Aleppo Est Siria: Quanti interrogativi, quanta confusione, quanto dolore
Dopo quattro lunghi anni di guerra e soprattutto dopo le menzogne e le contro-verità veicolate dai media anti regime, veramente non troppo indipendenti, finalmente la verità in Siria sta cominciando a venire a galla.
Non la manipolazione o quella verità a senso unico che ci hanno svelato i media del pianeta e i responsabili di Stati che pare avessero un solo scopo: abbattere Assad, degno successore di suo padre, Assad al assad il dittatore di Damasco.
Mezzi d’informazione che andavano in estasi quando i politici dichiaravano che i terroristi di Al Nousra stavano facendo un ottimo lavoro in Siria e insistevano che bisognava eliminare Bachar Assad, senza immaginare neanche per un secondo che una volta eliminato proprio Assad, l’islam più radicale si sarebbe impossessato di quel Paese che pur aveva dato 5 papi alla Chiesa di Roma.
Islam radicale che avrebbe creato il caos – ricordiamo le primavere arabe a targa USA e UE – avrebbe imposto la charia e la legge coranica a quei siriani che, almeno fino al 2012, vivevano in piena libertà la loro religione e i loro modelli di fede e di vita. La caduta di Aleppo Est oggi ristabilisce finalmente lo svolgersi degli avvenimenti, mano a mano che si scoprono le atrocità dei ribelli, definiti “moderati” dai media occidentali, atrocità che questi stessi mezzi di informazione fanno pure ancora tanta fatica a rivelare.
Questa informazione di parte non è accettabile: è la (dis)informazione di sempre, la stessa che si era impossessata con morbosa avidità della notizia del massacro di 83 civili inermi ad opera dell’esercito regolare siriano, dimostrando cosi di voler accettare senza filtri l’informazione che inviava l’OSDH (un organismo fasullo diretto da Oussama Ali Suleiman, un britannico salafista specializzato in manipolazioni mediatiche a danno di Assad ed a beneficio dei media occidentali). Un massacro che poi l’ONU stesso ha rifiutato di accettare ed ha sottoposto alle opportune verifiche.
La stessa stampa che dichiarava che il presidente Assad stava affamando gli aleppini rimasti ad est, senza poi invece riuscire ad ammettere che queste decine di migliaia di sfortunati fossero realmente ostaggio dei ribelli.
Liberando il quartiere martire di Al Kalasa, i soldati del regime, in contraddizione alle notizie che riferivano l’assoluta mancanza di cibo, hanno ritrovato resti alimentari nella scuola che serviva da quartier generale all’Esercito dell’Islam, mentre in un video girato da Euronews si vede chiaramente come gente affamata cerchi di accaparrarsi un pezzo di pane del soccorso umanitario. In verità la penuria alimentare aveva colpito certamente la popolazione civile, ma non le truppe jadaiste che potevano ancora contare su riserve alimentari importanti.
Manipolazione madiatica, dicevamo, che oggi riesce a mettere in discussione anche i testimoni oculari che hanno veramente il coraggio di sfidare i media, quando raccontano i bombardamenti quotidiani al gas nervino operati dai ribelli, oltre 11 mila vittime tra gli aleppini nella parte ovest della città. Testimoni oculari non solo messi in discussione, ma oggetto anche di una campagna denigratoria, come quella scatenata ad esempio da un giornale politicamente schierato come il Nouvel Observateur francese, che li accusa persino di essere agenti al servizio di Assad.
Ci sono però anche testimonianze indipendenti serie e oggettive di questa guerra civile, come quella della giornalista canadese Eva Bartlett, che in un video di soli due minuti, è riuscita a confutare tutte le argomentazioni contro Assad utilizzate per mesi dai media occidentali. Un esempio tra i tanti che contesta quella verità imposta oggi dal politicamente corretto che vuole Assad assassino sanguinario del suo popolo.
Noi restiamo sconvolti delle notizie della guerra, dei morti civili e dei bombardamenti indiscriminati, leggiamo i resoconti dei reporter dalle zone di guerra, ma non riusciamo ad accettare la confusione mediatica che non ci fa capire cosa veramente succeda ad Aleppo e in territorio Siriano da quando l’Isis ha infiltrato la contestazione civile al regime di Assad, facendo convergere nel territorio siriano i suoi tagliagole afgani, iracheni, turchi e persino i mercenari occidentali.
Storciamo il naso e non ci lasciamo abbindolare da una “disinformazione mediatica” che puntualmente dipinge di valore i ribelli e di indegnità le truppe regolari di Assad. Crediamo ci siano immagini che non si possono poi assolutamente contestare: sono le immagini della felicità dei giovani siriani che festeggiano, tra le macerie di Aleppo Est ancora fumanti, una libertà che hanno riconquistato dopo l’inferno che ha trasformato le loro vite, in incubo e dolori infiniti.
Eugenio Preta