il controllo dei condotti petroliferi che vanno dal mar nero all’adriatico, grazie alla Nato è nata l’autoproclamata repubblica del Kosovo, riconosciuta indipendente dalla Serbia nel 2008.
Politicamente il Kosovo indipendente è un fallimento cocente delle invenzioni occidentali, un imbroglio latente, tanto da non venire riconosciuto da un quinto dell’umanità, Stati come la Spagna, la Russia, la Cina, l’Argentina persino il Vaticano, con la ferma posizione dell’ONU che non si è spostata di un millimetro: il Kosovo resta serbo.
L’invenzione chiamata Kosovo ha ricevuto, dalla guerra del’99 più aiuti di quanti non ne abbia ricevuti l’intera Europa con il piano Marshall, ma è rimasto un naufragio economico e sociale. Il 30% della popolazione vive sotto la soglia della povertà, il 10% sotto la soglia di povertà estrema, la disoccupazione giovanile raggiunge il 55%; l’unico successo riguarda il settore dell’emigrazione: i kosovari a migliaia fuggono in direzione dell’eldorado Europa.
La Nato ha dispiegato ben 40.000 soldati ma questo non è servito a bloccare l’aumento della criminalità organizzata. Il Kosovo è stato un grande errore, siamo riusciti a creare uno stato veramente mafioso e ora ci preoccupiamo soltanto di mascherare la realtà fatta da mancanza di lavoro e dalla crescita delle ineguaglianze sociali che si sono solo rafforzate, come il clientelismo, la corruzione e la criminalità organizzata in seno alle stesse istituzioni del nuovo Stato.
Per quel che riguarda la pulizia etnica avvenuta in Kosovo, bisogna riconoscere che c’è stata effettivamente, ma non quella che ci hanno propinato i media di regime, gli stessi che esortavano le bombe per portare la pace. Dalla fine della guerra 200.000 serbi sono scappati dal Kosovo, 1000 di essi sono stati assassinati, 150 chiese cattoliche sono state distrutte mentre al contrario le moschee prolificano, oggi ne esistono 700, tutte finanziate dai petrodollari wahabiti.
Il Kosovo è la regione d’Europa che fornisce il maggior numero di militanti allo stato islamico dell’Isis. Nell’ultimo rapporto sulla situazione dei diritti dell’uomo del ministero degli affari esteri americano, si conferma la media di un attacco guerrigliero ogni due giorni e l’ex comandante delle forze Onu in Bosnia erzegovna, ha recentemente riconosciuto in un’intervista di aver bombardato il campo sbagliato e sottolineato come gli albanesi siano riusciti a prendersi gioco degli occidentali.Una confessione onesta alla fine, ma tardiva.
L’ONU, ha fallito il suo compito; non è riuscito a riportare ordine nella regione, come del resto è successo in Afghanistan o in Libia, ed ha trasformato il Kosovo in un inferno di povertà dove prospera solo il crimine organizzato e istituzionalizzato e dove mafiosi e jadaisti avvelenano i Balcani ed il resto dell’Europa, quella stessa Europa che ora, per mano di dirigenti ebeti e poco capaci, sogna un improponibile allargamento ai Balcani Occidentali, proprio con il Kosovo in prima linea nella richiesta di adesione.
Negli anni 90 abbiamo voluto credere alle verità inventate, siamo intervenuti militarmente in ex Iugoslavia e siamo stati tutti vittime delle menzogne inventate sui Serbi che invece – oggi ne abbiamo la conferma – si stavano battendo proprio contro il male. Quello stesso che adesso minaccia pesantemente l’Occidente ed a cui questo occidente vuole spalancare le porte.
La Storia ormai ce lo conferma: la sola colpa dei Serbi è stata quella di avere immaginato questo male, sì, ma troppo presto.
Eugenio Preta