Nonostante UE, Nato e Tsipras, la Macedonia vuole restare greca
Come era già successo 15 giorni fa a Salonicco, migliaia di persone hanno manifestato domenica scorsa ad Atene contro la paventata svendita della Macedonia, chiedendo specificatamente che il nome Macedonia non compaia in alcun documento ufficiale del Paese vicino.
Con questa protesta i greci hanno alzato la guardia e hanno ufficialmente fatto sapere che non accettano compromessi sulla Macedonia e soprattutto che si possa aggirare l’ostacolo costituito dalla scelta del nome , denominando quello Stato confinante con artifizi vari come Alta Macedonia o Macedonia del Nord .
La piazza ha praticamente rigettato il compromesso che le autorità greche si accingevano ad accettare nell’ambito del litigio che oppone Atene all’antica repubblica iugoslava di Macedonia.
Ricordiamo che la Grecia si oppone da oltre 25 anni all’ingresso dell’ antica repubblica iugoslava nella Nato e nell’Unione europea finche’ non avrà rinunciato al nome di Macedonia. I greci vogliono continuare a chiamare quel paese semplicemente repubblica di Skopje, rifiutando ogni riferimento all’ antica storia ellenica.
La protesta popolare greca, contrariamente a quanto riportano i media occidentali, ben disposti alla strategia di Zoran Zaev, – il nuovo primo ministro socialdemocratico insediatosi a Skopje dopo un decennio di governo nazionalista – appoggiato incondizionatamente da Bruxelles ma soprattutto da Washington molto interessata ad allargare l’Alleanza Atlantica nei balcani occidentali, è stata imponente e legittimata anche dalla partecipazione della Chiesa ortodossa greca, intervenuta in forze.
Zaev dimostra molto pragmatismo e continua nella sua operazione “simpatia” , nella speranza che le sue mosse possano venire ricompensate dalla comunità internazionale. Proprio in questi giorni infatti Zaev ha fatto approvare dal parlamento di skopjie il cambio di nome dell’aeroporto e della principale autostrada del Paese che finora era stati intitolati alla figura di Alessandro il Grande, un re rivendicato sia dalla Macedonia sia dalla Grecia
La strategia di Zaev ha pero’ messo in difficoltà Tsipras e messo in evidenza le contraddizioni dell’attuale governo greco. Tsipras si trova oggi tra due fuochi ed ogni sua apertura al dialogo verrebbe utilizzata dalla destra e dai forti ambienti nazionalisti per dimostrare la debolezza del suo governo che , ricordiamolo, vive grazie all’accordo tra Syriza, partito dell’estrema sinistra multiculturale e globalista e Anel, i greci indipendenti, una forza dichiaratamente nazionalista.
Di fronte all’insistenza di Washington e di Bruxelles , Tsipras e Zaev si sono incontrati a Davos, in occasione del Forum economico mondiale , cercando di trovare un accordo , nonostante la difficile base di partenza costituita dalla scelta del nome messo sul piatto da Matthew Nimitz, il rappresentante speciale dell’ONU responsabile del dialogo tra le due parti; un nome che , tra nord e sud , vecchia e nuova, comporterebbe sempre l ‘utilizzo del nome “ Macedonia”, nome sul quale i greci non intendono transigere.
Abbandonando la ex Iugoslavia nel 1991 , il nuovo stato balcanico aveva deciso di denominarsi proprio Macedonia , dimostrandosi pero’ poco attento al vicino greco per il quale Macedonia è un nome che fa strettamente parte del suo patrimonio storico e geografico.
Macedonia infatti si chiama la maggiore regione del nord della Grecia , storicamente legata a Filippo il Macedone, che è seppellito proprio a Salonicco ed al figliolo Alessandro Magno, i mitici condottieri dell’antica Macedonia .
« Giu’ le mani dalla Macedonia “ ha gridato Mikis Theodorakis – l’autore della danza di zorba divenuta ,nel tempo , il vero di tutti i greci – sfilando in testa al corteo sulla sua sedia a rotelle , reclamando un referendum sul nome della Macedonia e ricordando ai media internazionali che difendere i diritti di un popolo non significa essere nazionalisti ma vuol dire semplicemente essere patrioti.
Da tempo Skopje vorrebbe appropriarsi del nome rivendicato dai greci e se oggi effettivamente riuscissero ad entrare nell’Alleanza Atlantica e nell’unione europea, cosa che potrebbe avvenire solo grazie al voto favorevole dei greci, gli abitanti di skopjie si sentirebbero poi autorizzati a minacciare gli stessi interessi greci della regione.
I greci non ci stanno e a dispetto degli accordi dettati dagli americani e dalla tecnocrazia europea hanno sfidato i compromessi dell’esecutivo delle “contraddizioni” di Syriza/Anel riunendosi numerosi in una marcia di protesta sventolando , in una piazza importante come piazza Syntagma, la sede del parlamento greco , la bandiera con il sole di Vergina, lo stemma dell’antico regno geco di Macedonia.
Eugenio Preta