A Taormina gli Usa bloccano la follia “immigrazionista” del G7
Non è una novità dire che Donald Trump divida il mondo politico, per questo il nuovo présidente americano rimane il bersaglio preferito dai media “sconfitti” che non perdono occasione per sottolineare ogni sua eventuale “gaffe”. Da parte sua il presidente americano presta senz’altro il fianco alle critiche mostrandosi irrispettoso delle formalità e poco interessato ai dettagli.
A suo vantaggio gioca sicuramente la fiera volontà di sfidare le pressioni e il politicamente corretto su un certo numero di argomenti essenziali per il nostro futuro, primo fra tutti la crisi dei flussi migratori che ormai coinvolge tutto il mondo occidentale .
Nel corso del recente vertice del G7 a Taormina – al di là della “boutade” dei cerca-gloria, goffi e inopportuni- la presidenza del consiglio italiano era stata incaricata di preparare , con i differenti servizi governativi dei Paesi del G7 , i testi che sarebbero stati portati in discussione .
Uno dei documenti “Visioni del G7 sulla mobilità umana”, si prefissava di trattare le tematiche migratorie per tentare di fornire un quadro regolamentare alla gestione dei flussi migratori,.
Poco propenso a lasciarsi distrarre dalle bellezze mozzafiato di Taormina – e dai siparietti da avanspettacolo del cerca-pubblicità messinese, che intanto era riuscito a togliere ogni riferimento logistico, culturale o storico alla città di Messina , a vantaggio di Catania, – Trump ha voluto aggiungere due elementi importanti al testo di 6 pagine preparato dagli italiani, modifiche che hanno praticamente reso il documento dello sfortunato Gentiloni, caduco e inutile.
Mentre il fronte dei buonisti , italiani in primis , cercava di valorizzare l’aspetto positivo della mobilità umana e dell’integrazione dei migranti , al rispetto dei diritti umani dei migranti, Trump faceva aggiungere anche il diritto sovrano degli Stati membri nel controllo delle loro frontiere e nel fissare limiti precisi all’accoglienza, proporzionati alla necessità di garantire la sicurezza interna e il benessere economico.
Sfortunatamente per il fronte europeo, ma fortunatamente per tutti, il presidente USA aveva studiato questo tema e ne aveva fatto una sua priorità tanto che aveva previsto persino di bocciare qualsiasi documento non avesse ricompreso la visione americana , mettendo finalmente un freno, necessario ormai, al ricatto delirante delle ONG, di croci rosse , curie e misericordie che avevano creduto di poter dettare agli Stati sovrani , fino a prova contraria garanti dell’ordine internazionale, la loro visione delle politiche migratorie.
La posizione americana al G7 ha trovato poi sponda opportuna da parte dei Paesi Visegrad (cfr Eco del Sud del…) oggi in prima linea contro la crisi demografica in atto.
Il Primo ministro polacco, Beata Szydlo ad esempio, recentemente si era opposta al commissario europeo preposto alle migrazioni, il greco Avramopoulos, che voleva forzare Polonia, Austria ed Ungheria ad accettare richiedenti asilo secondo il sistema delle quote imposte ai Paesi membri ed in un vibrante intervento in seno alla Dieta polacca , aveva inteso interrogare le coscienze dei partners europei ricordando che la Polonia non ha nessuna intenzione di cedere al ricatto dell’Unione europea e che non intende partecipare alla follia della burocrazia di Bruxelles e, chiedendosi proprio dove vorrà arrivare questa Europa, la signora Szydlo ha invocato il risveglio del continente europeo dal suo preoccupante letargo politico .
Effettivamente l’Europa e il mondo intero non possono rimanere ad aspettare ; in un contesto economico segnato dall’aumento del debito sovrano dei paesi industrializzati e dall’incapacità di ritrovare un livello di crescita accettabile , restiamo ancora troppo deboli per ricevere decentemente migranti che già sappiamo di non poter integrare, e ancor meno di poter assimilare.
Eugenio Preta