Pedofilia, la piaga della Chiesa cattolica
I casi di pedofilia nella Chiesa cattolica sono stati sempre di grande attualità. In tutti i Paesi cattolici c’è stato sempre un gran parlare su fatti gravi, inchieste e condanne di preti ed alti prelati accusati di aver abusato su minori con la complicità delle gerarchie ecclesiastiche che si sono limitati, per decenni, a punire i colpevoli soltanto con il trasferimento di parrocchia in parrocchia.
Un problema, quello degli abusi sessuali nei confronti di minori da parte di membri del clero, che da tempo grida scandalo nella Chiesa e nell’opinione pubblica tanto che Bergoglio ha pensato di convocare i vescovi in Vaticano in un convegno di quattro giorni iniziato proprio con l’ascolto delle testimonianze dirette delle vittime.
Ma non si deve “sparare sul pianista”. Gli abusi compiuti dalla classe sacerdotale non devono essere usati né come forma di denigrazione per una religione che non si accetta più – o non si è mai accettata – né come forma di valutazione del potere di questa stessa istituzione. Rappresentano semplicemente la decadenza dei costumi, la falsità di quelle autorità a cui avevamo delegato la nostra tutela spirituale, la riprova infine che la Chiesa – dal momento che i dati mostrano che non si tratta di casi isolati, come ha sempre cercato di far credere – non ha nessun diritto di ergersi a dispensatrice della morale.
Uno dei principali teologi cristiani dei primi secoli, Origene di Alessandria, diceva che “La Chiesa è una prostituta che Cristo lava col suo sangue tutti i giorni“ ed effettivamente, solo ad osservare i segni esteriori del culto, come la ”cappa magna” che abbiglia i prelati in San Pietro, viene senz’altro da crederci senza bisogno di scrivere libri e storie romanzate né inchieste, pur suffragate da resoconti giudiziari, come ha fatto Frédéric Martel con il suo romanzo Sodoma.
In verità siamo di fronte soltanto ad un segreto di Pulcinella, un sospetto detenuto da molti che ora diviene reale: la presenza di una fortissima lobby gay in Vaticano. Si può anche “romanticamente“ venire in soccorso di queste Eminenze, adducendo come scusante il fatto che si siano rifugiati a Roma proprio per vivere tranquillamente la loro omosessualità, quasi un plauso al Vaticano per aver praticato una pietàs cristiana offrendo una sana protezione a queste vere vittime della società contemporanea. Ma è arrivato il momento del millenarismo omosessuale e il tempo di liberare la Chiesa dalla maledizione biblica dei sodomiti.
Nel racconto giudiziario molto dettagliato degli abusi riportato da Frederic Martel nel libro ormai protagonista in ogni talk show e nelle pagine di molti quotidiani, c’è di tutto: droga, stupri, persino la pietà diretta all’accoglienza dei migranti. Secondo la tesi di Martel, l’80% del clero è costituito da omosessuali e da omofobi falliti ed è comprensibile quindi il tentativo del Papa di scacciare dal mondo un Dio indesiderabile.
A questo punto, passando dal racconto alla realtà, però, sorgono spontanee due domande: perché il Papa, abbracciando la strategia del silenzio, ha aspettato tanto per denunziare la pedofilia nella Chiesa? E perché si è voluto “dimissionare” il cardinale Raymond Burke, il cardinale americano noto per le sue posizioni ultraconservatrici, l’uomo che ha definito la maggior parte degli abusi compiuti come veri atti omosessuali e che ha osato denunziare una cultura omosessuale esistente non solo tra il clero ma anche all’interno delle gerarchie cattoliche ed ha ricordato che proprio il Papa ha la responsabilità di intervenire in queste situazioni ed è lui che deve agire seguendo le procedure già previste nella disciplina della Chiesa.
Che le lobby prosperino in Vaticano sembrerebbe un fatto notorio, ma ritenere l’80% del clero implicato in queste pratiche omosessuali sembra eccessivo anche se probabile. Riferendosi proprio alle lobby, il Papa ha detto che la loro presenza non può essere mai buona e pur ricordando di non essere abilitato a giudicare è stato costretto a spretare Theodore McCarrick all’indomani della lettera-denuncia dell’ex nunzio apostolico negli Usa, Carlo Maria Viganò, che aveva puntato il dito persino contro il Papa, richiedendone le dimissioni, per aver saputo degli abusi sessuali commessi dal cardinale McCarrick, ma di aver volutamente coperto tutto.
Da tanti anni nella società contemporanea tutti i valori sembrano precipitare portandoci veramente ad avallare la tesi che vedrebbe i prelati tutti corrotti, predatori e da rimuovere senza esitazioni, ma siamo onesti, se il sacerdozio rappresenta un incarico, si tratta innanzitutto di un sacramento che testimonia la bontà di Dio verso gli uomini e la Chiesa deve soltanto verificare l’autenticità della vocazione dei sacerdoti e impegnarsi nella loro formazione intellettuale.
La parola amore deve ritrovare il suo significato trascendente: amore e rispetto per il Creatore e per il creato tutto. Di questa Chiesa oggi si sente il bisogno e non di una Chiesa “alla vaniglia” aperta ad ogni vento che soffia novità. Per i crimini dei prelati, come ha raccomandato Bergoglio e come apparirà nel suo annunciato “Motu proprio”, tolleranza zero appunto, senza però dimenticare che siamo tutti peccatori ma sicuramente non siamo tutti irredimibili, persino nella Chiesa cattolica.
Eugenio Preta