Unione europea: i popoli hanno i governanti che si meritano
Lo scorso mese di novembre si è tenuto a Budapest, un incontro tra i 16 paesi dell’Europa centro-orientale e il primo ministro cinese Li Keqing. L’evento, organizzato dal primo ministro ungherese e vicepresidente del PPE Viktor Orban, è stato trascurato quasi ignorato dai media occidentali.
E’vero che Orban non è visto di buon occhio dai poteri di Bruxelles da quando si è messo a capo della fronda anti-europea dei recalcitranti Paesi Visegrad, ma l’incontro in questione è di importanza rilevante visto che Li Keqing, è arrivato in Ungheria dalla Cina, per incontrare i vari rappresentanti dei paesi europei per discutere dell’avvio ai lavori per la costruzione di nuova linea ferroviaria Budapest-Belgrado-Pireo, un progetto infrastrutturale dal costo totale calcolato in 10 miliardi di euro, 3 dei quali già versati dalla Cina, per costruire autostrade, ferrovie, porti, parchi industriali, centrali elettriche, reti di fibre ottiche, ponti e persino un canale che collegherà il Danubio, l’Oder e l’Elba.
La Cina intende così dare vita ad una nuova “via della seta”, certamente per ricavarne vantaggi economici e tecnologici, in prospettiva di conquistare uno spazio strategico e geopolitico in Europa.
Ovviamente la burocrazia europea si è detta preoccupata della situazione che si è venuta a creare – sempre dopo però- ma sembra continuare imperterrita nell’unica operazione politica che sia stata capace di inventarsi finora: quella di aprire le frontiere dell’Unione europea al resto del mondo, come ha fatto recentemente aprendo i negoziati commerciali con i paesi del Mercosur, il mercato comune sud-americano che alla fine favorirà le agricolture concorrenti sudamericane, a svantaggio di quelle europee già colpite dal trattato con il Canada – il famoso Ceta -che ha aperto la strada dell’Europa anche ai prodotti agricoli dell’America del Nord.
Bruxelles continua a raccontarci come l’invasione migratoria sia benefica e necessaria al nostro progresso economico. La bella coppia Junker -Moscovici dal 2015 ripetono all’unisono che l’arrivo dei migranti permetterebbe d’aumentare il PIL dallo 0,2 allo 0,3 % , dimenticando i problemi vitali di identità e sovranità nazionali a vantaggio di qualche miserabile millesimo percentuale di crescita. Ma la loro è solo un’ipotesi però, perché è assurdo che non sappiano che il Pil è la misura della spesa e non della ricchezza di un popolo.
I tecnocrati ripetono che l’arrivo di migranti costituisce una questione di tutela e sopravvivenza del vecchio Continente, facendo proprie le conclusioni di una relazione del ministero del lavoro della repubblica federale che spiega che la Germania da oggi al 2025, avrà bisogno di 1milione e mezzo di immigrati. Ma questi Soloni, hanno escluso di poter trovare questi lavoratori all’interno dei paesi europei, colpiti da crisi economica grave? Hanno pensato ad avviare al più presto politiche sociali a favore della natalità?
Ma per far questo ci sarebbe bisogno di “premiare” la Storia europea, sottolinearne i valori e i traguardi raggiunti, invece di passare il tempo ad autoflagellarsi per le malefatte del passato, ormai Storia, come ha recentemente fatto il presidente francese Macron che ha qualificato il colonialismo francese come crimine contro l’umanità.
Ma i popoli hanno i dirigenti che si meritano.
Ritornando all’incontro di Budapest, la verità è che gli Stati dell’Europa centrale si sono rivolti direttamente alla Cina per trovare il finanziamento delle loro infrastrutture. Ciò dimostra l’inutilità di questa Unione europea che non è in grado di provvedere a sue spese ai suoi stessi bisogni ed ai suoi investimenti. Evidentemente non ne é capace e questo è facilmente comprensibile quando gli Stati sacrificano la loro sovranità economica e monetaria ad interessi privati, a consorzi di banche apatridi, che sono il braccio armato dei nemici degli Stati nazione. Invece di progettare i finanziamenti dell’avvenire, gli stati sono costretti a pagare interessi meccanicamente esponenziali ai banchieri, a sacrificare gli investimenti produttivi per mantenere un’immigrazione difficilmente assimilabile.
L’Europa centrale ha bisogno di reti di trasporto e di infrastrutture , come del resto tutta l’Europa in genere, dove le infrastrutture sono ormai vecchie. La Cina ha capito di poter trarre vantaggio dalla “trasandatezza” europea. Lungimirante, lo stesso Putin chiede da tempo agli europei di partecipare al suo progetto di una grande Eurasia, un’unione economica euro-asiatica che vedrebbe, evidentemente, Mosca giocare da grande protagonista ma che almeno contribuirebbe a risvegliare l’identità e la potenza perdute dei popoli d’Europa.
La restaurazione della nostra sovranità politica, economica e finanziaria rimane però la sola condizione, essenziale per rimanere Europa e non dipendenti da paesi terzi come Russia e Cina.
Eugenio Preta