Intervista a Ciro Lomonte, candidato Sindaco di Palermo per il Movimento Siciliani Liberi
1- Cosa ti ha spinto a candidarti Sindaco di Palermo?
Ho già risposto più volte pubblicamente a questa domanda. Non sono mai stato iscritto prima d’ora a nessun partito né sono mai stato candidato sinora ad alcuna competizione elettorale.
Amo profondamente la mia città e la mia terra. Ho riconosciuto nella nascita del Movimento Siciliani Liberi, che a qualcuno sembra eccessivamente estremista ma non lo è, l’unica vera novità nel desolante panorama dei partiti italiani. Il Movimento ha già un quadro programmatico e una leadership credibile per garantire un riscatto della Sicilia, atteso da troppo tempo. Mi sono iscritto. E lì sono iniziati … i miei guai.
Mi hanno chiesto infatti di presentare la mia candidatura a sindaco di Palermo nelle consultazioni interne per le Amministrative 2017. Inizialmente non ero affatto convinto dell’opportunità di lanciarmi in questa avventura. Poi ho compreso che sarebbe stato un prezzo da pagare per il bene di Palermo e della Sicilia intera.
In questo momento sono convinto che la nostra bella lista di candidati al Consiglio Comunale supererà almeno lo sbarramento del 5%. Ma chi lo dice che non arriveremo al ballottaggio? In ogni caso il nostro è un progetto di ampio respiro. La campagna di Palermo è solo una tappa appassionante della liberazione della Sicilia intera.
Il risveglio delle coscienze che percepisco, gli astenuti da decenni che rifanno la tessera elettorale per votarci, il dibattito sulla nostra storia e sul nostro futuro che è stato alimentato dal Movimento, sono tutte componenti di un venticello che sta crescendo e sta diventando tempesta. Un uragano che spazzerà via i partiti colonialisti, non i siciliani!
La gente che incontro mi chiede di mandarli via. Non è in mio potere farlo. Ci riusciremo tutti insieme, uniti. Qualcuno potrà obiettare: non sono anche loro siciliani? Certamente. Ma sono venduti ad un sistema coloniale che dura da almeno settant’anni, tradendo uno Statuto Siciliano mai attuato.
2- Cosa si prova a dover sfidare persone della portata di Orlando e Ferrandelli, o comunque candidati mediaticamente più esposti? In cosa pensi di essere migliore o peggiore degli altri candidati?
Provo rispetto per le persone e la loro storia. Provo anche un senso di inadeguatezza, per la mia mancanza di esperienza politica e per la scarsezza di risorse economiche del Movimento. È sotto gli occhi di tutti il dispiego notevole di forze e di soldi che Orlando e Ferrandelli stanno impiegando, la copertura mediatica che viene loro garantita, i costosi manifesti affissi in tutta la città, il corteggiamento che ricevono da parte dei partiti italiani.
L’ultimo aspetto è quello che mi interessa di meno. Anzi, non mi interessa affatto. Vorrei anch’io dare vita ad una coalizione ma non di traditori del nostro popolo. Ho partecipato a numerosi incontri da me sollecitati in questi mesi. Avrei volentieri fatto un passo indietro per sostenere un’alleanza di movimenti che trovasse candidati sindaco più rappresentativi di me. Ma sinora ho trovato solo calcolo politico, strategie più o meno machiavelliche, per fare risultato. Proprio quello che la gente non vuole. La gente chiede un programma per migliorare Palermo!
Questo è quello che penso che possiamo offrire noi. Palermo è la quinta metropoli d’Italia, l’unica delle cinque che soffre da decenni una terribile stagnazione, un immobilismo giustificato solo da ideologia e mancanza di progettualità. Non possiamo considerare il tram, che ha creato più problemi di quanti ne abbia risolti, un segno di vitalità. In questa città si gestisce l’ordinario. C’è chi lo sa fare, c’è chi non è capace. Manca invece un progetto di grande respiro per far tornare Palermo la grande capitale del Mediterraneo che è stata.
3- Se dovessi diventare Sindaco, quali sarebbero le priorità del nuovo consiglio? Perché i Palermitani dovrebbero votarti?
Il nuovo Consiglio Comunale non sarà necessariamente dalla parte del Sindaco. La Giunta sì. Quella avrà compiti ardui. Non dimentichiamo che la legge di stabilità crea molteplici problemi. Sono sempre di meno le somme trasferite dallo Stato ai Comuni. Se a questo si aggiunge che lo Stato Italiano sottrae indebitamente ogni anno 7-10 miliardi di euro alla Regione Siciliana si comprende che Palermo si salva se si salva il Parlamento e il Governo della Regione. Dove il Movimento Siciliani Liberi aspira ad essere presente in modo significativo.
Innanzitutto ci proponiamo di coniugare la soluzione di piccoli problemi che rendano la vita migliore ai cittadini con l’avvio di progetti di ampio respiro.
Una Polizia Municipale più attenta a far rispettare le regole senza essere vessatoria o abusare della propria autorità. Servizi pubblici più proporzionati alle esigenze di una metropoli. Raccolta dei rifiuti ispirata al buon senso (la raccolta differenziata, come è concepita adesso, è giustamente percepita come irrazionale dai palermitani, i quali sono sottoposti ad un vero e proprio salasso per coprire le falle della RAP e debbono pure premurarsi a spese proprie di lasciare i rifiuti all’ora e nelle modalità obbligate). Manutenzione continua delle strade e del verde. Attenzione a bambini, disabili, anziani. Più cura dei luoghi per le discipline sportive.
Poi vogliamo ridisegnare Palermo. È stato scritto che voglio abbattere lo ZEN. Non è vero. Voglio promuovere la redazione di un nuovo Piano Regolatore Generale per incentivare l’iniziativa privata nella sostituzione graduale della pessima edilizia che caratterizza la città contemporanea. Non mi basta cambiare gli edifici, deve cambiare il sistema di strade, piazze, aree verdi, in modo da avere una città bella in cui ogni quartiere abbia una propria identità e tutti i servizi essenziali. Le persone devono avere la possibilità di uscire a piedi, se fa loro piacere. Non debbono andare per forza in centro. Poi renderemo pedonali quante più parti della città, ma solo se ci saranno mezzi pubblici a sufficienza per arrivarci. E i bambini debbono avere la possibilità di giocare per strada, nei cortili, nelle piazze, senza il timore di essere travolti dalla automobili.
È un programma ambizioso, ma non utopico. In altre città si è fatto. Ci sono tante imprese edilizie che intervengono con i propri capitali laddove l’amministrazione pubblica toglie ostacoli e ha idee.
4- Qual è la tua visione di Palermo?
La nostra città è stata una delle più belle del mondo. Quella costruita negli ultimi cento anni è una delle più brutte. Perché?
Si parla di Palermo come di un contenitore di opere d’arte. Detta così è una sciocchezza. Le opere d’arte sono espressione di una società più o meno armoniosa, capace di raccontarsi attraverso la bellezza. Sono la punta dell’iceberg dei valori dei nostri antenati.
L’arte a Palermo è stata manifestazione, dopo la nascita del Regno di Sicilia nel 1130, di cambi dinastici, non di dominazioni. Altro discorso andrebbe fatto per fenici, romani, bizantini, musulmani. Se si comprende quale prodigio sociale ha prodotto tante meraviglie si hanno pure le chiavi di lettura per valorizzare il passato e avviare la rinascita civile, urbanistica, architettonica, della città.
5- Da cosa nasce la squadra di siciliani liberi?
Dal passaparola. È un fenomeno che ha dell’incredibile. In questo mesi ho conosciuto molte persone di tutti i ceti, accomunate dalla estraneità alle logiche dei partiti, da competenza nel proprio lavoro, da visioni strategiche, da una grande tensione ideale.
Come ho già avuto modo di scrivere, chi sono questi pazzi sognatori del Movimento Siciliani Liberi? Ma esistono davvero? Perché i giornali non ne parlano?
Sono un fiume carsico, anche a Palermo stanno raccogliendo acque sotterranee pulite, di sorgenti che non hanno ancora espresso le proprie qualità. Spunteranno alla superficie per le prossime amministrative e sarà una cascata che ripulirà il volto di questa bella città. E farà rifiorire il Genoardo, il Paradiso della Terra di Re Ruggero.
6- Chi è un Siciliano Libero?
È una persona che si sente defraudata della propria identità, della propria dignità, delle risorse di questa terra meravigliosa. Sono uomini e donne, anche molti giovani, che non soffrono dei virus dell’ideologia. Sono aperti, non hanno verità preconcette da imporre con la violenza fisica o verbale. Sono curiosi di conoscere e di utilizzare il sapere per migliorare la Sicilia.
7- Come si recupera l’esser fieri di essere Palermitani?
Non mi convince il concetto istrionico di multiculturalità. Quando i palermitani riscopriranno la propria identità saranno molto più capaci di accogliere chi arriva da fuori. Come avveniva una volta.
Più studio la storia del Festino di S. Rosalia più rimango allibito. Quello che si celebra adesso è una carnevalata posticcia. Prima del 1860 era l’evento dell’anno, alla cui riuscita collaboravano tutti e le cui manifestazioni erano espressione del carattere palermitano, sanamente sanguigno come la sua arte e il suo artigianato. Dal 1860 in poi hanno impedito di celebrarlo. Chi prese questa decisione sapeva che sarebbe stato pericoloso radunare i cittadini in quella decade di luglio. E voleva cancellare il senso di appartenenza di un popolo. Purtroppo ci riuscirono, non senza episodi di violenza inaudita, come la barbara repressione della rivolta del sette e mezzo, nel 1866.
Ci sono alcune dichiarazioni di personaggi pubblici di fronte alle quali inorridisco. Dicono che bisognerebbe combattere l’inciviltà dei palermitani. È vero che c’è molta barbarie, ma di chi è la colpa? Se i palermitani fossero costitutivamente maleducati, pigri, abusivi, sporchi, perché questi uomini politici restano qui a governarli? Perché non se ne vanno piuttosto che continuare a favorire l’emigrazione dei migliori? A volte sento dire loro che tollerano i miei concittadini, che loro – gli amministratori illuminati – rappresentano una minoranza culturale.
Trovo tutto ciò inaccettabile. Si tollera chi è fastidioso. La tolleranza così intesa è un concetto distorto, elitario, irriguardoso.
Se si fa una diagnosi corretta si vede che molti palermitani non sono palermitani, perché figli di un’immigrazione interna alla Sicilia che non si è pienamente identificata con la città. Altri sono la clientela di politici che hanno permesso loro di tutto in cambio del voto.
I veri palermitani non sono così. Sono persone stupende, uomini e donne che non sono rappresentati da certe penose caricature dei comici locali. Facciamo emergere l’autentica anima palermitana, di cui si può essere solo fieri, e questa città diventerà il posto più bello in cui vivere.
Vale la pena spendersi per questo obiettivo.
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