Ubi maior… ma i Corsi hanno capito tutto: curraggiu amici cursi, siti tutti nuautri
Non c’è dubbio che il piatto forte, giornalisticamente parlando, prima che scoppiasse la poltrona su cui è assisa la ministra-fatina Maria Elena Boschi con lo scandalo che ha fagocitato la banca di… “famiglia” e la sua stessa dignità e quella del premier Renzi, in questa fine di 2015 sia stato l’evento-spettacolo delle elezioni regionali in Francia.
Piatto forte perché le mesdames Le Pen hanno fatto vedere les souris vertes all’insipido monsieur le Presidente, Francois Hollande, e al suo “dirimpettaio” politico Nicolas Sarkozy, già noto bombardatore di libici. Travestitosi da filosofo, tipo per esempio Johann Gottlieb Fichte che nei suoi “Discorsi alla nazione tedesca” incitò i suoi connazionali a combattere contro (un altro francese, vedi un po’ il caso) Napoleone Bonaparte, quando si dice la legge del contrappasso, anche il capo del governo, lo svizzero-catalano Manuel Valls, fino ad allora sconosciuto anche ad almeno la metà dei suoi governati, richiamò i francesi con un accorato appello, “allons enfants de la Patrie”, per scongiurare il pericolo Le Pen. Sappiamo ormai come finì: il duo (di coppe) Hollande-Sarkozy vinse sul duo Le Pen. Cioè: Marine e Marion = lepeniste; le armate (brancaleone) repubblicane e socialiste = le penose. Amen. Sin qui, si direbbe, affari loro! Erano elezioni locali che poco o nulla avrebbero spostato in termini di geopolitica continentale.
Ma c’è una notizia che la singolar tenzone ha impedito che emergesse con tutto il suo dirompente significato geopolitico: la storica Vittoria, con il 35,5% dei voti, del partito Pe’ a Corsica (Per la Corsica), nato dalla fusione tra i nazionalisti del Femu a Corsica e gli indipendentisti di Corsica Libera.
Notizia che, invero, fa sorgere non pochi sospetti di tremarella sotto le poltrone degli inciucisti social-repubblicani. Prova ne sia che ancora ora, dopo l’abominevole vittoria sulle Le Pen, il politologo Gilles Kepel ha continuato a soffiare sul fuoco, paragonando gli jihadisti dell’Isis al Front National. Forse per tenere “Alta” l’attenzione sul presunto pericolo fascista e allontanare, de facto, la possibile attenzione che la Corsica potrebbe suscitare e magari spingere altri a replicare altrove?
Mi sia consentito dire che dubitare è legittimo edoveroso.Qualcuno potrebbe obiettare: che paura può suscitare un’isoletta che si “stacca” dalla decaduta Francia e dall’appassita Europa? Tanta! Rispondo, perché proprio il fallimento dell’UE e la crisi etico-finanziaria che ha investito gli stati nazionali potrebbe trovare nuova linfa per riaccendere i sogni indipendentisti qua e là diffusi e mai del tutto sopiti; o soppressi. Il recente referendum catalano dice ancora qualcosa a chi continua a propugnare politiche bancocentriche?
Il soffocamento di una burocrazia sorda e cieca, spesse volte doppiamente sorda e cieca perché non di rado si sommano quella nazionale e quella europea, può essere ancora utilizzato per sedare tanti popoli che non intravedono (perché non sono nell’agenda dei burosauri di Bruxelles come di Francoforte) alcun segno tangibile di Unione?
Unificare cosa? Come? Perché? Dire che l’Europa sia ancora alla Pangea non è molto lontano dal dire il vero, e una classe politica degna di tale nome dovrebbe prendere atto del proprio fallimento e consentire il nascere di macroregioni che abbiano matrici comuni e culture identiche; economie integrabili e lingue assimilabili. Anche a costo di ripetermi, l’ho scritto questa estate quando si stava tentando di eliminare la Grecia dalla carta geopolitica europea, alla luce dell’importantissima vittoria dei nazionalisti Corsi, diventa più che mai improcrastinabile gettare le basi per costruire quella Nazione del Mediterraneo tesa a unificare, almeno in un primo momento fondativo, Corsica, Sardegna, Sicilia e Malta. Perché, riprendendo le parole di Jean-Guy Talamoni, leader di Corsica Libera, “la Corsica non è una semplice circoscrizione amministrativa francese, ma un Paese, una Nazione, un popolo”.
Beati i cugini Corsi, dunque, che hanno lider capaci di esprimere e diffondere sentimenti patriottici così densi. Averlo, uno come lui, anche in Sicilia! Dove ci tocca subire la nefasta presenza di un Crocetta che, con la Sicilia ridotta a brandelli, anche per evidenti responsabilità riconducibili alla sua sciatta – quando non dannosa – azione di governo, anziché tentare di tappare tutte le falle aperte, ma sarebbe ancora meglio che si dimettesse, si propone di andare in Libia per pacificare i contendenti.
Che Europa si vuole mettere in piedi, e insieme, quando ai vertici delle istituzioni politiche ci sono i pacifisti come Crocetta e i bombardatori come il duo (di coppe) Sarkozy-Hollande?
Che Libia verrebbe fuori da gente così?
Da gente, cioè, che usa un paese straniero per cercare di coprire le falle del proprio fallimento politico interno.Peggio della banca di papà & fratello Boschi: lì, il fallimento è arrivato dopo 133 anni dalla fondazione. Qui, il fallimento si è verificato in fase pre-progettuale.
Lasciateci Liberi di AUTODETERMINARCI! In cambio, vi daremo Crocetta e tutti i suoi accoliti, di maggioranza e di opposizione.
Giovanni Cappello