Il fantasma degli anni 30 e le specializzazioni della mondializzazione
La stampa dominante, atterrita dalla previsione dei risultati delle prossime elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, continua a battere la chamade degli anni 30. Nel leggere i giornali aleggia quel suono di tamburo che annunzia la sconfitta, le nefaste atmosfere degli anni ’30.
Il clima sembra esserci tutto: protezionismo, aumento degli estremismi, antisemitismo, guerra dei cambi. Solo, che i media di regime non hanno compreso che l’opinione pubblica europea si è affrancata dalle forze politiche tradizionali perché si è sentita ingannata e si è buttata anima e corpo nelle braccia di sedicenti demagoghi e addirittura biechi estremisti che a questo punto minacciano persino la democrazia. Ma è soltanto la paura del cambiamento che si annunzia, la prevedibile perdita di determinate posizioni di potere, la probabile rivisitazione del dogma corrente del multiculturalismo. Altro che atmosfera da anni ’30.
Avremmo dovuto già pensarci per tempo, molto prima della mondializzazione (comodo alibi alle de-localizzazioni); della svendita all’incanto dei servizi pubblici, della fine del welfare; molto prima dell’immigrazione selvaggia – utilizzata solo come strategia di de-costruzione della stessa idea di Nazione; molto prima del lassismo dello Stato e della sua magistratura di fronte al terrorismo e alla criminalità.
A questo punto, il pericolo di perdere le prerogative e di dover cambiare “parrocchia” si annuncia in maniera seria, i media di regime cercano di deviare l’attenzione dei cittadini trattando argomenti derisori, offrendo pagine di gossip, di Grande fratello e X factor, evitando volutamente di accennare alle contraddizioni del darwinismo sociale di un sistema economico dominato dalla finanza planetaria e alle vere cause dell’impoverimento della classe media.
La mondializzazione è stata la manna per la classe dirigente ed il padronato che ha visto aumentare i propri utili e le proprie prebende (in un solo anno in una media del 14%). Nel frattempo, il debito colossale degli Stati non ha smesso di aumentare tanto che risulta inimmaginabile, ormai, il benché minimo rimborso del debito da parte di uno Stato che si è messo alla mercè delle banche internazionali, soprattutto quelle americane. E’ il fallimento stesso delle tesi peculiari della mondializzazione, che si basa infatti, sul criterio della specializzazione dei paesi, tant’è che agli Stati del terzo e quarto mondo – paesi a basso costo di manodopera – sono state assegnate le fabbriche e le produzioni, mentre l’occidente si è visto consegnare le alte tecnologie.
Oltre ad essere discriminatoria e in contraddizione con quella diversità tanto auspicata dalle elites intellettuali, progressiste a parole, questa ideologia si è rivelata un vero fallimento, perché i paesi emergenti, si sono dimostrati molto competitivi anche nel campo delle tecnologie di punta, e fare dell’Asia l’officina del mondo è stata una vera catastrofe per tutto il pianeta, se consideriamo, ad esempio, il degrado ambientale che determinano i convogli di container, che viaggiano al prezzo di un inquinamento ormai fuori controllo.
Consegnare la specializzazione del settore dell’alimentazione solo ai paesi a basso costo di manodopera, si é rivelato un pericolo latente, perché nel caso di sconvolgimenti politici o di mutamenti meteorologici, le popolazioni che sono state costrette ad abbandonare l’agricoltura e dipendono oggi da altri paesi saranno ancora i più colpiti e i più sofferenti.
Ancora più grave non aver tenuto conto di una semplice constatazione: le specializzazioni in agricoltura spingono per le colture intensive, per l’utilizzazione di concimi, di pesticidi, di omg; necessitano di grandi quantità d’acqua, carente nella maggior parte dei territori scelti, e determinano un inquinamento alimentare che nemmeno la panacea della produzioni “bio” riescono ad evitare.
Non aver considerato il lungo termine, aver utilizzato le risorse come se fossero beni inestinguibili, aver imposto ai popoli modelli sociali che obbediscono solo agli interessi delle elites, aver impedito l’esercizio delle sovranità degli Stati, aver imposto una burocrazia in deficit democratico, aver favorito la sostituzione dei popoli, aver bannato i difensori dei popoli, non aver ascoltato le richieste dei popoli, queste le colpe maggiori. Altro che clima degli anni ’30, totalitarismi ed estremismi prossimi venturi.
E così, tutto quello che succederà domani sarà semplicemente la risposta alla profonda arroganza che la maggior parte dei rappresentanti del popolo ha dimostrato nei confronti di chi li ha eletti. Demagoghi, bugiardi, élites corrotte e peggio stupide, che oggi gridano al lupo e rivelano tutta la loro vigliaccheria negando le loro pesanti responsabilità. La destra e la sinistra hanno governato questo nostro mondo a turno, dalla fine della seconda guerra mondiale e, dopo oltre 40 anni, hanno fatto sì che il mondo in cui in tanti speravano si sia come volatilizzato e forse non arriverà mai più.
Eugenio Preta