Le strane analogie tra democrazie e regimi
La Storia riesce a creare convergenze insospettabili tra martiri ed aguzzini, contestatori ed eroi e, a volte, tra strutture istituzionali – cosiddette democratiche – ed impianti di regime gerarchico e totalitario. E’ così, che un membro dell’Unione europea, confermi le tesi di un vecchio dissidente sovietico quando ricorda – in occasione dell’invasione sanguinosa del suo Paese – le affinità tra il vecchio regime dei Soviet e l’attuale Unione europea.
Dell’uomo politico, l’attuale primo ministro ungherese Viktor Orban, si parla oggi solo in termini negativi, tacciandolo di populismo e nazionalismo, di Vladimir Boukovski – dissidente comunista degli anni 70 che trascorse oltre 12 anni tra manicomi, prigioni e campi di lavoro sovietici – si azzardano solo le premonizioni. In effetti Boukovski rappresenta il nesso tra UE ed Unione sovietica, tra burocratizzazione sovietica e tecnocrazia di Bruxelles, cioè quel sistema di delega di poteri ad istanze soprannazionali e, di riflesso, la corruzione e l’irresponsabilità collettiva delle classi dirigenti.
L’Unione sovietica era governata da quindici persone non elette che si nominavano tra di loro senza dover rendere conto a nessuno. L’Unione europea è governata da due dozzine di commissari – non eletti ma cooptati dai governi e al momento al potere – che rappresentano solo emanazione degli interessi e dei molteplici accordi di lobby bancarie e industriali che operano per conto delle multinazionali.
Il comunismo internazionalista dell’Unione sovietica ha avuto come suo fine peculiare quello dell’annientamento delle Nazioni sovrane e della cancellazione delle identità nazionali e culturali europee: oggi, l’ideologia del libero scambio mondialista dell’UE, firma e persiste nel voler riunificare e depotenziare le sovranità degli Stati membri diluita in una grande area di libero scambio mondiale liberista e consumista. In rapporto al totalitarismo cambia solo la metodologia: mentre l’Unione sovietica utilizzava la repressione fisica per ridurre al silenzio gli oppositori, nell’Unione europea è in opera una repressione più subdola da parte dei “custodi del dogma“ che Boukovski definisce come il gulag intellettuale del politicamente corretto e dell’ideologia dei diritti dell’uomo.
Per l’ennesima volta il discorso di un capo di Stato “dissociato al dogma corrente“ e le audaci premonizioni di un oppositore di regime coincidono e dimostrano l’intercambiabilità e la derivazione naturale tra l’ideologia comunista internazionalista e quella liberale del mondialismo, entrambe solubili nell’utopia unificatrice mondialista ed economicistica, che riduce i popoli, le loro culture e le loro identità specifiche, presi in considerazione solo dal punto di vista del capitale.
Non è un caso che le suddette ideologie abbiano permeato i totalitarismi moderni proprio perché risultano della stessa natura costruttivistica dell’Illuminismo, al contempo diabolico e artificialista. E’ proprio il progetto mondialista neoliberale dell’UE che sta realizzando l’opera di annientamento delle Nazioni europee laddove il comunismo internazionalista aveva fallito. Proprio quella dell’immigrazione massiccia che sta riducendo i popoli europei autoctoni a comunità minoritarie sul loro stesso territorio una delle armi più efficaci del mondialismo liberale che mancava al comunismo internazionale.
Sembrerebbe infatti che alla caduta del muro di Berlino, l’Europa dell’est, finalmente liberatasi dal giogo sovietico, non sia stata rimandata nella schiera delle Nazioni libere e sovrane ma, dopo essere stata depredata da un “est sovietico”, come diceva Milan Kundera, sia stata ri-colonizzata da un nuovo mostro neo imperialista e tecnocratico che faceva seguire all’incanto e all’euforia degli anni 90, il disincanto del cinismo occidentale.
Chi avrebbe mai pensato che il più piccolo continente del globo, ricco della cultura più forbita, delle tecnologie più moderne, delle migliori scuole, del livello di vita più alto che l’umanità abbia mai raggiunto, possa oggi trascinarsi penosamente sul limite del baratro? E la risposta al quesito ce la dà proprio Boukovski con una distopia, l’altra faccia dell’utopia, quasi Orwelliana quando afferma di “aver vissuto nel futuro e di non essersi più ritrovato“. La disillusione europea si accende sempre sul bordo del precipizio e l’Europa potrà evitare finalmente il fallimento solo se capirà di dover abbandonare i falsi “sentieri” e diventare anti-imperialista e anti-mondialista.
L’unica alternativa possibile risiederebbe solo in una “terza via” riformata: quella di un’Europa finalmente indipendente, patria di nazioni cooperanti e sovrane riunite in una Confederazione di Stati, al di là di mondialismo liberale e socialismo internazionalista.
Eugenio Preta