Il Frontex e il traffico di esseri umani
La vocazione peculiare dell’Unione europea è quella di regolamentare i rapporti tra gli Stati membri. A tal fine l’Unione ha creato oltre 2000 agenzie che abbracciano i differenti ambiti sociali, culturali, finanziari, economici e ambientali , dislocate in tutto il territorio continentale anche per dare un supporto in termini di importanza, finanziamenti , organigrammi e funzioni agli Stati membri.
Di fronte alla crisi attuale dei flussi migratori, l’Unione ha creato Frontex. Dietro una denominazione da “cartoni animati”, si nasconde invece l’ufficiale “Agenzia europea della coste e delle frontiere”.
Frontex, effettivamente, sorveglia talmente bene le frontiere europee che nel corso dello scorso anno ben 180mila migranti sono approdati soltanto sulle coste siciliane e dell’Italia meridionale, 5mila dei quali, purtroppo, non conosceranno mai l’eldorado che schiavisti senza scrupoli avevano prospettato loro e che invece, si è rilevato soltanto un miraggio: i loro cadaveri giacciono sul fondo di quel mare, i mille mediterranei di Braudel, paesi rivieraschi che si erano scambiati secoli di storia e di commerci.
Mediterraneo che in questi ultimi 5 giorni ha accolto altri 13 mila migranti, dopo la pausa conseguente al divieto di sbarco promulgato per non disturbare il soggiorno a Taormina dei “grandi ” del G7 , che avrebbero dovuto discutere , proprio davanti a quel mediterraneo siciliano di questa realtà che effettivamente non hanno alcuna intenzione di affrontare seriamente, come dimostrato dai risultati fallimentari del G7. Questa massa di migranti, maschi africani adulti, in maggioranza, non sbarcano per caso, secondo lo spirare del vento. Assolutamente no, perché Frontex ha l’estrema bontà di andarli a raccogliere in prossimità delle acque territoriali libiche fin dove i battelli pneumatici “made in China”, stracarichi, possono portarli, prima di affondare. Per la verità Frontex non dispone di attrezzature o guardie di frontiera proprie. Quando coordina operazioni congiunte, si affida ai Paesi dell’UE per la fornitura di guardie, navi, aerei e altre risorse, pronta poi a rimborsare i costi d’invio degli operatori e il costo del trasporto, del carburante e della manutenzione di base delle attrezzature.
Il bilancio del funzionamento di Frontex, basato a Varsavia, stranamente lontano dalle coste mediterranee, fluttua tra gli 80 e i 115 milioni annuali; una quisquilia rispetto ai miliardi che invece il business dell’accoglienza dà ad una moltitudine di soggetti che va dagli autisti dei pick-up alla rete criminale dei proprietari di battelli di ogni tipo.
Frontex, del resto, ha stimato in 3000 euro il solo costo di un passaggio da Agades, località della Nigeria dove si concentrano i migranti provenienti dall’africa francofona e da quella anglofona, fino alle coste libiche . Questi poveretti ci arrivano in autocarri ufficiali di linea e vi sostano in attesa di attraversare il deserto fino a Sebha , 660 km nel territorio di Tripoli. Durante il tragitto sono preda dei capi del ghetto, denominazione delle case di fango dove vengono rinchiusi finché un pick-up possa prenderli a bordo: un vero traffico di esseri umani organizzato dai Tousbous e dai Tuareg, in guerra tra di loro, per il controllo dei territori a sud della Libia, diventati ormai miliardari, con il sospetto che investano in armi i ricavati dei loro traffici schiavisti. A Sabha, chi ha ancora qualche soldino può comprarsi un passaggio fino alle coste libiche mentre chi è rimasto senza soldi deve sottomettersi ai libici che li metteranno a lavorare finché potranno comprarsi un posto su un barcone.. Sulle coste libiche i trafficanti riempiono i battelli fino a 160 persone che diventano 400 se il battello disponibile dovesse essere uno scafo più grande che i proprietari volentieri sacrificano in un ultimo viaggio ben retribuito se riesce ad apportare quasi 500mila euro.
La strada del deserto è attraversata da centinaia di pick -up stracolme di migranti che risalgono verso la Libia e, secondo testimoni oculari, punteggiata dai cadaveri dei migranti più poveri che decidono di attraversare a piedi e rimangono sui bordi di quella strada, vittime di quel deserto. L’ Europa e l’Italia specialmente, sono arrivate al limite estremo di un’accoglienza senza senso, con la sola conseguenza che questi poveretti si ritrovano, dopo tanti sacrifici e sofferenze, senza famiglia, senza lavoro, quando al contrario sarebbe molto più semplice chiudere i canali di sovvenzione che alla fine sono solo incoraggiamenti alla partenza. L’Europa non può più accogliere. Adesso tocca agli stessi governi africani, diretti responsabili di queste vere e proprie invasioni, dover trovare le soluzioni per fermare il flusso migratorio. Se fingessero di non capirlo all’Europa non resterebbe altro che rivedere la sua politica di aiuti allo sviluppo cessando di finanziare le infrastrutture in costruzione e chiudendo ogni canale di finanziamento verso il continente africano.
Eugenio Preta