“Giubbotti gialli” e manovra di Bilancio italiana
La Camera dei deputati affronterà questa settimana l’esame del Bilancio 2019 bocciato dalle istanze europee. Quello tra Bruxelles e Roma sembra un dialogo tra sordi.
A Bruxelles interessa soltanto la gestione delle politiche economiche degli Stati membri e la riduzione del debito; Roma, invece ha capito che le politiche contabili europee hanno rappresentato da tempo un fallimento generale in tutti gli Stati membri specialmente in Italia e intende modificare la percentuale del debito aumentando il Pil per poter dare avvio a politiche di rilancio economico, sulla falsariga delle misure intraprese – con risultati positivi – dall’odioso Trump (re-industrializzazione grazie alla tassazione delle importazioni concorrenziali).
Sono stati gli italiani ad inventare, nell’alto medioevo, il concetto di percentuale, coscienti che essa consista nel confrontare un valore particolare ad un valore di riferimento e a stabilire il prezzo di questo valore particolare se quello di riferimento fosse portato simbolicamente a 100. Del resto, la matematica spicciola, mutuata dai “cirannini” ci insegna come sia possibile effettivamente abbassare il valore particolare semplicemente alzando quello di riferimento.
Il bilancio proposto dalla coalizione al potere, prevede un déficit del 2,4%del Pil (1,8 net 2018) allo scopo di rilanciare l’economia. Bilancio rigettato da Bruxelles che ritiene che così, non solo non si può ridurre il peso di un debito eccessivamente pesante, ma che la manovra italiana sconvolgerebbe le regole di bilancio stabilite dall’UE.
Per guadagnare tempo Roma ha lanciato segnali di buona volontà. In realtà, se Bruxelles lanciasse davvero una procedura disciplinare contro l’Italia – il primo passo prima di assegnare realmente esose pene pecuniarie – sicuramente rafforzerebbe l’opposizione del Parlamento italiano, anche perché la coalizione di governo è largamente maggioritaria. Del resto, come poter conciliare la legittimità, la vita e la legge di uno stato sovrano, con le norme contabili decise, peraltro, da funzionari super-pagati e in pesante deficit democratico perché nominati e non eletti?
Ci sarebbero tutte le possibilità per assistere all’implosione della zona euro e all’esplosione dell’Europa raccordata sui criteri di Maastricht. I commentatori politici ritengono molto probabile che il governo giallo-verde sottometta, prima di Natale, il Bilancio contestato da Bruxelles ad un voto di fiducia davanti alla due camere riunite, dove detiene una maggioranza abbastanza favorevole. Nello stesso tempo, in considerazione anche della grave crisi attraversata oggi dalla Francia, dove la rivolta popolare dei “Gilets jaunes” sta contestando violentemente in piazza la politica fiscale del governo di Macron, fa pensare che Bruxelles potrebbe piegarsi ad una maggiore flessibilità nei confronti dell’Italia fingendo anche di credere alle assicurazioni che riceve da Roma.
Salvini, del resto, pare essersi “riappropriato” della protesta francese dichiarando di essersi reso conto di avere molti sostenitori anche tra i francesi, identificando nella protesta popolare contro Macron, un chiaro messaggio contro le imposizioni finanziarie dell’Unione europea, ormai distante dai popoli che la compongono.
Eugenio Preta