Il ponte favorirebbe il turismo (Eliana Ct)
« L’ALTRA SICILIA » SI DOMANDA:
PERCHE’ UN PONTE SULLO STRETTO ?
In questi giorni abbiamo letto sulla stampa nazionale e regionale numerosi articoli sulla costruzione del Ponte sullo Stretto. Riportavano dichiarazioni come: “una svolta decisiva”, da una nota del ministro dei LLPP, oppure: “potrebbe essere una bella avventura”, dichiarazione di P.L. Cesari, amministratore delegato della società Autostrade, ma uno in particolare ha attirato la nostra attenzione.
Pubblicato il 17 agosto dalla Gazzetta del Sud, con il pomposo titolo “Passi avanti per il ponte sullo stretto” a firma di Aurelio Misiti, ci informa del recente Decreto Interministeriale relativo alla scelta degli “advisor”, ricordandoci che per “advisor” si intende l’Ente specializzato*e tutti noi sappiamo cos’è un Ente.
L’articolo non apporta nulla di nuovo alla problematica sul Ponte raggiunge peraltro lo scopo di riaprire la discussione. Secondo lo scrivente, i sostenitori del ponte sarebbero numerosissimi e gli oppositori pochi ma tesi soprattutto a creare un clima sfavorevole alla realizzazione dell’opera. Ma la sorpresa è alla fine dell’articolo, quando si legge che ” l’ASCE (American Society Civil Engineering) dedicherà al ponte di Messina una sessione del proprio Congresso, che si terrà a Seattle nel mese di ottobre del 2000″ affidando la presidenza dell’intera sessione e la stesura della relazione principale allo stesso Aurelio Misiti.
“On est jamais mieux servi que par soi même” *. a buon intenditore *.. !
La Fondazione “L’ALTRA SICILIA” denunciando la facile demagogia portata avanti dalle autorità circa la possibilità di autofinanziamento cui accenna lo stesso Misiti nell’articolo, prende l’occasione per intervenire in una tematica che appare ben lungi dal creare unanimità: quella della costruzione di un’opera fissa per l’attraversamento dello Stretto, e ancora una volta ricorda il travagliato iter che ormai prosegue da oltre 30 anni e che ha portato soltanto alla costituzione di società specializzate nel promuovere gli studi di fattibilità, raggiungendo il solo scopo di sperperare il danaro del contribuente e aggiungere alla sfiducia nelle istituzioni anche la sfiducia nel progetto.
A suo tempo la Fondazione aveva denunciato I’alto costo raggiunto dai preventivi per la costruzione di un’ennesima cattedrale nel deserto che non riesce a convincere neanche i messinesi o i reggini, diretti interessati alla realizzazione;
Oggi La Fondazione manifesta le sue preoccupazioni sulle future possibili ricadute della costruzione di un ponte, convinta che la fase occupazionale si esaurirà nello spazio degli anni occorrenti alla costruzione del ponte e, alla fine, se non si saranno approntati seri progetti di sviluppo, lascerà senza più difese e lavoro migliaia di lavoratori e le loro famiglie;
La Fondazione è evidentemmente interessata a tutte le iniziative che tendono al benessere dell’Isola, ma tiene a ricordare:
– che la sicilianità è una dimensione dell’essere, uno stato della mente, un modo di vivere e pensare, una caratteristica dell’essere Isola, e difficilmente potrà accordarsi con i piloni di acciaio che legheranno I’isola alla terra ferma. Potrà accordarsi soltanto se saranno risanate le dimenticanze colpevoli dei governi nei confronti del meridione;
– che I’intervento dei privati, tanto auspicato, servirà a costruire un’inutile opera faraonica in un deserto di infrastrutture fatiscenti e mai realizzate. Altro che dieci anni ci vorrebbero per portare allo sviluppo del meridione!.
-che la classe dirigente da quando esiste lo Statuto autonomo della Sicilia, non ha fatto che svendere le ricchezze del sottosuolo, sfigurare la geografia costiera, favorire I’ installazione di industrie petrolchimiche, incrementare la cementificazione invece di mettere in attuazione quello Statuto Siciliano – vera occasione per rendere sviluppo e pogresso – in definitiva ha svenduto alle multinazionali la TERRA, ma anche l’IDENTITÀ e la DIGNITÀ dei SICILIANI.
I Siciliani, come del resto i Calabresi, pagheranno in prima persona il costo della realizzazione di un ponte che porterà sulle rive dello stretto treni e trasporti gommati provenienti da una rete autostradale priva dei minimi standard di sicurezza: non funzionano le colonnine di salvataggio, il manto stradale è in condizioni pietose, la segnaletica inesistente, il pericolo in agguato ad ogni curva. I treni poi viaggiano a scartamento ridotto, un solo binario da Messina a Palermo e Catania. Servizi ferroviari fatti con carrozze che nei paesi civili sono in disuso da almeno 20 anni, con i 200 km di distanza tra Messina e Palermo compiuti in più di 4 ore e in due ore per coprire i 70 Km tra Catania e Caltagirone per non parlare poi del collegamento Palermo-Trapani*
La Fondazione “L’ALTRA SICILIA” già insorta contro la immonda proposta di Sicilia Mondo proposta poi reiterata dall ex presidente della Regione siciliana, on. Giuseppe Drago che, presi dal delirio della mondializzazione, avevano proposto la partecipazione azionaria dei Siciliani all’estero per la costruzione del Ponte era arrivata ad una conclusione piuttosto amara per i numerosissimi sostenitori della Cattedrale Ponte. La Sicilia, Isola ma anche Arcipelago, non ha bisogno di ponti, ha bisogno solo di sfruttare le sue strade naturali: porti e aeroporti.
Che ci dimostrino piuttosto che la politica non è mafia dotando le nostre province di aeroporti necessari e facendo funzionare I pochissimi esistenti, come é il caso di Trapani-Birgi, o quello di Messina che, vergognosamente è chiamato dello Stretto e sorge a *Reggio Calabria
Non risponde a verità poi la tesi secondo cui da quest’opera trarrebbe vantaggio lo sviluppo del settore turistico. La relazione ministeriale, dati alla mano, dimostra infatti che tale crescita si è già largamente realizzata sia in Calabria, sia in Sicilia in misura assai ampia negli ultimi anni ed in misura di gran lunga superiore all’incremento medio verificatosi nell’intero Mezzogiorno, dove I’indice di crescita é stato del 4 per cento, un incremento superiore anche all’indice medio dell’intero Paese, non lasciando più margini di miglioramento.
La trentennale disputa sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, al di là del suo costo elevatissimo, basa poi la propria attendibilità su una concezione che tende a ridurre il ruolo della Sicilia nel Mediterraneo e a sottolineare l’incapacità dei siciliani di essere soggetti attivi e protagonisti del proprio sviluppo.
Se le classi dirigenti siciliane fossero state più autonome rispetto alle segreterie nazionali dei partiti, la necessità di creare un legame fisico con il Continente (e rinunciare quindi alla propria naturale insularità) non sarebbe mai emersa.
Se il territorio, gli interessi economico-produttivi e la cultura siciliana fossero stati più integrati, la spinta ossessiva di alcune zone e comunità dell’Isola a volersi legare col restante territorio nazionale sarebbe stata sicuramente meno evidente. Si è invece sviluppato un maggiore sentire autonomistico ed un territorio meno servito da infrastrutture civili e meno strutturato nell’apparato economico produttivo, oltre che meno evoluto nella sua sfera culturale.
Volere insistere ancora oggi – alla luce delle risultanze emerse dalla relazione ministeriale – sull’opportunità di realizzare il Ponte sullo Stretto, sprecando soltanto altro denaro pubblico in pretestuose verifiche ed approfondimenti, ci sembra autolesionistico .
Il Ponte sullo Stretto rappresenta poi l’ennesimo tentativo di imporre al sistema dei trasporti in Sicilia una configurazione unidirezionale, con l’aggravante ideologica – oltre all’impatto ambientale ed all’offesa paesaggistica – d’incentivare oltremisura lo sviluppo dei mezzi di trasporto su gomma, proprio quando universalmente si tenta di ridurne la funzione e la crescita.
Il documento ministeriale dimostra che l’utilità strategica del Ponte è, almeno, discutibile; che la sua convenienza economica non è certa; che la copertura finanziaria dell’opera dovrà essere maggioritariamente pubblica, perché, se così non fosse, il costo dei pedaggi sarebbe più elevato delle attuali tariffe di traghettamento.
Perchè allora il Ponte?
La Fondazione ricorda che I Siciliani residenti all’estero hanno dimostrato e dimostrano amore sviscerato per l’Isola lontana, e lo dimostrano sobbarcandosi viaggi interminabili, costosissimi e faticosissimi per trascorrere le ferie nel proprio paese, ma aggiungere il danno alla beffa: NO!
La pazienza ha sempre un limite. Abbiamo sofferto, continuiamo a soffrire, pagheremmo tanto per quel viaggio sul traghetto, parentesi d’amore nel cammino che ci ricongiunge al paese lontano, ma “cornuti e mazziati” …NO e poi NO!
La Fondazione “L’ALTRA SICILIA” rivolge pertanto un appello a tutti quei siciliani che come noi vedono nella costruzione del ponte Io sconvolgimento totale di questa nostra solare e amata Isola, invitandoli a manifestarsi presso la nostra sede a Bruxelles: Tel/Fax: 0032.(0)2.217.48.31, posta elettronica: ” fpcatania@yahoo.it ” e nello stesso tempo si rivolge alle autorità siciliane e nazionali chiedendo loro che, per almeno una volta, si tenga conto della volontà popolare chiamando le due comunità interessate, quella siciliana e quella calabrese, ad esprimersi tramite referendum come richiesto da tempo dalla nostra fondazione.
La Fondazione “L’ALTRA SICILIA” spera infine che i mezzi di informazione audiovisivi e la stampa nazionale diano la parola anche a tutte quelle associazioni che, militando contro la costruzione del ponte, non hanno la possibilità di fare sentire le proprie ragioni.
Fondazione “L’ALTRA SICILIA”
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21 giugno 2000
PENSANDO AL PONTE
Oggi come oggi, il ponte sullo Stretto di Messina è una pura follia demagogica, velleitaria e offensiva del buon senso prima ancora che dell’ambiente. La mia avversione per il « pontazzo » la esprimo semplicemente da giornalista siciliano, orgoglioso della sua insularità, ma non fanatico. La « lentezza » e la « lontananza », in assenza di prodotti, merci o servizi di più efficace valore intrinseco, rappresentano – a mio modesto avviso- la peculiarità più preziosa che la Sicilia possa vantare. Venire nell’Isola deve evocare l’idea letteraria e favolistica del « viaggio », un luogo della mente, meta di « viaggiatori » piuttosto che orde di turisti
scalcinati.
Le nostre arance, la più parte delle quali finisce distrutta sotto I cingoli dei bulldozer, con il contributo e la benedizione dell’Unione europea, non acquisteranno più valore risparmiando un’oretta d’imbarco sui ferry boat. Così come il « pontazzo » non abbatterà I costi di trasporto dei microchip made in Sicily.
La nostra lontananza commerciale è da imputare alle vessatorie tariffe dei voli, sia per le persone sia per le merci, ancor più insopportabile fino a quando è durato il monopolio dell’Alitalia. Tariffe che sulla tratta Palermo-Milano superano in qualche caso quelle per New York.
L’handicap dei collegamenti è causato dall’assenza di una rete ferroviaria e stradale moderna ed efficiente.
E lì che si perdono ore su ore, non sui traghetti.
Quanto alle leggendarie correnti turistiche, arrivano in aereo, più che in auto, pullman o treno. E in tutti i modi non saranno quelle « masse », fino a quando continueranno a essere accolte, salvo eccezioni, in orrendi alberghi dormitorio, voluti e finanziati da molti degli stessi che oggi reclamano il ponte, a cambiare il destino dell’Isola.
Il nodo da sciogliere, nella politica del Sud, è nella scelta tra la valorizzazione e il rispetto delle bellezze della « Magna Grecia » e quelle del « magna, magna » che il faraonico progetto lascia presagire !
Cosa ci guadagni poi la Calabria, a parte la devastazione paesaggistica della punta di Scilla, è ancora più oscuro. A meno che non si valuti che un
investimento di decine di migliai di miliardi possa dare un colpo d’ala alla sua disastrata economia, grazie alla mescita di qualche caffé o Coca Cola in più sugli autogrill alle folle in transito verso la « terra promessa » : la nostra amatissima Trinacria.
Gli entusiasmi per il « pontazzo » ricordano quelli con I quali furono accolte le raffinerie e gli stabilimenti petrolchimici negli anni Cinquanta-Sessanta. Tutte quelle orrende e pestilenziali torri d’acciaio furono celebrate come il segnale della modernità che avanzava e finalmente aveva benedetto anche la Sicilia.
Se questo è il progresso… lasciateci in pace nella nostra « lontananza, lentezza e insularità ».
Toti Palma
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Librizzi 22 giugno 2000
NOI SIAMO CON VOI, LA VOSTRA BATTAGLIA E’ LA NOSTRA
Nella nostra zona è stato diffuso l’ultimo vostro comunicato contro il ‘Ponte sullo Stretto’ ed ha riscosso ampi consensi di solidarietà abbracciando la vostra battaglia che poi è anche nostra.
Le nostre menti erano state offuscate dall’idea che i nostri bravi politici ci avevano rifilato, facendociintravedere l’opera come di prossima realizzazione, con pochi spiccioli, e che avrebbe finalmente risolto i nostri problemi economici e di sviluppo e si sono sempre ben guardati dal dire la verità cioè che l’opera è un’utopia senza speranze.
Indegnamente alcuni politicanti, durante la loro candidatura nel periodo elettorale, si sono contesi il ‘GRANDE MERITO’ di quest’opera colossale e noi poveri sostenitori, creduloni nelle promesse (sempre non mantenute), ci accalcavano sotto il palco per applaudire a quella provvidenza che doveva arrivare dal Cielo grazie all’intercessione del nostro mecenate
di turno.
E’ noto che la nostra cattiva informazione ci ha sempre portato su strade sterrate e senza sbocco.
Finalmente, grazie a L’ALTRA SICILIA abbiamo avuto l’opportunità di avere idee più chiare sul come vanno le cose e dobbiamo dare ragione a chi era scettico sulla realizzazione di questa grandiosa opera; riflettendo, crediamo che sia giunto il momento di dire basta alle approfittazioni di gente senza scrupoli, di dire basta a chi falsamente ci inganna per propri scopi di varia natura; non vogliamo più vivere all’ombra di politicanti ed affaristi senza scrupoli come siamo stati abituati; in tali condizioni non arriveremo mai in porto, potremmo solo essere i servitori dei servi.
Ai compaesani che non vengono in Sicilia da molto tempo siamo spiacenti dir loro che la bella CONCA D’ORO si è arrugginita sempre di più e dietro ad ogni apparenza di buon vivere da parte della gente onesta che vive qui ci sono tanti stenti e tanti soprusi; l’unica cosa che godiamo di più rispetto a voi è l’odore della nostra terra.
Un gruppo di amici di Librizzi
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23 giugno 2000
IL PONTE PER SVILUPPARE IL TURISMO
Carissimi Signori Preta e Catania,
sono nuova ed ancora poco esperta di questo servizio, ma mi interessa particolarmente rispondere a questa vostra lettera,in parte significativa, ed in parte no! Sono studentessa Universitaria con la passione per la politica visto che’modestamente riesco ad interessarmi molto bene di cio’ che la caratterizza. Se si facesse un Referendum per il ponte dello stretto pochi andrebbero a votare,non perche’sconoscano la questione,ma non ne capiscono l’importanza di tale struttura fruibile.E’vero che c’e’sempre quella tipica nostra diffidenza ma il fatto e’che tutti vogliono che le cose cambino, senza pero’ nulla cambiare (vedi ‘IL GATTOPARDO’). Se i politici hanno svenduto il sottosuolo e’ perche’ gli e’ stato concesso, perche’ i nostri padri nonni avi l’hanno reso possibile. Il popolo siciliano si sa’ che non si ribella facilmente, non chiede giustizia ma la organizza da se’ in maniera poco lecita. Parlate di uomini nuovi, con una morale politica nuova, ma chi e’ che vota o ha votato quelli che della Sicilia se ne sono sempre sbattuti? Continuate a portare avanti gente non giovane gia’ marcia dentro e fuori prima che inizi a lavorare. Come si puo’ pretendere che qualcosa cambi se autorizziamo noi affinche’ avvenga ancora un certo schifo! Non si pensa mai a puntare sui giovani, e non e’ vero che siamo tutti nulla facenti, o demotivati, o senza valori, o dormiglioni, o che altro! Noi vogliamo dare un calcio a ‘certi’ uomini ma ci accorgiamo che poi sono sempre i migliori a rimetterci sulla propria pelle. Ormai nessuno sarebbe pronto a far qualcosa per la PATRIA, io sii. E allora sforziamoci tutti a far funzionare le cose bene e abbiamo il coraggio di denunciare, di metterci in discussione con noi stessi ma anche con gli altri. Infine vorrei dirvi che il ponte faciliterebbe il turismo nella nostra terra e non si trasformerebbe in cio’ che voi pensate. Detto cio’ aspetto vostre notizie.
AD MAIORA SEMPER…eliana ct
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Articolo apparso il 16 giugno 2000
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PER IL PONTE DI MESSINA CI PENSA ARCHIMEDE (Londra Sera/News ITALIA PRESS) Un’ampia documentazione anche fotografica che ripercorre le basi dell’ingegneria romana mutuata dal genio del siciliano Archimede è la proposta del periodico Londra Sera che invita i propri lettori e chiunque sia interessato al rilancio della Sicilia a visitare il proprio sito web. “E’ un’occasione che la Sicilia e il Sud non possono lasciarsi perdere.” In concomitanza con il ritornare d’attualità dell’annosa discussione sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina ecco ri-apparire la ‘datata’ e semplice soluzione di Archimede: “Dovete rivalutare e riscoprire Archimede, il gigante siciliano della scienza, vissuto a Siracusa 2200 anni
fa!” invita Londra Sera. “La costruzione del nuovo ponte sullo Stretto di Messina, la cui valutazione è stata affidata ad una multinazionale inglese, la PricewaterhouseCooper, che deve riferire entro la metà di ottobre, dovrebbe diventare l’occasione per erigere un ponte basato sui principi di Archimede, e per far si’ la Sicilia possa mostrare ancora una volta al mondo cosa si può ottenere e realizzare sfruttando tali principi. Archimede fu colui che diede all’impero romano “l’energia” per diventare grande e conquistare il mondo: l’energia gravitazionale!” “La Sicilia, e l’Italia, dovrebbero mostrare ancora una volta al mondo “come si fa”! Come si fa a costruire. Come si fa a produrre energia elettrica e motrice usando l’energia magneto-gravitazionale (magrav), senza ricorrere al petrolio, al gas, al carbone e ai materiali radioattivi, che non solo
stanno strangolando le nostre economie, ma stanno anche rovinando l’ecologia globale”.
Continua Londra Sera: “L’energia gravitazionale si trova ovunque, in qualsiasi momento, e non può essere razionata e venduta al mercato nero per favorire i pochi. E’ questa la vera ragione per cui nessuno ne
vuol parlare?”.
La proposta è quella di un “Progetto di ponte con struttura modulare a monoscocca a spirali intrecciate, ancorato e caricato dinamicamente dalla forza di gravita’”.
“E’ giunto il momento di celebrare Archimede, il gigante siciliano della scienza, con un ponte ispirato ai suoi principi”. “Archimede -ricorda Londra Sera- aveva scoperto i principi della forza di gravita’, dello spostamento e della meccanica dei fluidi, della spirale, della vite senza fine, della leva e del fulcro, della convergenza e divergenza dei raggi luminosi, e moltissimi altri principi matematici e fisici.”
Sul sito si può ammirare anche una “Visione schematica di un elemento di ponte a monoscocca con struttura di elementi a spirali intrecciate, caricati dinamicamente dalla forza gravitazionale esercitata dai contrappesi”. “In pratica, si riproduce il principio di un ponte romano ad arco, dove pero’ la forza di gravita’ non dipende dal peso del segmento d’arco, ma viene applicata in modo dinamico dai contrappesi contenenti la zavorra di carico.
La corsia di marcia viene sistemata all’interno dell’elemento tubolare.
Il sistema e’ valido per ponti, archi, cupole e volte di qualsiasi lunghezza e grandezza.
La differenza fondamentale tra questo sistema e quello dei ponti sospesi sta nel fatto che Archimede e i Romani sfruttavano e utilizzavano la forza di gravita’ per stabilizzare gli archi, mentre invece i ponti sospesi si oppongono alla forza di gravita’.
Siccome il ponte deve essere, per necessita’ di cose, a campata unica, l’unico sistema per ottenere leggerezza, robustezza e flessibilita’ e’ quello di una costruzione a monoscocca portante, costituita da moduli tubolari
prefabbricati (per la configurazione eptatubolare qui proposta sarebbero circa un migliaio nella misura di m. 30×12), fatti con cavi d’acciaio inossidabile intrecciati a spirale, come si usa ad esempio nei rivestimenti dei cavi sotterranei per l’alta tensione”.
L’invito è re-imparare dagli antichi romani come essi ‘usando la forza di gravita’ e un sistema a basculia, riuscivano a sollevare pesi enormi ad altezze incredibili. Come si vede chiaramente dall’illustrazione, le pulegge multiple e i paranchi erano utilizzati normalmente; il che dimostra che i Romani avevano imparato alla perfezione gli insegnamenti di Archimede, e che i loro cantieri non avevano nulla da invidiare a quelli moderni”.
Londra Sera/News ITALIA PRESS
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6 luglio 2000
Colta al volo, l’opinione di un esperto
Posso solo brevemente esprimere il mio scetticismo su soluzioni pseudo-scientifiche come quelle proposte nell’editoriale che mi ha inviato.
A suo tempo, e non certo in qualità di “esperto” ma di semplice ricercatore
che per caso si è trovato per un breve periodo a collaborare con la allora
società Stretto di Messina, le espressi l’impressione che avevo avuto di un
certo intresse politico rivolto non tanto alla realizzazione del ponte
quanto agli ingenti finanziamenti disponibili per la sua “progettazione”.
Quanto alla sua realizzazione credo che sia da valutare soprattuto
l’opportunità di creare una struttura così complessa in una zona fortemente sismica; dal punto di vista tecnico farei giudicare agli ingegneri, visto che è il mestiere per cui sono pagati ed anche bene, evitando di credere ai conigli levati dal cappello da qualche prestigiatore d’Oltremanica.
Personalmente sono perfettamente daccordo che le Sicilia, e tantomeno la Calabria, non abbiano niente da guadagnare dalla costruzione di questo fantomatico ponte. Ma questa è solo la mia personale opinione.
La saluto cordialmente sperando di poter quanto prima contribuire in maniera più estesa alla sua iniziativa.
Dr. Antonio Moretti
Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Della Terra
Università della Calabria – Rende CS
Updated: redazione, 02/07/2003