Il dibattito sulle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo
Una delle maggiori critiche mosse alle “élite” europee è la loro ostinazione a non voler ascoltare le istanze dei popoli che dovrebbero rappresentare. Le lezioni di morale a destra e a sinistra, impartite dagli attuali leader europei, in particolare dal francese Macron e dalla tedesca Merkel, non piacciono agli europei che li considerano il nemico numero 1.
Non a caso, Viktor Orban ha criticato duramente, in un articolo apparso sulla stampa tedesca, la politica sui rifugiati che la Cancelliera sta perseguendo, aggiungendo che se lo facesse lui, i suoi concittadini lo metterebbero subito alla porta. Una critica ribadita giorni dopo davanti agli ungheresi di Romania con un affondo sulla mancanza di democrazia esistente nell’Europa dell’ovest, dove la libertà d’espressione viene sempre più limitata.
A questa Europa post-sessantottina Orban oppone quindi quella della nuova generazione anticomunista, impegnata cristianamente, con forte sensibilità nazionale, che si affaccia sullo scenario della politica europea.
Trent’anni or sono tutti credevano che l’Europa fosse un’opportunità comune, oggi ci si accorge, invece, del suo fallimento e si è portati a credere che solo i popoli dell’est europeo possano riprendere il testimone sulla via della costruzione di un’Europa dei popoli e degli Stati nazione. Orban e i responsabili del gruppo Visegrad, da tempo si sono opposti alle politiche libertarie che Bruxelles mette in opera e alla vigilia delle prossime elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, si augurano una marea populista che possa mutare lo scenario “federalista“ dell’assemblea di Strasburgo e consenta infine di nominare un esecutivo europeo meno parziale, e non impegnato soltanto a supporto del federalismo libertario. Le crisi che hanno colpito l’Europa infatti hanno dimostrato che la classe dirigente europea è fallita ed il simbolo di questo fallimento è rappresentato proprio dal suo esecutivo, un governo incapace di risolvere i problemi dei cittadini e che finalmente è vicino alla conclusione del suo mandato.
Matteo Salvini, cattolico praticante come Orban è calvinista praticante, ha l’ambizione di costruire una federazione dei populismi, una Lega delle leghe, per ripetere anche in Europa, il successo ottenuto in Italia. Lorenzo Fontana, il ministro della famiglia, già capo-delegazione della Lega al parlamento europeo, ha annunciato rimedi in favore della natalità che si avvicinano molto alle misure adottate in Polonia e in Ungheria, anche nell’ottica di ridurre il numero degli aborti.
La campagna elettorale europea sembra essere entrata veramente nel vivo, ma solo in Europa perché in Italia si continua ancora a discutere delle possibili crepe che si possono aprire tra gli alleati di governo e non si riesce a dare avvio ad un dibattito serio sulla riforma ormai necessaria delle istituzioni comunitarie e sul relativo adeguamento della rappresentanza parlamentare.
Chiamato ad esprimersi a Lilla – in occasione del congresso del Fronte nazionale – Steve Bannon si è presentato come il soros di destra annunziando la creazione della sua fondazione “The Movement” proprio per supportare la reazione populista. L’ex redattore di Breitbart, anch’egli cattolico praticante, ritenuto uno degli artefici del successo populista di Trump negli Usa, ha messo nel mirino le élite europee che vorrebbero imporre una società senza frontiere, senza stati, multiculturale e libero-libertaria, ed entra prepotentemente nel dibattito elettorale.
La prova è che i movimenti ritenuti populisti si sono ormai organizzati e possono auspicare di riprendere la guida di una nuova Europa, lontana da banche e affaristi politici e sempre più vicina ai popoli ed ai loro Stati nazione.
Eugenio Preta