‘Cas Tumminìa: la società di Verona ‘Terre e Tradizioni’ rinuncia alla difesa dei marchi
Lo comunicano il presidente di TerraeLiberazione, Mario Di Mauro, e il presidente del movimento contadino Simenza, Giuseppe Li Rosi. In un post su facebook spiegano i retroscena di questa vicenda. Con molta probabilità, su questo finale avrà influito il ricorso all’Antitrust presentato dallo stesso Di Mauro
Niente marchi sule varietà di grani antichi della Sicilia Timilia, Maiorca e Strazzavisazzi. La società con sede a Verona, ‘Terre e Tradizioni’, ha mollato la presa. Ha registrato i marchi di queste tre cultivar storiche della nostra Isola. Ma ora ha deciso di lasciare l’uso dei nomi di queste tre varietà di grano a tutti.
A comunicarlo, con un post su facebook sono Mario Di Mauro, cofondatore del movimento contadino Simenza, e Giuseppe Li Rosi, presidente di Simenza.
“I FICIMU SKANTARI. e hanno fatto bene ad avere PAURA di NOI”, scrivono Di Mauro e Li Rosi.
E aggiungono:
“Siamo lieti di informare che la società ‘Terre e Tradizioni Srl’ di Verona ci ha appena comunicato di rinunciare unilateralmente alla difesa dei marchi dei GRANI SICILIANI ANTICHI che ha registrato lasciandone il libero uso a tutti”.
“Vigileremo sulla formalizzazione della rinuncia – precisano sempre Di Mauro e Li Rori – ma ne prendiamo atto volentieri. La lettera è firmata e la questione potrebbe chiudersi rapidamente senza “feriti”.
Fine della vicenda?
“Noi all’Antitrust andiamo avanti lo stesso – concludono il presidente di TerraeLiberazione e di Simenza – rimodulando a 360°. E che serva da avvertimento. Noi non stiamo giocando. Questa è una Vittoria, ma la battaglia vera è sulla FILIERA AGRO-INDUSTRIALE”.
Sulla vicenda ieri è intervenuto anche l’avvocato Lillo Massimiliano Musso, che è un esperto in materia di brevetti e di marchi.
“Ai sensi dell’art. 13 del Codice della proprietà industriale – ha detto l’avvocato Musso – non possono costituire oggetto di registrazione come marchio d’impresa i segni privi di carattere distintivo. Nel caso di specie, la parola ‘Timilia’, è parola di uso comune nel linguaggio corrente, come nel linguaggio commerciale, ciò perché designa la specie di un grano antico siciliano. Quindi, ‘Timilia’, comunque accentato o variato in relazione ai differenti dialetti siciliani, non assume alcun carattere distintivo di un prodotto commerciale, trattandosi di specie botanica del grano duro, secondo la tassonomia agricola”.
“Per il Tribunale di Milano, sezione specializzata in materia di imprese – ha precisato sempre l’avvocato Musso – la registrazione di una parola di uso comune costituisce non solo la violazione della leale concorrenza, ma rende ‘suscettibili di appropriazione anche termini o simboli facenti parte della storia della lingua e della vita quotidiana e non risultato di ricerca di mercato, di studio o di un’originale intuizione commerciale’”.
Fonte: www.inuovivespri.it