Davos: sci, doposci ed economia
Come avviene ormai puntualmente ogni anno, la borgata svizzera di Davos ospita alla fine di gennaio il Word Economic Forum , un appuntamento delle elites finanziarie per parlare dei problemi più urgenti a livello planetario, l’occasione giusta per mettere a fuoco le diseguaglianze esistenti nella distribuzione della ricchezza e dei redditi.
Davos costituisce ormai un appuntamento obbligato della finanza che conta, col corollario di una sistema mediatico compiacente..
Sponsorizzato da un centinaio di multinazionali come Nestlé, Goldman Sachs, HSBC, lo State Oil Company of Azerbaijan republic, la Coca Cola, vale a dire tutti i filantropi desiderosi del bene dell’umanità,nello spazio di qualche giorno il FORUM ospiterà il gotha della finanza mondiale che arriverà a davos ,nel piccolo aeroporto creato per l’occasione, a bordo di esclusivi jets privati prima di infilarsi in grosse limousine e scomparire negli alberghi fuori catalogo per discutere di avvenire mondiale condiviso.
Per farsi un’idea della generosità e dell’altruismo dei partecipanti basta rileggere i titoli delle ultime edizioni: nel 2007, anno che precedeva la crisi finanziaria mondiale, gli organizzatori avevano scelto come titolo “Le equazioni del potere che cambia”; nel 2009 “ il modello del mondo dopo la crisi”; nel 2014 “la riforma del mondo”; nel 2017 la leadership attiva e responsabile, tutte tematiche e riunioni ad alto livello che , lo abbiamo tutti sotto gli occhi , hanno effettivamente portato risposte importanti e risultati tangibili alle gravi crisi che colpiscono la società mondiale.
La tematica del Forum quest’anno si denomina “creating shared future”, e si prefigge di creare un futuro condiviso: cosi’ i PDG delle varie società potranno avviare un discorso condiviso iniziando a meglio dividersi gli utili.
Ma la statistica choc denunziata dall’ong Oxfam, anche se il suo metodo di calcolo spesso puo’ essere discusso, parla delll’82% delle ricchezze create lo scorso anno nel mondo detenute dall1% dei piu’ ricchi, una cifra che non puo’ non lasciarci basiti e che sottolinea una differenza permanente delle diseguaglianze che non puo’ essere contestata.
,Usciti dai palazzi dorati ed immersi nella realtà sociali della vera vita di Davos, tra palazzi di lusso, personale inappuntabile, body guards, ed escort siliconate , le élite del mondi avranno la giusta opportunità di riflettere sui modo adeguato di meglio dividere meglio e di meglio fatturare.
Riguardo al modo di meglio dividere hanno una discreta esperienza. L’ideale della suddivisione , secondo loro puo’ riassumersi nella formula “tutto per noi, niente per gli altri”. Il fatto è che per ridurre la frattura rischiano di aumentare la fattura .
Il che significa rimessa in causa dei diritti sindacali acquisiti,liquidazione dei servizi pubblici, soppressione dei vantaggi sociali, concentrazione dei media nelle mani di pochi magnati della finanza , strozzamento dei paesi recalcitranti, lancio di qualche conflitto regionale. Sarebbe pero’ opportuno seguire le discussioni della tematica di quest’anno, la creazione del futuro condiviso proprio per cercare di anticipare le sciagure che nel corso dell’anno si abbatterono sul pianeta.
A questo punto temiamo il peggio; innanzitutto , effetto perverso della combinazione tra altitudine e stagione invernale, a Davos in questo momento sta nevicando, cosa che radicherà la convinzione che il riscaldamento climatico sia davvero una bufala,
Per il momento, fuori da ogni circuito informativo e sprovvisti di qualità profetiche, non possiamo che immaginare cosa potrebbe succedere se una malaugurata valanga, propria dei paesi alpini in questo momenti della stagione, si abbattesse sull’annoiata Davos, portandosi a valle tutti gli oltre 2500 delegati che partecipano a quello che da molti è ritenuto un vero e proprio summit criminale.
Poi ci diciamo che non ci è consentita neanche questa generosa illusione perché , per antonomasia , le catastrofi naturali sono riservate doverosamente alla povera gente, mentre i piu’ ricchi, catastrofati di loro natura, riescono sempre a farla franca…
Eugenio Preta