RAFFAELE LOMBARDO FESTEGGIATO A LEONFORTE
Tanta salsiccia, gustose fave lesse ma poca sicilianità
Enna, 28/06/2005
Propagandata come “Festa dell’Autonomia Siciliana” in realtà si è trattato soltanto della presentazione a Leonforte del “Movimento per l’Autonomia” di Raffaele Lombardo.
Ed evidente è sembrato anche un certo imbarazzo manifestato fra i lombardiani (ex uddicini) e i sicilianisti arrivati numerosi durante la mattinata di domenica 26 giugno un po’ da tutta l’Isola a Villa Nicoletti dove si erano dati appuntamento per “fraternizzare” fra loro.
La ricchezza e la varietà del cibo offerto ai partecipanti (dalle grosse fave tipiche leonfortesi lesse alla ricotta ancora bollente, alla tuma appena fatta, alla gustosa salsiccia con zuppa di legumi) non hanno però compensato la totale assenza di bandiere giallorosse che, invece, in una festa dell’Autonomia Siciliana dovevano sventolare, con tanto di Trinakria, a dimostrazione che lì, quel giorno, il cuore dei presenti batteva per la loro piccola Patria.
Qualcuno ha confessato perfino che il vessillo siciliano non è stato issato appositamente al fine di dare alla festa un “senso laico”. Ma valli tu a capire queste cose!
Intanto il tempo trascorreva, fra una chiacchierata e un boccone di cibo, fino a quando alcuni volenterosi (sicilianisti) hanno cominciato a sistemare all’aperto dei blocchi di pietra per formare un improvvisato palchetto. Allora si è capito che stavano per cominciare i discorsi.
Ha parlato per primo il leonfortese Michele Crisafulli, uno dei padri storici di “Noi siciliani” e oggi confluito nella nuova “Rinascita Siciliana”, che ha dato il benvenuto ai partecipanti e che, con l’animosità che da sempre lo ha contraddistinto, ha parlato di “sicilianità” sforzandosi però di esprimersi “terra terra” al fine di farsi comprendere da tutti.
Tuttavia, mentre Crisafulli parlava del più e del meno, gli ex Udc (ora molto vicini all’on. Lombardo) si sono trovati molto disambientati non comprendendo bene “quel linguaggio” tanto caro ai sicilianisti, a loro però sconosciuto, e così hanno cominciato a mormorare fra loro: «Ma che ci facciamo noi fra costoro?».
Ha rimediato un po’ l’avvocato catanese Renato Sgroi Santagati, fondatore recentemente di Rinascita Siciliana, che nel suo intervento ha spiegato la storia siciliana e come si è arrivato fra mille difficoltà all’autonomia. Le parti si sono poi ribaltate quando ha preso il microfono Raffaele Lombardo che ha illustrato gli scopi del suo nuovo movimento.
Questa volta sono stati i Sicilianisti (ma solo quelli fra i più attenti e competenti) a chiedersi: «Ma che ci facciamo noi fra costoro?».
Terminato il suo discorso, Lombardo ha salutato tutti ed è andato via e, insieme con lui, anche i suoi discepoli, lasciando i Sicilianisti da soli che per rincuorarsi hanno continuato a trangugiare salsiccia, pane casereccio e tanta birra nostrana (ovviamente la Messina).
E fra un boccone e l’altro, siamo riusciti a fare qualche commento e, nell’incomprensione generale, abbiamo perfino cercato di spiegare i motivi (senza tuttavia riuscirci) del perché “L’Altra Sicilia” non ha aderito al “Movimento per l’Autonomia” di Raffaele Lombardo.
Alla fine, a pomeriggio inoltrato, abbiamo salutato tutti i “compatrioti” e lasciato Villa Nicoletti e Leonforte con un dubbio al quale per il momento non può esser data alcuna soluzione: «Dell’operazione politica intrapresa da Lombardo chi ci guadagnerà di più? Saranno gli ex uddicini o i sicilianisti che vi hanno aderito?».
Non per essere disfattisti, ma secondo noi perderanno entrambi e soprattutto i Sicilianisti che sicuramente fra non molto si ritroveranno sulla stessa barca in compagnia anche della nuova Democrazia Cristiana, guidata da Gianfranco Rotondi, da Mauro Cutrufo e dal rinato Paolo Cirino Pomicino. Di fatto, il giorno prima del suo arrivo a Leonforte, in duemila a Roma avevano applaudito Lombardo all’assemblea della nuova Dc.
Angelo Severino –
L’AltraSicilia – Enna