Bruxelles: combattiamo i terroristi con giuste “armi” giudiziarie
Mentre i nostri sistemi giudiziari si avventurano a studiare risvolti antropologici, buonisti e garantisti, per assicurare processi equi ad assassini accecati dall’odio per questa civiltà occidentale, infedele ai loro occhi e doverosamente da punire, gli operativi del terrore lanciano la sfida a Bruxelles, il centro del mondo politico occidentale, colpendo quattro volte l’aeroporto di Zaventem, la metropolitana alla stazione Schuman, fermata d’obbligo per chi si reca e lavora nelle istituzioni comunitarie, parlamento e commissione.
Ma per affrontare il terrorismo islamista, sorge spontanea una domanda: abbiamo gli strumenti giudiziari adatti?
Salah Abdeslam
La cattura di Salah Abdeslam, ovvero della barbarie allo stato brado sia per la follia dell’assassino, sia per il movente e soprattutto per le complicità dirette che la sua cattura – nel pieno centro della capitale di un’Europa che ha perduto la sua sacralità, e che si lascia scivolare tutto addosso – ha chiaramente palesato, ma è passata quasi inosservata.
Oggi non possiamo rimanere indifferenti alla battaglia burocratica e giudiziaria che si sta svolgendo tra la giustizia belga e il Procuratore di Parigi, per decidere l’estradizione di un pluri-assassino che, alla fine, potrebbe al massimo venire condannato a soli 30 anni, che aggiunti ai suoi 26, lo rimetterebbe in circolazione in piena maturità, a 56anni, non tenendo conto dei tanti morti innocenti.
Il nostro sistema penale non sembra essere adeguato alla sfida che il mondo del terrorismo islamista ormai ci ha lanciato, perciò, ora più che mai, dobbiamo poter innovare, riformare, creare ed immaginare nuove leggi penali, per prevenire il garantismo che i nostri sistemi giudiziari hanno contemplato e per sanzionare efficacemente crimini che rientrano nella fattispecie dell’ordinario (osiamo dire). Salah, che non vuole essere estradato in Francia preferendo ovviamente la quiete di un carcere belga, ha persino querelato il procuratore di Parigi per violazione del segreto istruttorio…
L’inizio di una schermaglia legale, consentita peraltro dal nostro ordinamento giudiziario, che non si esaurirà in richieste e contestazioni assurde ma in una lunga giaculatoria, quella delle rivendicazioni e delle contro-denunzie di questo barbaro, spalleggiato da un avvocato belga in cerca di celebrità, che utilizzerà tutte le garanzie ed i cavilli giuridico legali che noi, per reati ordinari (ri-osiamo dire), riserviamo ai cittadini delle nostre società giuridicamente avanzate, per ritardare al massimo il processo, la condanna, addirittura poter attenuare la pena e anche l’applicazione della stessa.
Siamo di fronte ad un caso limite, un caso che dovrebbe sicuramente fare scuola: stiamo cercando di giudicare sulle basi di un sistema ordinario un criminale senza legge e con una sua convinzione integralista, che appartiene ad un’organizzazione autoproclamatasi in forma di stato che ci ha dichiarato guerra attaccando ed assassinando civili inermi.
L’aggravante è data dal fatto che questo signore è cittadino di uno Stato membro dell’Unione, un effettivo traditore che attacca il suo Stato di appartenenza a nome di una potenza straniera retrograda, arcaica e che incita a delitti contro l’umanità. Oggi non conosciamo i veri capi di accusa che saranno sollevati a Salah, ma allo stato dei fatti la giustizia occidentale lo giudicherà semplicemente come un caso di terrorismo, un nuovo terrorista nella congerie di indagini vere o fasulle.
Sarebbe come usare i guanti gialli in un porcile, sottostare al politicamente corretto del nostro sistema civile, agire con diplomazia, con tatto, essere prudenti, moderati, buonisti con un assassino che ovviamente questa cura, non ha pensato minimamente di applicare, sparando all’impazzata nella sala di un concerto rock.
Gli Stati Uniti avevano inventato Guantanamo, rivelatosi poi un errore grossolano, proprio per evitare la legge americana fatta di puntigli e di cavilli giudiziari. Senza arrivare ad una nostra Guantanamo, oggi è necessario in Europa creare un parametro diverso dalla giustizia normale, una tecnica giuridica efficace per giudicare, condannare rapidamente e con pene sicure questi biechi assassini, senza lasciare loro alcuna possibilità di sconti di pena, nè concedergli di divenire personaggi per un capriccio di media e di giornali. Un mondo ostile, come Molenbeek ci ha chiaramente rivelato, ci ha messo sotto osservazione.
Oggi bisognerebbe essere capaci di riformare ed immaginare un nuovo sistema penale per prevenire e sanzionare efficacemente il terrorismo sanguinario ed assassino, dovremmo poter dotarci di un arsenale giuridico e legale che deve agire come modello per i tribunali dei nostri Paesi che, quando sarà finita questa ondata del terrore, dovranno essere in grado di condannare efficacemente quegli assassini che non avranno trovato la morte nel martirio, disgraziatamente privati delle vergini che li avrebbero accolti nel loro paradiso, attraverso le norme di una giustizia implacabile e giusta.
eugenio preta