Il Partito della “Borghesia” messo all’angolo dalla protesta delle periferie
Le elezioni non servono per detronizzare il ceto dirigente che dispone di tutte le leve di potere (quello mediatico e quello sistemico) e questo lo sosteniamo da molto tempo ma offrono comunque lo spaccato sociale dei nuovi equilibri.
Si conferma quello che appare scontato da sempre: il PD, partito al servizio del grande capitale, dimostra con le ultime elezioni dove pesca ancora il suo consenso e lo attesta clamorosamente nella Capitale dove gestiva da tempo immemorabile la rete delle sue mafie e delle sue clientele: la gente delle periferie e delle borgate ha voltato le spalle al PD ed ai suoi “gerarchetti” (i Giacchetti della situazione) e sceglie il voto di protesta e di dissenso votando 5 Stelle, per la Virginia Raggi, la “fatina” dei 5 Stelle, un volto pulito che si contrappone ai vecchi oligarchi del “partitone” di Renzi e soci. Al Pd rimane il consenso maggioritario ai Parioli (quartiere iper borghese di Roma) e nel centro storico, luogo residenziale del ceto politico, intellettuale e del potere mediatico.
Allo stesso modo a Torino, città operaia dove le ex masse proletarie non danno certo il loro voto ai leccaculo di Marchionne, della FIAT e delle grandi multinazionali che hanno delocalizzato gli stabilimenti per essere al passo con le scelte del grande capitale sovranazionale.
Fassino nella sua Torino è rimasto con il “cerino in mano” e deve meditare sulla linea di un partito che si vantava di rappresentare il proletariato ed oggi è ridotto a servire gli interessi della borghesia padronale. Per le masse operaie tradite e per i giovani senza lavoro, meglio manifestare il proprio dissenso e la scelta per una via diversa dando il proprio voto alla Chiara Appendino, un volto nuovo e non compromesso con il regime.
Renzi ed il suo “partitone” perde consensi nonostante la sua ossessiva presenza televisiva, la sua autoesaltazione come “il nuovo” ed il “rottamatore”, nonostante l’appoggio di tutti i grandi potentati internazionali e le consorterie mediatiche e bancarie che dettano le regole nella penisola.
Discorso diverso per il Centro Destra ed in particolare per la Lega di Salvini che voleva incarnare una scelta alternativa, una sorta di lepenismo all’italiana ma, con le sue contraddizioni, non ha saputo darsi una strategia chiara: contro l’euro ma non abbastanza, contro le sanzioni alla Russia ma senza andare a fondo al problema, contro l’immigrazione ma omettendo di parlare della regia dei grandi poteri che la dirigono. Abbracciato ai “moderati” ed ai “berluscones” la Lega di Salvini è riuscita a perdere anche a Milano ed a Varese, i suoi antichi feudi e questo dimostra che si è annegata da sola nelle sue contraddizioni.
Quanto a Berlusconi, questi rimane una figura ormai patetica che annaspa per rimanere a galla ma le sue “visioni” di un popolo di “moderati” che aspetta ancora le sue giravolte ed suoi discorsi cozzano contro una realtà di una Italia impoverita dall’Euro, con 10 milioni di nuovi poveri, immiserita dalle politiche a favore delle banche e delle grandi consorterie finanziarie, un paese colonia privo di sovranità, ridotto ad essere invaso da popolazioni di tutti i continenti e svenduto al dominio anglo USA, fedele come gli ascari ad inviare i propri soldati intorno al mondo per sostenere le guerre americane (di cui nessuno parla).
Un popolo di incazzati che non trova altro sbocco che votare per il partito dell’ex comico che, nel putridume della politica, ha fatto strada come regista politico di grande talento. Tutto lascia sperare che ne “vedremo delle belle” nel prossimo futuro che sarà almeno meno un pò meno piatto del presente.
Luciano Lago
Fonte: Controinformazione