Massimo Parrinò: l’indefinito genio
Sin dalla sua comparsa sulla Terra l’uomo ha dovuto ricorrere alla comunicazione: una esigenza di vitale importanza per potere interagire con i suoi simili. Nel tempo, seguendo la linea biologica della sua evoluzione, ha affinato, e spesso anche creato, le tecniche per poter trasmettere pensieri, necessità, umori ed emozioni.
Il mezzo della comunicazione che utilizziamo “coscientemente” è quello verbale; tuttavia esso rappresenta solo una piccola percentuale dell’intera galassia che ci permette di entrare in contatto con gli altri. La gestualità, i suoni, il tono vocale, la postura stessa, immagini, sono gli altri canali attraverso cui, meno coscientemente, esprimiamo ciò che desideriamo o vogliamo comunicare. E che lasciano una impronta più netta nel nostro interlocutore.
Trasferendo tutto ciò nel campo artistico, specificamente nella pittura, si può ben dire che la vista e l’analisi di un quadro costituiscono di per sé una forma di comunicazione, non verbale, tra l’artista (la fonte), attraverso le sue opere, e il fruitore (ricevente). Ma non finisce qui; perché un gradino successivo può essere rappresentato da quella che nelle rappresentazioni artistiche di Massimo Parrinò, artista comisano, è la morfo-analisi-cognitiva; la quale a sua volta si spiega con la psico-arte-analisi come forma di autoterapia che si realizza appunto attraverso l’arte.
Massimo Parrinò, classe 1969, nato e cresciuto in una città, Comiso appunto, che è stata patria e fucina di artisti, definisce questa autoterapia come una riscoperta di sé, che si sviluppa nell’osservazione dell’opera pittorica o scultorea. Osservazione che porterebbe l’individuo a interiorizzare quell’opera fino a permettergli di “estrarre” dalla memoria ricordi infantili rimossi e rileggerli con una nuova consapevolezza chiara e sicura.
Artista assai apprezzato anche fuori dai confini italiani, durante un’esposizione a Malta presso la sede dell’international Big Ben Art Gallery di opere sul concetto della morfo-analisi-cognitiva, è stato riconosciuto, da una equipe di psicologi, che la sua terapia morfo-analitica potrebbe aprire nuove prospettive alla psicoterapia, mediante l’utilizzo delle sue opere psico-analitiche fuse tra visione e mente.
Una nuova frontiera, indubbiamente, tesa tra arte e scienza che il grande critico d’arte Joe Greck, dopo vari incontri e studi, arrivò a definire Massimo Parrinò l’indefinito genio. A cui possiamo senz’altro aggiungere: indefinito genio dal potenziale artistico infinito. E ne è prova la sua abitazione, che definire come un museo della sperimentazione continua è forse anche riduttivo. Fatto è che tutto, dalle maniglie delle porte ai suppellettili vari che la ornano, parla di lui che ha forgiato con estro e fantasia materiali che, normalmente, finiscono nel cassonetto o in un angolo dimenticato. E non c’è ambiente della casa che non sia stato ritoccato “ad arte”, ovviamente, dalle sue mani; fino a raggiungere il suo laboratorio che, da solo, riesce a parlare di questo talento che, fosse vivo Nietzsche, si sarebbe stupito nel riconoscere i suoi pensieri rappresentati in diversi quadri di Parrinò.
Con il titolo “Estremi orizzonti”, nel 1999 Massimo Parrinò ha dato colore e vita a quella che è forse la tela a cui è più legato. E non a torto: perché è proprio con essa che l’artista Siciliano ha portato a casa un riconoscimento importante che non può mancare nella bacheca di un artista di respiro internazionale: il primo premio a un concorso internazionale di pittura e scultura. È stato nel 2000, a Parigi, e quel riconoscimento gli permise di entrare nel gotha degli artisti. Di quelli, cioè, che entrano nel circuito delle Gallerie e ricevono cospicue valutazioni dei loro lavori.
L’arte, infatti, è anche valore monetario; e se un pittore non ha una sua quotazione, le sue opere, per belle e originali che possano essere, restano confinate nella stanza dove vengono prodotte. Quelle di Massimo Parrinò sono state vagliate e quotate dal citato critico d’arte Joe Greck, e dallo staff dell’International Big Ben Art Gallery of London che ospita una esposizione permanente di alcuni suoi lavori. Oggi, viaggiano con una valutazione di tutto rispetto che va dai 10.000,00 ai 15.000,00 euro.
Attualmente alcune sue opere sono in procinto di essere esposte a Malta, dove l’artista è di casa e dove le maggiori testate giornalistiche si sono spesso occupate di lui e dei suoi lavori, al St James Cavalier, a La Valletta, dal 27 dicembre fino febbraio/marzo.
Augurandogli di ricevere quanto prima analoghe attenzioni anche dai suoi concittadini. Se solo l’amministrazione comunale gli dedicasse uno spazio permanente, Massimo Parrinò e la sua arte diverrebbero una ulteriore risorsa per il territorio comisano. Che vanta una antica tradizione, ultracentenaria, sviluppatasi attorno a quella Scuola d’Arte che fu poi trasformata in Istituto d’Arte e intitolata al famoso pittore comisano Salvatore Fiume e, oggi, è il Liceo Artistico che completa l’offerta didattica dell’Istituto Superiore Giosuè Carducci.
Giovanni Cappello
Nelle foto:
- Massimo Parrinò con alcune sue opere all’International Big Ben Arte Gallery of London.
- L’opera “Estremi orizzonti”, vincitrice del primo premio nel 2000 a Parigi.
- L’attestato di tale riconoscimento