La Burocrazia europea premia a Roma Bergoglio
Papa Bergoglio ha ricevuto la scorsa settimana a Roma, dalle mani del sindaco di Aachen ( l’antica Aquisgrana) Marcel Philipp, il premio Carlo Magno, assegnato alle personalità che si sono maggiormente distinte nelle tematiche dell’integrazione e dell’unione in Europa..
Philipp ha parlato di “allarmante erosione dei fondamenti morali e culturali dell’Europa, di necessità di pace”, una specie di isteria però se si pensa che questo Premio prende il nome da uno dei più violenti evangelizzatori della Storia, il nobile Carlo, figlio di Pipino il breve, padre di Carlo Martello, una dinastia che converti’ a fil di spada le popolazioni germaniche al cattolicesimo. E ancora più indicativa appare la coincidenza che uno dei premiati del passato sia stato Coudhenove-Kalergi, il padre del pangermanesimo della fine degli anni 40, convertitosi poi al paneuropeismo quando le vicende storiche ebbero il tracollo e vennero ad imporsi soprattutto gli interessi delle lobbies massoniche mondiali.
Senza fermarci a ripensare all’ex presidente dell’internazionale democristiana, il piano che da lui prese nome rappresenta ancora oggi la linea strategica contro gli stati nazione, un piano basato sulla effettiva cancellazione delle sovranità nazionali, sull’immigrazione forzata di popoli africani e medio-orientali verso l’Occidente con la prevedibile confusione di razze e culture, con l’instaurazione dell’uomo nuovo, l’individuo senza radici e senza valori, sessualmente indefinibile, un metodo che oggi si rivela infallibile per poter esercitare la supremazia delle “elités” iscritte al club dell’ omologazione totale dei popoli europei.
Per la Storia, anche papa Wojtyla aveva ricevuto lo stesso premio, ma lui a titolo straordinario e con una motivazione che appariva leggermente differente da quanto riportato per Bergoglio. In effetti Papa Giovanni Paolo II aveva contribuito a dare la spallata finale alla cortina di ferro, alla caduta del muro di Berlino Bergoglio si accomoda alla lunga lista di personalità titolari di questo premio cosi’ ambito: Jean-Claude Juncker, Angela Merkel, Jean-Claude Trichet, Wolfgang Schäuble, Herman Van Rompuy, Martin Schulz, persino la comunità sant’Egidio e, piccolo spot pubblicitario nel 2002, l’Euro, consegnato dall’allora presidente Ciampi con la menzione di “segnale tangibile di integrazione e progresso della costruzione europea” .
In Vaticano erano presenti, sempre immancabili in queste occasioni, il presidente non eletto della commissione esecutiva nominata, Junker, il presidente del PE Schutz, diventato statista dopo la lite con il primo ministro italiano di allora, evidentemente disinformato a bella posta delle procedure interne del PE, la cancelliera Merkel, il presidente Draghi, ma anche tanti rappresentanti dei governi europei. Evidentemente tutti i dignitari europei, soprattutto europeisti, hanno ritenuto di dover sopportare a denti stretti la parte del discorso di Bergoglio – a quel punto finalmente un discorso da Papa – quando esortava questi dirigenti liberisti-libertari a cambiare il modello economico europeo, ormai superato nei fatti.
Era il loro andare a Canossa, il necessario tributo da pagare per poi sentire finalmente Bergoglio esortarli “a costruire i ponti ed abbattere i muri”, con il diretto riferimento al tema tanto caro a Bergoglio, già illustrato a Lesbo. Un altro segnale di sollecitudine e di compassione nei confronti dei fedeli dell’islam, appello che, alla fine, non viene percepito come l’esortazione al rispetto dei cattolici, quanto piuttosto come rappresentazione implicita del relativismo imperante nella società occidentale, chiara manifestazione di debolezza e di sottomissione.
La visita dei massimi dirigenti occidentali ci consente infine una riflessione sull’attualità europea e ci permette di individuare tre differenti direttrici politiche che sembrano i delinearsi all’interno dell’Europa. Abbiamo ritenuto di distinguere un asse migratorio, definito dall’accordo con Istanbul che consentirà a 72 milioni di turchi di entrare nello spazio europeo senza necessità di permesso, in cambio dell’ipotetico rinvio di qualche migliaio di migranti, con ricadute evidentemente favorevoli solo per l’economia tedesca che integrerà una forza lavoro ritenuta necessaria e, per di più, a basso costo. Un asse commerciale, definito specialmente nella visita di Obama a Cameron, con l’incauta invasione di campo del presidente americano che testimoniava contro il Brexit ma soprattutto con le dichiarazioni del presidente Usa a favore dello sciagurato accordo transatlantico, il Tafta.
Un asse di politica interna, in pratica un accordo di intrusione forzata negli affari interni degli Stati, con l’intento di stabilire patenti di inadeguatezza democratica a forze politiche oggi antagoniste, come ha fatto innocentemente lo stesso Junker quando in vaticano ha parlato di “pericolose derive populiste e di nazionalismi beceri e fuori dal tempo”.
Ecco il senso della riflessione che abbiamo criticamente avvertito nell’assegnazione del premio Carlo Magno a Bergoglio e nella presenza a Roma del Gotha europeo. Ci è sembrato una specie di raduno dei Crociati prima della partenza per la Terra Santa, soprattutto per sollecitare la benedizione del Vaticano nella battaglia che la burocrazia europea ha lanciato contro le sovranità degli stati nazione e delle piccole patrie.
eugenio preta.