La soglia di sbarramento per le elezioni europee
Quando vincono gli interessi di una propria parrocchia, la democrazia resta sospesa, nonostante che, per sanare il vulnus, si faccia ricorso agli organi supremi di giustizia, fingendo di non accorgersi che sono tutti figli di quella stessa parrocchia: quella del consociativismo.
Un partito scivolato dalle stanze del potere ma che cerca di arrabattarsi con accordi e magagne, fa ricorso per essere rimasto, alle elezioni europee del 2014, sotto la fatidica soglia di sbarramento del 4%, arrestandosi al 3,66%.
Una domanda legittima: ma se avesse ottenuto il 4% avrebbe fatto ricorso?
Non sappiamo, lasciamoci il beneficio del dubbio, anche se pare che i suoi rappresentati legali non si vogliano fermare e pensino di ricorrere alla Corte di Giustizia Ue, semplicemente perché ritengono giustamente che la soglia sia incompatibile con il Trattato di Lisbona che prevede, anch’esso, ”l’uguaglianza e la libera espressione del voto di tutti i cittadini europei” e persino alla Corte dei diritti dell’uomo perché contraddice” i valori indivisibili dell’uguaglianza”.
La Corte costituzionale, rispondendo alla sollecitazione del Consiglio di Stato, ha sancito che anche alle prossime europee si voterà con la soglia di sbarramento del 4%, fingendo che l’art.1 (la sovranità appartiene al popolo) sia scritto in un altro testo, anzi modificando addirittura a suo esclusivo interesse il sistema proporzionale puro che era in vigore e dimostrandosi chiaramente molto vicina alla “casta” che nel 2008, per blindarsi i posti e così poter continuare a fottere il popolo, tanto lavorò per introdurre la soglia di sbarramento.
Ma non tutto avviene per caso. La soglia del 4% “non è manifestamente irragionevole”, questa la formula utilizzata dalla Consulta che, semanticamente, presuppone però che forse “celatamente irragionevole lo sia”.
Il tempo, però, ineluttabile e poco propenso alle manipolazioni, ha fatto, lui, giustizia. E degli imbroglioni maneggini (Forza Italia, UDC,PD,Italia dei valori, AN, Ala e accoliti) che tanto hanno operato per salvaguardare il loro sistema di poltrone, alcuni sono scomparsi dalla scena e degli altri nessuno raggiunge più il quorum del 4%.
Per quanto concerne la Sicilia, l’isola che non appare, sarebbe necessario oggi più che mai un grande raggruppamento, non parlo ne’ di movimento né di partito, ma parlo di “Rassemblement”, come quello che viene fatto per la Repubblica in Francia, un rassemblement di TUTTI insieme per la Sicilia.
Una riunificazione di tutti i movimenti e le sigle che a questo punto senza protagonismi si fondano anonimamente in questo Rassemblement per la Sicilia, che mettano da parte (ne saranno capaci i miei conterranei?) individualismi, professori, masanielli, egoismi e saccente e si concentrino solo sull’obiettivo di convincere tutti siciliani a votare il Rassemblement (il nome è solo indicativo), e così raggiungere e superare a livello di zona elettorale, la circoscrizione Sicilia e Sardegna, questa soglia proditoria di sbarramento.
A questo punto si metterebbe così in crisi il sistema che, con le ‘convinzioni’ espresse dalla Consulta, ha sancito alla fine che togliere il diritto di voto e di rappresentanza agli oltre 5 milioni di elettori della Sicilia, e a quelli della Sardegna non sia “manifestamente irragionevole”, perché non è irragionevole che si penalizzino soprattutto i siciliani che, con questa legge elettorale, anche se votassero uniti per un partito indipendentista che totalizzasse 1,5 milioni di voti non avrebbero rappresentanti in parlamento europeo al contrario di un partito centralista, metti PD o FI che con 100.000 voti manderebbe un eletto in Europa.
Ma se un partito indipendentista raggiungesse il quorum a livello di circoscrizione elettorale, nel nostro caso, Sicilia e Sardegna, come potrebbe essere “non manifestamente irragionevole” che siciliani e sardi non abbiano poi eletti?
Vorrebbe solo dire che Sardegna e Sicilia sono considerate semplicemente colonie italiche e che i siciliani e i sardi sono ritenuti solo sudditi senza diritti. Diventerebbe quindi obbligatorio ribellarsi e spedire ogni mezzo per affrancarsi da questo Stato centralista che firma e conferma di non tenere i siciliani in alcuna considerazione.
Eugenio Preta