Conferenza internazionale sugli sbarchi

logo-as10L’Altra Sicilia, associazione al servizio della Sicilia e dei Siciliani al di qua e al di là del Faro, con sede legale a Bruxelles, candida la città di Messina come sede di una ormai necessaria e non più rinviabile conferenza internazionale sugli sbarchi nel mediterraneo e sulle politiche di accoglienza.
Che cosa si aspetta ?

In sede di Unione Europea l’accoglienza selvaggia è addirittura istituzionalizzata. La gestione dell’afflusso è in capo al Paese di primo arrivo dei migranti nel territorio dell’Unione. Il filtraggio di migranti che nella quasi totalità mirano a raggiungere il Nord Europa viene messo così sulle spalle dei Paesi membri bagnati dal Mediterraneo, il che oltre a essere iniquo è anche impossibile.

Il nostro Paese detiene il segmento più ampio e più accessibile della frontiera marittima mediterranea dell’Unione Europea. Quello inoltre che i migranti comunque preferiscono perché sanno che tradizionalmente gli italiani sono più benevoli di altri verso chi bussa alla loro porta. Il nostro governo avrebbe pertanto più che mai motivo di chiedere all’Onu la convocazione della conferenza internazionale

Vale la pena di ripetere ancora una volta che la tappa via mare verso le coste italiane è soltanto l’ultimo anello di catene transcontinentali di traffico di persone umane gestite da organizzazioni internazionali di passatori criminali. Intervenire soltanto sull’ultima tappa di questi itinerari non ha senso. Sarebbe come pretendere di fermare un fiume sbarrandone la foce.
Nell’immediato occorre tagliare queste catene in vari punti; e soprattutto là dove iniziano. E lo si può fare efficacemente solo se sul posto si creano anche realistiche alternative a queste migrazioni disperate.

Si rende invece colpevole di una obiettiva complicità con le organizzazioni criminali che gestiscono questi “viaggi della speranza” chi con irresponsabile moralismo pretende che venga riconosciuto ipso facto il diritto di immigrazione a chiunque riesca in un modo o nell’altro a mettere piede sul territorio nazionale o su una nave che batte bandiera italiana.

Al dovere di soccorrere chi è in pericolo, di dar da mangiare all’affamato e di curare il malato non corrisponde affatto un presunto diritto di accoglienza definitiva della persona soccorsa, nutrita e curata. Sono due cose diverse, senza alcun necessario legame tra loro; e ciò è in primo luogo nell’interesse di chi ha bisogno di accoglienza.

Nella misura in cui infatti si pretendesse di far corrispondere al dovere dell’accoglienza un diritto all’invasione, ben presto la disponibilità all’accoglienza verrebbe meno. Sarebbe ora di rendersene conto.
Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo
17 Agosto 2016