Diplomi per tutti.La grande deculturazione si è compiuta
Nella società contemporanea che ha tutto rivisto e rimodellata alla luce delle nuove esigenze, i nostri interessi sono organizzati ormai come una bamboletta russa, la celebre matrioska, un contenitore a comparti ,il primo dei quali ricomprende in ordine di grandezza decrescente quelli più’ piccoli , di importanza minore.
In questa realtà’ , materiale per eccesso, la matrioska principale ha oggi le caratteristiche dell’economia e della finanza, la causa efficiente di tutto, e lascia agli altri comparti e soprattutto a quello culturale la matrioska più piccola, ultima e inglobata da tutte le altre.
Cultura, da troppo tempo sottratta agli enti di riferimento tradizionali e consegnata senza condizioni a media e tivvu’. Pensiamoci:
Ma vi pare che con i disordini del jobs act in Francia, le minacce di terrorismo sempre latenti, gli scontri tra opposte fazioni di tifosi, il prossimo Brexit, i 10mila migranti giornalieri accolti in Italia , le imminenti elezioni nei maggiori centri italici, ma anche gli incendi e la crisi in sicilia , i mezzi di informazione di massa possano permettersi di indugiare su stadi super tecnologici, su folle festanti ( a proposito, ma in questa Europa, chi lavora , se sono tutti, in trasferta, a vedere le partite della loro squadra nazionale?) edulcorando infine una realtà’ effettuale che niente ha a che vedere con quella effettiva?
Riprendo mettendo discussione proprio il comparto culturale, il settore del sapere, del voler comprendere la realtà’ , che questa nostra società’ delle immagini ha affidato oggi non più’ alla scuola ma a media e carta stampata che fungono ormai da educatori senza esserne peraltro abilitati, incapaci di sottolineare ad esempio la differenza tra il sapere e la conoscenza, compito a cui avevamo delegato solo la scuola.
Il periodo mi sembra quello giusto, quello dègli esami di fine ciclo, della maturità’ che impegna i giovani, oggi chiamati ad argomentare , a spiegare e dimostrare la loro preparazione senza cadere nella trappola del fuori tema, o del nozionismo.
Ma oggi, questa nostra scuola , cosa intende veramente valutare? La tendenza reale del candidato alla retorica o la capacità’ di avanzare una riflessione critica e analitica , meglio se sostenuta da una seria preparazione scolastica?
Un voler disquisire però’ del sesso degli angeli senza ritenere che la realtà’ però’ , una volta varcate le soglie dell’universita’ metterà’ in evidenza l’inutilita’ della bravura celebrata da un diploma e l’angosciante realtà’ della mediocrita’, purtroppo .
Non c’è’ più’ tempo per abbandonarsi a questa riflessione, docenti e discenti sono lanciati in una lotta proustiana contro il tempo perduto. La grande de-culturazione si è’ ormai compiuta con la sostituzione dei modelli di riferimento e la scuola per tutti, le università’ livellate verso il basso, sono diventati parcheggi in attesa di improbabili sbocchi lavorativi .
È’ fuori di dubbio che l’offerta culturale sia veramente molteplice , non si tratta qui di giudicare se la cultura venga effettivamente insegnata e recepita, al contrario si tratta di rendersi conto di come questa cultura abbia raggiunto il suo apogeo di diffusione massiccia, esponenziale ed egualitaria, con il paradosso di aver ridotto però’ la sua qualità’ effettiva.
Perché’ la cultura , per definizione, è’ un bene aristocratico proprio perché’ non può’ venire diviso come un bene qualunque, può’ essere certamente condiviso , ma comporta delle contromisure per evitare il risultato che abbiamo tutti sotto gli occhi: una massa di pretendenti convinti , dall’alto della loro ignoranza, di essere titolari di un diritto /privilegio naturale e intoccabile al sapere ed ai diplomi.
Oggi la cultura però’ si è’ arrogata l’eccessivo privilegio della distribuzione di massa,dell’egualitarismo , della quantità’ a dispetto della qualità’ , tanto da lasciar auspicare un nuovo 4 agosto (la notte del l’abolizione dei privilegi)
Naturalmente, alla fine, questo nostro diventa un discorrere elitario, e puo ‘ pure essere ritenuto scandaloso e inaccettabile in questa nostra società’ iper- democratica e super -avanzata del sapere per tutti.
Ma il fatto di edulcorarne il significato non ne attenuerà’ sicuramente la realtà’.
Non si può’ restare a guardare senza reagire. Il sistema è’ riuscito a produrre ciò’ di cui aveva bisogno: una manodopera a basso costo, messa in concorrenza con un sottoproletariato venuto da fuori, ammaestrato ad un solo compito e soprattutto derubato di quella sua preparazione culturale che si voleva globale e che, un tempo, gli permetteva di analizzare il sistema, di integrarsi in questo sistema o di criticarlo.
Questa cultura globale di una volta , questo minimo intellettuale vitale , obbedendo all’esigenza della comunitarizzazione e del l’egualitarismo è’ esattamente quello che è’ venuto a mancare alla scuola e che oggi la sprofonda in quell’inutilità pseudo-culturale cui fa da esatto riscontro il massiccio afflusso poi nelle università’ e negli istituti superiori che ormai sono diventati inutili e superati dalle nuove esigenze che ha creato quel che resta del mondo del lavoro. Abbiamo consentito l’accesso universale al sapere ma non siamo riusciti ad evitare la grande opera di de- culturazione ottenuta e di cui avremmo volentieri fatto a meno
Eugenio preta