L’Unione europea vuole sanzionare la riforma del sistema giudiziario in Polonia
Gli acquisti comunitari sono la piattaforma comune di diritti e di obblighi che vincolano l’insieme degli Stati membri pero’ costituiscono oggi le barriere dietro le quali si trincera questa Unione europea quando deve respingere ogni tentativo di cambiamento degli equilibri prestabiliti e – per fare questo- è costretta persino ad evocare pericoli di gravi attentati alla democrazia .
Se i Paesi cosiddetti fondatori sembra si siano addormentati nel relativismo imperante, nell’accettazione della pervicace cancellazione delle loro sovranità peculiari, da qualche tempo assistiamo, specialmente nei Paesi dell’Europa centrale e orientale , all’avanzata di forze soprannominate ,piu’ per disprezzo che per meditata definizione, populiste.
Pero’ se queste forze populiste e, guarda caso sempre conservatrici e autoritarie, sono ormai vincenti in Ungheria, Slovacchia, repubblica Ceca ma anche in molti paesi dell’Europa occidentale sarebbe opportuno che i Soloni europei finissero di catalogare come Populismo tutto quello che si oppone alla gestione operata dai loro potentati massonici e bancari , spacciati per Unione europea , ormai metro e misura del vivere civile di tutti gli Stati membri.
La Dieta, la Camera bassa del parlamento polacco , ha adottato, in questo fine settimana, la legge per la riforma della corte Suprema che, secondo l’opposizione interna ed esterna, rimette in discussione l’attuale separazione dei poteri , in questo caso l’indipendenza del potere giudiziario, accrescendo il potere dell’esecutivo a detrimento di quello giudiziario e, di fatto, la silloge si chiude con l’attentato alla stessa democrazia
La nuova legge infatti prevede la competenza del solo Parlamento nel pensionamento e nella sostituzione dei giudici della Corte suprema.
Due altri testi di legge, già adottati, vengono violentemente criticati . Uno tratta del Consiglio superiore della magistratura prevedendone la scelta ad opera del parlamento; l ‘ altro modifica il regime dei tribunali i cui presidenti ormai verranno nominati dal ministro della giustizia.
Apriti cielo: tutta la stampa progressista europea, molto legata al verbo corrente, ha alzato le barricate e convocato le opposizioni alla ribellione; l’Unione europea ha richiamato all’ordine il governo Polacco avvertendolo che continuando nel suo progetto di riforma sarebbe incorso nelle sanzioni previste dall’art 7 del trattato di Lisbona, mai messo in opera.
Secondo il presidente del partito di maggioranza , PiS, Jaroslav Kaczynski, questa riforma riguarda unicamente lo Stato polacco e le questioni che la riforma tratta sono di stretta ed esclusiva competenza dello Stato. Di conseguenza ogni intervento esterno diventa soltanto una indebita ingerenza negli affari interni della Polonia e deve intendersi soltanto come una contestazione di carattere politico
Il presidente Kaczynski sostiene che i magistrati devono essere ritenuti responsabili delle loro decisioni e che l’amministrazione giudiziaria deve servire tutti i polacchi e non soltanto le “elites”
Nel braccio di ferro tra UE e Polonia si è inserito anche il governo ungherese di Orban che, per mano del suo ministro degli esteri ha richiamato l’Unione europea a rimanere nell’alveo delle sue competenze senza fare pressioni indebite nella sfera interna di uno Stato nazione
A questo punto il sostegno ungherese diventa preziosissimo perché impedirebbe l’applicazione do quell’art 7 del trattato che permette si’ di verificare la violazione da parte di un Paese membro d ei valori fondamentali dell’UE ma ne prevede il voto ad unanimità in seno al Consiglio.
Del resto Bruxelles ha già decretato molteplici procedure di infrazione nei confronti della Polonia che porteranno alla comminazione di importanti ammende pecuniarie. Ciononostante il PiS non arretra di un passo affermando di poter contare sul largo consenso della popolazione polacca.
I media , banalizzando cosi’ ogni residua sovranità dello Stato-Nazione, pero’ continuano a denunziare le riforme polacche come vere violazioni della democrazia, ma rimangono senza sostegno perchéè trovano una barriera insormontabile al loro proselitismo “democratico”: il sentimento della popolazione polacca, favorevole alle riforme approntate dal suo governo.
Eugenio Preta