Catalogna: la strumentalizzazione delle rivendicazioni indipendentiste
Nel contesto delle rivendicazioni autonomistiche delle piccole Patrie, quelle regioni o quelle parti di territori che effettivamente possiedono ragioni storiche, culturali ed identitarie per richiamarsi all’autodeterminazione ed all’indipendenza da un potere centrale lontano e distratto, la Scozia e la Catalogna rivestono particolare valore di riferimento.
Avevamo assistito nello scorso autunno, nella sede del Parlamento europeo di Bruxelles, ad una conferenza programmatica dei vari gruppi indipendentisti europei e, con nostra grande delusione, abbiamo ricavato l’impressione che i movimenti indipendentisti presenti obbedissero piu’ a logiche partitiche che ad una vera e propria spinta ideale, fossero cioè di parte .
Anche in quelle aule europee, la logica dell’appartenenza trionfava sulla necessaria autonomia ideologica e tutto il discorrere di quei tre giorni si esauriva nella sfilata auto-referente di deputati europei, soprattutto di sinistra e centro sinistra, che dovevano trovare riscontri elettorali dall’incontro promosso.
Eppure da qualche tempo l’ideale separatista latita, sembra essersi perso in un pragmatismo senza ideologie, segna il passo e passa nel silenzio di media troppo interessati solo all’attualità contingente.
In Scozia , nonostante Salmond e il cammino che come primo ministro aveva imposto sulla via della rivendicazione di indipendenza , la spinta separatistica sembra essersi esaurita. Certamente a causa del risultato del referendum britannico sulla Brexit che, c’e da credere, ha depotenziato l’ideale di autonomia ed anzi ha fatto scattare l’impressione di voler mantenere il Paese, non piu’ in un contesto nazionale ma addirittura proiettarlo paradossalmente in seno ad un’organizzazione sopranazionale che , per sua natura , tutto assimila e omogeneizza.
In Catalogna, al di là delle rivendicazioni regionaliste ed autonomiste spinte all’estremo, stiamo assistendo ad un vero e proprio colpo di stato verso una secessione illegale.
Accade infatti che la settimana scorsa il Parlamento catalano abbia votato con una maggioranza molto relativa – ottenuta grazie all’astensione di Podemos, il partito dei nuovi progressisti ed alla mancata partecipazione al voto del Partido popular, i Socialisti e di Ciudadanos, la faccia meno sinistrorsa della protesta “grillina” di Podemos , che insieme avevano lasciato l’aula – una legge che convocava per il prossimo 1° ottobre un referendum sull’indipendenza ed un’altra che prevedeva le norme di attuazione della secessione della Catalogna.
Le due leggi, senza alcun valore legale, sono state annullate dal Tribunale Costituzionale spagnolo – era il minimo che potesse fare – che ha vietato peraltro la tenuta di qualsivoglia referendum , ma segnano pero’ una rottura unilaterale non solo con la Spagna, ma anche in seno allo stessa rappresentanza
Madrid ha praticamente abbassato le braccia di fronte ai ribelli che , a questo punto , continuano imperterriti nelle loro intenzioni, tanuto piu’ conto che la legge spagnola semplicemente da tempo non è piu’ in vigore nella regione.
Cosa potrà succedere adesso in una situazione eccezionale di doppio esercizio del potere? Quello che diceva il filosofo Carl Schmitt – che cioè è legittimato chi decide in situazione eccezionale- e in Spagna , da quaranta”ann ormai da quando cioé la democrazia ha iniziato la decomposizione della Patria, decidono ormai le “elites” progressiste e multiculraliste.
Deciderà’ quindi la piazza, il luogo dove si decidono le rivoluzioni , il luogo in cui una polizia divisa in due dovrà fronteggiare migliaia di rivoluzionari indipendentisti infiltrati dalle truppe di sinistra, altrimenti dette “altero-mondialiste” che già convergono su Barcellona .
Ma non è la secessione il solo obiettivo di Podemos e di tutti gli estremisti di sinistra catalani.
Al di là delle condivisibili istanze di autonomia e di autodeterminazione dei popoli, l’obiettivo principale dell’estrema sinistra mondialista e multiculturalista travestita da indipendentista, è soprattutto la rivincita di quella rivoluzione auspicata da anni: quella stessa rivoluzione che avevano tentato i loro nonni, dal 1936 al 1939 , allorquando il grande terrore rosso sconvolse la Catalogna, nel momento della guerra civile spagnola.
Eugenio Preta