Brexit: hanno tentato di ucciderlo ma è lui che ha ucciso l’Unione Europea

E’ il 24 Febbraio del 2010 e il parlamento europeo ascolta, tutto, le parole di un eroe del nostro tempo. Si chiama Nigel Farage, leader politico inglese che si batte contro la dittatura europea, contro le banche, contro il “mostro” che sta distruggendo la vita di 500 milioni di persone. Le parole, che scorrono come un fiume in piena, sono durissime e tutte contro Herman Van Rompuy, presidente del consiglio europeo: “lei ha il carisma di uno straccio umido e l’apparenza di un impiegato di banca di basso grado. Ma la domanda che ci poniamo è: chi è lei? Chi ha votato per lei? Nessuno, in Europa, ha mai sentito parlare di lei. Chi ha votato per lei e quale meccanismo hanno i popoli europei per rimuoverla? E’ questa la democrazia europea? Io non ho dubbi che lei sia molto capace e pericoloso e la sua intenzione sia quella di essere l’assassino silenzioso della democrazia europea e degli stati nazionali europei”.

“Chi è lei? Chi ha votato per lei? Nessuno, in Europa, ha mai sentito parlare di lei”: sta tutta in questa due domande, in fondo, la storia del grande inganno chiamato Europa. Quante parole sarebbe necessario scrivere per raccontare la sua storia? Tante, certo, ma superflue e ininfluenti ormai, data l’evidenza sotto gli occhi di tutti. Se raccontassi come è nato il Trattato di Lisbona, aggirando la bocciatura tramite referendum della Costituzione dell’Unione Europea, il lettore avrebbe solo conferma ulteriore di ciò che già pensa e che negano solo gli stolti e i finti intellettuali senza palle asserviti alle tesi politicamente corrette: e cioè che l’Unione Europea non si è fondata su nessun paradigma politico e culturale ma solo su parametri e accordi tecnico-finanziari, conditi da trattati e regolamenti che hanno esautorato, anno dopo anno, il ruolo dei parlamenti degli stati nazione, ponendoci sotto il controllo di organismi massonici non eletti da nessuno. Chi si è opposto a questo disegno, in un modo o nell’altro, è stato protagonista di vicende che, ormai, essendo troppe, non sono più considerabili casuali.

E’ il 6 maggio del 2010 e l’aereo su cui viaggia Farage, un piccolo biposto in volo per motivi elettorali, si capovolge e si schianta dopo il decollo. Coincidenza? Certo, a parlare si venne chiamati subito complottisti ma non era passato molto tempo dall’assassinio, attraverso un finto incidente d’auto, come dicono i familiari e i tanti dubbi sulle perizie, del Leader austriaco Haider, avvenuto nel 2008. Farage rimase vivo per miracolo e continuò un’opera di denuncia serratissima e incisiva contro la dittatura europea, denunciando i governi fantoccio di Grecia e Italia, nonchè le operazioni circa il salvataggio delle banche spagnole e le folli misure di ogni tipo che sono diventate cappio al collo, impoverendo le economie degli stati, abbassando i salari e introducendo norme per la riduzione dei diritti dei lavoratori. Contemporaneamente, lontano dalle cronache e dai tg che ben si guardano dall’informare i cittadini europei, Viktor Orban, presidente ungherese, chiude l’ufficio del fondo monetario internazionale, riforma la costituzione introducendo il controllo pubblico della banca centrale, arresta l’ingresso nell’euro e avvia una politica nazionalista in combutta con i voleri dei regnanti di Bruxelles. Sembra l’ennesima coincidenza ma, è il luglio del 2013, Orban si ritrova coinvolto in uno strano incidente d’auto. Rimane miracolosamente illeso e, se vi fossero dubbi sulla matrice dell’incidente, immediatamente parla alla nazione pronunciando un discorso straordinario contro il Nuovo Ordine Mondiale e le trame che si nascondono dietro l’euro e l’Unione Europea. Le cronache, mese dopo mese, ci portarono allo stranissimo dietrofront del presidente greco Tzipras che, dopo aver fatto votare al popolo la scelta del proprio destino, si rimangiò tutto non avviando l’uscita della Grecia dall’Euro. Momenti concitati in tutta Europa e, in Gran Bretagna, proseguirono le manovre per portare il popolo ad un referendum sulla permanenza in Europa. Una Europa che ormai tutti hanno capito e subisce attacchi da tutti i lati: una breccia, prima o poi, doveva aprirsi. Ebbene, pochi mesi fa, siamo nel gennaio del 2016, all’inizio del momento più importante della storia dell’Unione Europea, e cioè il semestre di campagna referendaria per l’uscita del Regno Unito dall’Europa, sempre Nigel Farage subisce un altro incidente, in auto: i dadi di una ruota della sua Volvo vengono allentati. Sopravvive, ancora una volta, e prosegue il suo lavoro fino alla vittoria ieri. Sarebbe stato lo stesso senza di lui?

Le cronache dei giorni recenti le conoscete tutte. Uno strano omicidio di una deputata inglese europeista ha come effetto l’interruzione della campagna referendaria e una immediata operazione mediatica contro i separatisti, i loro toni, le loro colpe. Il risultato è stato una diminuzione di dieci punti del vantaggio che, secondo i sondaggi, avevano accumulato. Parla il premier Cameron, chiede la permanenza. A tal punto, ormai, che ancora una volta l’uscita dalla UE di un Paese sembra ostacolato. Ma non è bastato!

No, cari lettori; non ho voluto scrivere un articolo di cronaca sul referendum inglese. Quanti ne leggeremo? Ho preferito fare tributo di memoria per dire che hanno tentato di assassinarci ma, a finire assassinati, finiranno loro. Hanno creato finte crisi finanziarie, rimosso governi, assassinato leader politici, tentato di assassinarne altri, annullato referendum e voleri popolari. Ma non è bastato. C’è una forza più grande di loro. E’ la forza dei popoli e della libertà. Adesso tocca alla Francia, signore e signori. Manca poco e l’immenso gulag del nostro tempo chiamato Unione Europea vedrà la sua fine. Mi sono tornante in mente, stamattina, appena sveglio, le parole di Vasilij Nikitič Mitrokhin lette tanti anni fa: “quando il male raggiunge una massa critica si avvita su se stesso, collassa, ed è destinato al fallimento”!

Luigi Benedetti
Fonte: eleggo.info