La Chiesa accoglie con favore il Patto Onu sulle migrazioni
Il Segretario di Stato, cardinale Parolin è stato l’inviato del Papa a Marrakech per assistere alla firma del patto Onu sulle migrazioni. Bergoglio ha così dimostrato chiaramente il gradimento della Chiesa, sottolineato peraltro dall’impegno profuso dal Dicastero vaticano, per lo sviluppo umano integrale nella redazione di parti pregnanti del testo finale
Un atteggiamento che si uniforma perfettamente a quella ossessione migratoria che sta coinvolgendo il pontificato di Bergoglio, sempre rivolta ai poveri ed ai paesi sottosviluppati, che sta creando tante critiche e grandi sofferenza in una parte sempre crescente dei cattolici occidentali.
Con l’adesione al testo, il Vaticano dimostra di non restare giudice imparziale ma di voler contribuire in prima persona alla soluzione della questione migratoria pensando a quel gran numero di paesi in pesante degrado economico e le cui popolazioni versano in stato di grande sofferenza e quindi consentire loro una specie di diritto ad emigrare verso i paesi più ricchi.
Una visione parziale del fenomeno che non riesce o non vuole chiedersi se queste migrazioni siano veramente la soluzione migliore per combattere situazioni di miseria di quelle popolazioni e se migrare serva realmente a migliorare la loro esistenza, oppure se sarebbe opportuno impegnarsi seriamente perché questi “candidati” all’emigrazione, possano continuare a vivere in maniera decente nel loro paese.
Un secondo interrogativo riguarda il tema delle sofferenze e dei disequilibri che questa migrazione di massa porta anche nei Paesi deputati all’accoglienza. Si continua a ragionare come se nei paesi ricchi vivesse solo una popolazione opulenta che avrebbe molto da condividere. Purtroppo non è così. Le attuali manifestazioni di piazza nelle metropoli e nei centri europei dimostrano chiaramente il contrario. Molti cittadini vivono situazioni economiche molto difficili e riescono a malapena, quando il lavoro ce l’hanno, a sopravvivere dignitosamente e per questo il peso sociale dell’immigrazione costituisce per loro un costo supplementare che non vogliono né sono disposti a lasciarsi imporre.
Questo Accordo ONU è certamente in linea con l’angelismo della Chiesa cattolica che interpreta l’arrivo di nuova gente come un’occasione di crescita per i paesi d’accoglienza, dimenticando del tutto le difficoltà sociali, economiche, identitarie create proprio da questi movimenti di popolazioni.
Sorge anche il dubbio che la firma del patto non sia semplicemente l’applicazione pratica della virtù cristiana della carità, ma che dietro si celi un’invadente volontà ideologica. Innanzitutto il consenso della Chiesa cattolica dimostra una visione strabica della carità cristiana e dimentica di metterla in relazione a nozioni importanti del vivere civile come la prudenza politica e il concetto di bene comune. Non basta dire che questa nostra casa debba aiutare i poveri; bisogna anche domandarsi in che modo sia possibile farlo e se lo si possa fare senza creare dissesti all’edificio. Secondariamente, e non è cosa di poco conto, c’e sempre una dimensione ideologica nei discorsi dei responsabili della Chiesa sul tema della Carità cristiana, che tende esclusivamente alla nozione di unicità del genere umano e della famiglia umana.
L’idea sembra quella che la mondializzazione in atto e l’appoggio convinto alle migrazioni di massa, contribuiscano al cammino verso quell’unicità della famiglia umana, che prefigurerebbe il regno dei Cieli. Per questo le migrazioni rivestono un connotato altamente positivo nel discorso ecclesiale. Malauguratamente, però, non tiene conto delle criticità che patiscono i paesi ospitanti e la sofferenza delle stesse popolazioni che emigrano. Un vero e proprio sradicamento spesso volutamente minimizzato o peggio, completamente trascurato.
Eugenio Preta