I futuri allargamenti dell’Unione europea
Pur indebolita nelle sue proprie fondamenta, mal guidata dai trattati che si sovrappongono sempre in netta contraddizione tra di loro, contestata persino dagli stessi cittadini più fedeli che dovrebbero essere quelli degli Stati fondatori, l’Unione europea firma e persiste nella sua volontà di allargare la comunità a nuovi paesi.
Della Turchia si è detto e si dice: Un’Europa indebolita però dal suo stesso buonismo non dovrebbe sottostare ai ricatti di Erdogan, ma ci sono altri Paesi che premono alle frontiere sfilacciate dell’Unione.
In questa lista di Paesi, soprattutto localizzati nei territori balcanici, preparata da solerti burocrati, sempre però senza legittimazione democratica in quanto dipendenti dalla burocrazia europea e non dal consenso dei popoli, ritroviamo oggi il Montenegro, l’Albania, la Macedonia, la Serbia e in parte pure il Kossovo
Purtroppo a ben guardare, queste proposte non sembrano essere foriere di sviluppo né nuove conoscenze, ma lasciano presagire tristi scenari futuri che, a detta degli studiosi più seri, stanno disegnando il suicidio dell’Europa.
E’ evidente che le società dell’occidente europeo sono ben lontane dall’affiggere una propria immunità in materia di scandali e corruzione, ma quantomeno da noi rimangono negli anfratti delle incongruenze della vita politico-sociale e dove vengono messi in luce, vengono duramente perseguiti. Nei paesi candidati, purtroppo, corruzione e scandali sembrano essere pratica comune, tanto incancreniti nel tessuto connettivo di quelle società che difficilmente vengono portati alla luce, peggio, perseguiti penalmente.
In realtà la costruzione europea è sempre partita da un principio evangelico, buonista. La certezza cioè che integrando paesi che pur si ritrovano in difetto di democrazia, si sarebbe agito certamente nell’interesse della vecchia Europa, addirittura aumentandone valore e peso specifico, e che di pari passo si sarebbe operato anche il miracolo della conversione di Paesi ancora all’alba della legalità diffusa, nell’ambito dei diritti umani e della lotta alla criminalità, nell’ambito dei Valori della democrazia.
In realtà però, con la creazione del mercato unico, la grande area di libero scambio senza frontiere né controlli che è diventata questa Unione Europea, questa corruzione, ed i traffici che ne sono caratteristica peculiare, si insedierebbero prepotentemente nei nostri stessi territori, proprio nel momento meno adatto, nel momento in cui l’Europa vive crisi complicate
Ricordiamo che la GB, con molta furbizia, si appresta a rinegoziare la sua permanenza all’UE e che l’Islanda, che ha definitivamente ritirato la sua richiesta di adesione, ha recentemente dichiarato di aver superato la crisi occupazionale, di aver intrapreso un cammino virtuoso di riforme e di averlo potuto fare proprio perché aveva rinunziato a far parte dell’Unione.
La Turchia, oltremodo ambigua sulla questione dello Stato islamico, il fantomatico Isis, rimane sempre preferita ad un’adesione all’Europa – lei , Stato islamico, sempre riportata nei testi come Asia minore, mai territorio europeo – rispetto alla Russia, costantemente messa sul banco degli accusati per la ripetuta volontà di difendere le sue sovranità nazionali. La Grecia poi, cuore storico della civiltà europea, viene assunta a modello negativo e osteggiata per il suo indebitamento senza fine, la cui responsabilità però, dovrebbe piuttosto essere condivisa tra diversi Stati membri.
Ricordiamo pure che la questione migratoria divide oggi il continente, soprattutto i paesi dell’ovest e dell’est Europa e dimostra inequivocabilmente la debolezza dell’Unione in materia di politica estera e di difesa dei confini.
In pratica gli europei, rispetto ai nuovi allargamenti, sembrano costretti ad attingere acqua con un secchio senza fondo.
Invece di costruire quella famosa Europa “dall’Atlantico agli Urali” , come cantava la mejo gioventù di una volta, si lascia corrodere dal buonismo imperante, una specie di auto-condanna.
Nell’intenzione di voler integrare paesi attualmente preda di corruzione, istituzionalizzata oseremmo dire, e abbagliati dalla prospettiva di entrare in un contesto di sovranità condivise, o meglio affidate ad un organismo comune, nell’unica prospettiva di mungere i fondi europei, previsti nei trattati di ore-adesione per adeguare le strutture della società civile, l’Unione perde oggi ogni credibilità e lascia così’ campo libero agli Stati Uniti e ai paesi emergenti e di recente industrializzazione.
L’esperienza ci insegna che con il cuore non si sono mai costruite politiche efficaci, anzi, solo con la ragione sì può avviare un processo di integrazione meditata e consapevole. Tutto questo oggi dovrebbe iniziare con un riavvicinamento delle relazioni con la Russia, con il blocco delle migrazioni di massa in atto e con la crescita di una vera solidarietà europea.
Come dire, però, a questo punto che bisognerà ricominciare tutto da capo… con buona pace dei padri fondatori.
.Eugenio Preta