Ancora sul ponte (Giovanni Sulsenti)
« L’ALTRA SICILIA » SI DOMANDA:
PERCHE’ UN PONTE SULLO STRETTO ?
In questi giorni abbiamo letto sulla stampa nazionale e regionale numerosi articoli sulla costruzione del Ponte sullo Stretto. Riportavano dichiarazioni come: “una svolta decisiva”, da una nota del ministro dei LLPP, oppure: “potrebbe essere una bella avventura”, dichiarazione di P.L. Cesari, amministratore delegato della società Autostrade, ma uno in particolare ha attirato la nostra attenzione.
Pubblicato il 17 agosto dalla Gazzetta del Sud, con il pomposo titolo “Passi avanti per il ponte sullo stretto” a firma di Aurelio Misiti, ci informa del recente Decreto Interministeriale relativo alla scelta degli “advisor”, ricordandoci che per “advisor” si intende l’Ente specializzato*e tutti noi sappiamo cos’è un Ente.
L’articolo non apporta nulla di nuovo alla problematica sul Ponte raggiunge peraltro lo scopo di riaprire la discussione. Secondo lo scrivente, i sostenitori del ponte sarebbero numerosissimi e gli oppositori pochi ma tesi soprattutto a creare un clima sfavorevole alla realizzazione dell’opera. Ma la sorpresa è alla fine dell’articolo, quando si legge che ” l’ASCE (American Society Civil Engineering) dedicherà al ponte di Messina una sessione del proprio Congresso, che si terrà a Seattle nel mese di ottobre del 2000″ affidando la presidenza dell’intera sessione e la stesura della relazione principale allo stesso Aurelio Misiti.
“On est jamais mieux servi que par soi même” *. a buon intenditore *.. !
La Fondazione “L’ALTRA SICILIA” denunciando la facile demagogia portata avanti dalle autorità circa la possibilità di autofinanziamento cui accenna lo stesso Misiti nell’articolo, prende l’occasione per intervenire in una tematica che appare ben lungi dal creare unanimità: quella della costruzione di un’opera fissa per l’attraversamento dello Stretto, e ancora una volta ricorda il travagliato iter che ormai prosegue da oltre 30 anni e che ha portato soltanto alla costituzione di società specializzate nel promuovere gli studi di fattibilità, raggiungendo il solo scopo di sperperare il danaro del contribuente e aggiungere alla sfiducia nelle istituzioni anche la sfiducia nel progetto.
A suo tempo la Fondazione aveva denunciato I’alto costo raggiunto dai preventivi per la costruzione di un’ennesima cattedrale nel deserto che non riesce a convincere neanche i messinesi o i reggini, diretti interessati alla realizzazione;
Oggi La Fondazione manifesta le sue preoccupazioni sulle future possibili ricadute della costruzione di un ponte, convinta che la fase occupazionale si esaurirà nello spazio degli anni occorrenti alla costruzione del ponte e, alla fine, se non si saranno approntati seri progetti di sviluppo, lascerà senza più difese e lavoro migliaia di lavoratori e le loro famiglie;
La Fondazione è evidentemmente interessata a tutte le iniziative che tendono al benessere dell’Isola, ma tiene a ricordare:
– che la sicilianità è una dimensione dell’essere, uno stato della mente, un modo di vivere e pensare, una caratteristica dell’essere Isola, e difficilmente potrà accordarsi con i piloni di acciaio che legheranno I’isola alla terra ferma. Potrà accordarsi soltanto se saranno risanate le dimenticanze colpevoli dei governi nei confronti del meridione;
– che I’intervento dei privati, tanto auspicato, servirà a costruire un’inutile opera faraonica in un deserto di infrastrutture fatiscenti e mai realizzate. Altro che dieci anni ci vorrebbero per portare allo sviluppo del meridione!.
-che la classe dirigente da quando esiste lo Statuto autonomo della Sicilia, non ha fatto che svendere le ricchezze del sottosuolo, sfigurare la geografia costiera, favorire I’ installazione di industrie petrolchimiche, incrementare la cementificazione invece di mettere in attuazione quello Statuto Siciliano – vera occasione per rendere sviluppo e pogresso – in definitiva ha svenduto alle multinazionali la TERRA, ma anche l’IDENTITÀ e la DIGNITÀ dei SICILIANI.
I Siciliani, come del resto i Calabresi, pagheranno in prima persona il costo della realizzazione di un ponte che porterà sulle rive dello stretto treni e trasporti gommati provenienti da una rete autostradale priva dei minimi standard di sicurezza: non funzionano le colonnine di salvataggio, il manto stradale è in condizioni pietose, la segnaletica inesistente, il pericolo in agguato ad ogni curva. I treni poi viaggiano a scartamento ridotto, un solo binario da Messina a Palermo e Catania. Servizi ferroviari fatti con carrozze che nei paesi civili sono in disuso da almeno 20 anni, con i 200 km di distanza tra Messina e Palermo compiuti in più di 4 ore e in due ore per coprire i 70 Km tra Catania e Caltagirone per non parlare poi del collegamento Palermo-Trapani*
La Fondazione “L’ALTRA SICILIA” già insorta contro la immonda proposta di Sicilia Mondo proposta poi reiterata dall ex presidente della Regione siciliana, on. Giuseppe Drago che, presi dal delirio della mondializzazione, avevano proposto la partecipazione azionaria dei Siciliani all’estero per la costruzione del Ponte era arrivata ad una conclusione piuttosto amara per i numerosissimi sostenitori della Cattedrale Ponte. La Sicilia, Isola ma anche Arcipelago, non ha bisogno di ponti, ha bisogno solo di sfruttare le sue strade naturali: porti e aeroporti.
Che ci dimostrino piuttosto che la politica non è mafia dotando le nostre province di aeroporti necessari e facendo funzionare I pochissimi esistenti, come é il caso di Trapani-Birgi, o quello di Messina che, vergognosamente è chiamato dello Stretto e sorge a *Reggio Calabria
Non risponde a verità poi la tesi secondo cui da quest’opera trarrebbe vantaggio lo sviluppo del settore turistico. La relazione ministeriale, dati alla mano, dimostra infatti che tale crescita si è già largamente realizzata sia in Calabria, sia in Sicilia in misura assai ampia negli ultimi anni ed in misura di gran lunga superiore all’incremento medio verificatosi nell’intero Mezzogiorno, dove I’indice di crescita é stato del 4 per cento, un incremento superiore anche all’indice medio dell’intero Paese, non lasciando più margini di miglioramento.
La trentennale disputa sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, al di là del suo costo elevatissimo, basa poi la propria attendibilità su una concezione che tende a ridurre il ruolo della Sicilia nel Mediterraneo e a sottolineare l’incapacità dei siciliani di essere soggetti attivi e protagonisti del proprio sviluppo.
Se le classi dirigenti siciliane fossero state più autonome rispetto alle segreterie nazionali dei partiti, la necessità di creare un legame fisico con il Continente (e rinunciare quindi alla propria naturale insularità) non sarebbe mai emersa.
Se il territorio, gli interessi economico-produttivi e la cultura siciliana fossero stati più integrati, la spinta ossessiva di alcune zone e comunità dell’Isola a volersi legare col restante territorio nazionale sarebbe stata sicuramente meno evidente. Si è invece sviluppato un maggiore sentire autonomistico ed un territorio meno servito da infrastrutture civili e meno strutturato nell’apparato economico produttivo, oltre che meno evoluto nella sua sfera culturale.
Volere insistere ancora oggi – alla luce delle risultanze emerse dalla relazione ministeriale – sull’opportunità di realizzare il Ponte sullo Stretto, sprecando soltanto altro denaro pubblico in pretestuose verifiche ed approfondimenti, ci sembra autolesionistico .
Il Ponte sullo Stretto rappresenta poi l’ennesimo tentativo di imporre al sistema dei trasporti in Sicilia una configurazione unidirezionale, con l’aggravante ideologica – oltre all’impatto ambientale ed all’offesa paesaggistica – d’incentivare oltremisura lo sviluppo dei mezzi di trasporto su gomma, proprio quando universalmente si tenta di ridurne la funzione e la crescita.
Il documento ministeriale dimostra che l’utilità strategica del Ponte è, almeno, discutibile; che la sua convenienza economica non è certa; che la copertura finanziaria dell’opera dovrà essere maggioritariamente pubblica, perché, se così non fosse, il costo dei pedaggi sarebbe più elevato delle attuali tariffe di traghettamento.
Perchè allora il Ponte?
La Fondazione ricorda che I Siciliani residenti all’estero hanno dimostrato e dimostrano amore sviscerato per l’Isola lontana, e lo dimostrano sobbarcandosi viaggi interminabili, costosissimi e faticosissimi per trascorrere le ferie nel proprio paese, ma aggiungere il danno alla beffa: NO!
La pazienza ha sempre un limite. Abbiamo sofferto, continuiamo a soffrire, pagheremmo tanto per quel viaggio sul traghetto, parentesi d’amore nel cammino che ci ricongiunge al paese lontano, ma “cornuti e mazziati” …NO e poi NO!
La Fondazione “L’ALTRA SICILIA” rivolge pertanto un appello a tutti quei siciliani che come noi vedono nella costruzione del ponte Io sconvolgimento totale di questa nostra solare e amata Isola, invitandoli a manifestarsi presso la nostra sede a Bruxelles: Tel/Fax: 0032.(0)2.217.48.31, posta elettronica: ” fpcatania@yahoo.it ” e nello stesso tempo si rivolge alle autorità siciliane e nazionali chiedendo loro che, per almeno una volta, si tenga conto della volontà popolare chiamando le due comunità interessate, quella siciliana e quella calabrese, ad esprimersi tramite referendum come richiesto da tempo dalla nostra fondazione.
La Fondazione “L’ALTRA SICILIA” spera infine che i mezzi di informazione audiovisivi e la stampa nazionale diano la parola anche a tutte quelle associazioni che, militando contro la costruzione del ponte, non hanno la possibilità di fare sentire le proprie ragioni.
Fondazione “L’ALTRA SICILIA”
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21 giugno 2000
PENSANDO AL PONTE
Oggi come oggi, il ponte sullo Stretto di Messina è una pura follia demagogica, velleitaria e offensiva del buon senso prima ancora che dell’ambiente. La mia avversione per il « pontazzo » la esprimo semplicemente da giornalista siciliano, orgoglioso della sua insularità, ma non fanatico. La « lentezza » e la « lontananza », in assenza di prodotti, merci o servizi di più efficace valore intrinseco, rappresentano – a mio modesto avviso- la peculiarità più preziosa che la Sicilia possa vantare. Venire nell’Isola deve evocare l’idea letteraria e favolistica del « viaggio », un luogo della mente, meta di « viaggiatori » piuttosto che orde di turisti
scalcinati.
Le nostre arance, la più parte delle quali finisce distrutta sotto I cingoli dei bulldozer, con il contributo e la benedizione dell’Unione europea, non acquisteranno più valore risparmiando un’oretta d’imbarco sui ferry boat. Così come il « pontazzo » non abbatterà I costi di trasporto dei microchip made in Sicily.
La nostra lontananza commerciale è da imputare alle vessatorie tariffe dei voli, sia per le persone sia per le merci, ancor più insopportabile fino a quando è durato il monopolio dell’Alitalia. Tariffe che sulla tratta Palermo-Milano superano in qualche caso quelle per New York.
L’handicap dei collegamenti è causato dall’assenza di una rete ferroviaria e stradale moderna ed efficiente.
E lì che si perdono ore su ore, non sui traghetti.
Quanto alle leggendarie correnti turistiche, arrivano in aereo, più che in auto, pullman o treno. E in tutti i modi non saranno quelle « masse », fino a quando continueranno a essere accolte, salvo eccezioni, in orrendi alberghi dormitorio, voluti e finanziati da molti degli stessi che oggi reclamano il ponte, a cambiare il destino dell’Isola.
Il nodo da sciogliere, nella politica del Sud, è nella scelta tra la valorizzazione e il rispetto delle bellezze della « Magna Grecia » e quelle del « magna, magna » che il faraonico progetto lascia presagire !
Cosa ci guadagni poi la Calabria, a parte la devastazione paesaggistica della punta di Scilla, è ancora più oscuro. A meno che non si valuti che un
investimento di decine di migliai di miliardi possa dare un colpo d’ala alla sua disastrata economia, grazie alla mescita di qualche caffé o Coca Cola in più sugli autogrill alle folle in transito verso la « terra promessa » : la nostra amatissima Trinacria.
Gli entusiasmi per il « pontazzo » ricordano quelli con I quali furono accolte le raffinerie e gli stabilimenti petrolchimici negli anni Cinquanta-Sessanta. Tutte quelle orrende e pestilenziali torri d’acciaio furono celebrate come il segnale della modernità che avanzava e finalmente aveva benedetto anche la Sicilia.
Se questo è il progresso… lasciateci in pace nella nostra « lontananza, lentezza e insularità ».
Toti Palma
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Librizzi 22 giugno 2000
NOI SIAMO CON VOI, LA VOSTRA BATTAGLIA E’ LA NOSTRA
Nella nostra zona è stato diffuso l’ultimo vostro comunicato contro il ‘Ponte sullo Stretto’ ed ha riscosso ampi consensi di solidarietà abbracciando la vostra battaglia che poi è anche nostra.
Le nostre menti erano state offuscate dall’idea che i nostri bravi politici ci avevano rifilato, facendociintravedere l’opera come di prossima realizzazione, con pochi spiccioli, e che avrebbe finalmente risolto i nostri problemi economici e di sviluppo e si sono sempre ben guardati dal dire la verità cioè che l’opera è un’utopia senza speranze.
Indegnamente alcuni politicanti, durante la loro candidatura nel periodo elettorale, si sono contesi il ‘GRANDE MERITO’ di quest’opera colossale e noi poveri sostenitori, creduloni nelle promesse (sempre non mantenute), ci accalcavano sotto il palco per applaudire a quella provvidenza che doveva arrivare dal Cielo grazie all’intercessione del nostro mecenate
di turno.
E’ noto che la nostra cattiva informazione ci ha sempre portato su strade sterrate e senza sbocco.
Finalmente, grazie a L’ALTRA SICILIA abbiamo avuto l’opportunità di avere idee più chiare sul come vanno le cose e dobbiamo dare ragione a chi era scettico sulla realizzazione di questa grandiosa opera; riflettendo, crediamo che sia giunto il momento di dire basta alle approfittazioni di gente senza scrupoli, di dire basta a chi falsamente ci inganna per propri scopi di varia natura; non vogliamo più vivere all’ombra di politicanti ed affaristi senza scrupoli come siamo stati abituati; in tali condizioni non arriveremo mai in porto, potremmo solo essere i servitori dei servi.
Ai compaesani che non vengono in Sicilia da molto tempo siamo spiacenti dir loro che la bella CONCA D’ORO si è arrugginita sempre di più e dietro ad ogni apparenza di buon vivere da parte della gente onesta che vive qui ci sono tanti stenti e tanti soprusi; l’unica cosa che godiamo di più rispetto a voi è l’odore della nostra terra.
Un gruppo di amici di Librizzi
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23 giugno 2000
IL PONTE PER SVILUPPARE IL TURISMO
Carissimi Signori Preta e Catania,
sono nuova ed ancora poco esperta di questo servizio, ma mi interessa particolarmente rispondere a questa vostra lettera,in parte significativa, ed in parte no! Sono studentessa Universitaria con la passione per la politica visto che’modestamente riesco ad interessarmi molto bene di cio’ che la caratterizza. Se si facesse un Referendum per il ponte dello stretto pochi andrebbero a votare,non perche’sconoscano la questione,ma non ne capiscono l’importanza di tale struttura fruibile.E’vero che c’e’sempre quella tipica nostra diffidenza ma il fatto e’che tutti vogliono che le cose cambino, senza pero’ nulla cambiare (vedi ‘IL GATTOPARDO’). Se i politici hanno svenduto il sottosuolo e’ perche’ gli e’ stato concesso, perche’ i nostri padri nonni avi l’hanno reso possibile. Il popolo siciliano si sa’ che non si ribella facilmente, non chiede giustizia ma la organizza da se’ in maniera poco lecita. Parlate di uomini nuovi, con una morale politica nuova, ma chi e’ che vota o ha votato quelli che della Sicilia se ne sono sempre sbattuti? Continuate a portare avanti gente non giovane gia’ marcia dentro e fuori prima che inizi a lavorare. Come si puo’ pretendere che qualcosa cambi se autorizziamo noi affinche’ avvenga ancora un certo schifo! Non si pensa mai a puntare sui giovani, e non e’ vero che siamo tutti nulla facenti, o demotivati, o senza valori, o dormiglioni, o che altro! Noi vogliamo dare un calcio a ‘certi’ uomini ma ci accorgiamo che poi sono sempre i migliori a rimetterci sulla propria pelle. Ormai nessuno sarebbe pronto a far qualcosa per la PATRIA, io sii. E allora sforziamoci tutti a far funzionare le cose bene e abbiamo il coraggio di denunciare, di metterci in discussione con noi stessi ma anche con gli altri. Infine vorrei dirvi che il ponte faciliterebbe il turismo nella nostra terra e non si trasformerebbe in cio’ che voi pensate. Detto cio’ aspetto vostre notizie.
AD MAIORA SEMPER…eliana ct
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Articolo apparso il 16 giugno 2000
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PER IL PONTE DI MESSINA CI PENSA ARCHIMEDE (Londra Sera/News ITALIA PRESS) Un’ampia documentazione anche fotografica che ripercorre le basi dell’ingegneria romana mutuata dal genio del siciliano Archimede è la proposta del periodico Londra Sera che invita i propri lettori e chiunque sia interessato al rilancio della Sicilia a visitare il proprio sito web. “E’ un’occasione che la Sicilia e il Sud non possono lasciarsi perdere.” In concomitanza con il ritornare d’attualità dell’annosa discussione sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina ecco ri-apparire la ‘datata’ e semplice soluzione di Archimede: “Dovete rivalutare e riscoprire Archimede, il gigante siciliano della scienza, vissuto a Siracusa 2200 anni
fa!” invita Londra Sera. “La costruzione del nuovo ponte sullo Stretto di Messina, la cui valutazione è stata affidata ad una multinazionale inglese, la PricewaterhouseCooper, che deve riferire entro la metà di ottobre, dovrebbe diventare l’occasione per erigere un ponte basato sui principi di Archimede, e per far si’ la Sicilia possa mostrare ancora una volta al mondo cosa si può ottenere e realizzare sfruttando tali principi. Archimede fu colui che diede all’impero romano “l’energia” per diventare grande e conquistare il mondo: l’energia gravitazionale!” “La Sicilia, e l’Italia, dovrebbero mostrare ancora una volta al mondo “come si fa”! Come si fa a costruire. Come si fa a produrre energia elettrica e motrice usando l’energia magneto-gravitazionale (magrav), senza ricorrere al petrolio, al gas, al carbone e ai materiali radioattivi, che non solo
stanno strangolando le nostre economie, ma stanno anche rovinando l’ecologia globale”.
Continua Londra Sera: “L’energia gravitazionale si trova ovunque, in qualsiasi momento, e non può essere razionata e venduta al mercato nero per favorire i pochi. E’ questa la vera ragione per cui nessuno ne
vuol parlare?”.
La proposta è quella di un “Progetto di ponte con struttura modulare a monoscocca a spirali intrecciate, ancorato e caricato dinamicamente dalla forza di gravita’”.
“E’ giunto il momento di celebrare Archimede, il gigante siciliano della scienza, con un ponte ispirato ai suoi principi”. “Archimede -ricorda Londra Sera- aveva scoperto i principi della forza di gravita’, dello spostamento e della meccanica dei fluidi, della spirale, della vite senza fine, della leva e del fulcro, della convergenza e divergenza dei raggi luminosi, e moltissimi altri principi matematici e fisici.”
Sul sito si può ammirare anche una “Visione schematica di un elemento di ponte a monoscocca con struttura di elementi a spirali intrecciate, caricati dinamicamente dalla forza gravitazionale esercitata dai contrappesi”. “In pratica, si riproduce il principio di un ponte romano ad arco, dove pero’ la forza di gravita’ non dipende dal peso del segmento d’arco, ma viene applicata in modo dinamico dai contrappesi contenenti la zavorra di carico.
La corsia di marcia viene sistemata all’interno dell’elemento tubolare.
Il sistema e’ valido per ponti, archi, cupole e volte di qualsiasi lunghezza e grandezza.
La differenza fondamentale tra questo sistema e quello dei ponti sospesi sta nel fatto che Archimede e i Romani sfruttavano e utilizzavano la forza di gravita’ per stabilizzare gli archi, mentre invece i ponti sospesi si oppongono alla forza di gravita’.
Siccome il ponte deve essere, per necessita’ di cose, a campata unica, l’unico sistema per ottenere leggerezza, robustezza e flessibilita’ e’ quello di una costruzione a monoscocca portante, costituita da moduli tubolari
prefabbricati (per la configurazione eptatubolare qui proposta sarebbero circa un migliaio nella misura di m. 30×12), fatti con cavi d’acciaio inossidabile intrecciati a spirale, come si usa ad esempio nei rivestimenti dei cavi sotterranei per l’alta tensione”.
L’invito è re-imparare dagli antichi romani come essi ‘usando la forza di gravita’ e un sistema a basculia, riuscivano a sollevare pesi enormi ad altezze incredibili. Come si vede chiaramente dall’illustrazione, le pulegge multiple e i paranchi erano utilizzati normalmente; il che dimostra che i Romani avevano imparato alla perfezione gli insegnamenti di Archimede, e che i loro cantieri non avevano nulla da invidiare a quelli moderni”.
Londra Sera/News ITALIA PRESS
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6 luglio 2000
Colta al volo, l’opinione di un esperto
Posso solo brevemente esprimere il mio scetticismo su soluzioni pseudo-scientifiche come quelle proposte nell’editoriale che mi ha inviato.
A suo tempo, e non certo in qualità di “esperto” ma di semplice ricercatore
che per caso si è trovato per un breve periodo a collaborare con la allora
società Stretto di Messina, le espressi l’impressione che avevo avuto di un
certo intresse politico rivolto non tanto alla realizzazione del ponte
quanto agli ingenti finanziamenti disponibili per la sua “progettazione”.
Quanto alla sua realizzazione credo che sia da valutare soprattuto
l’opportunità di creare una struttura così complessa in una zona fortemente sismica; dal punto di vista tecnico farei giudicare agli ingegneri, visto che è il mestiere per cui sono pagati ed anche bene, evitando di credere ai conigli levati dal cappello da qualche prestigiatore d’Oltremanica.
Personalmente sono perfettamente daccordo che le Sicilia, e tantomeno la Calabria, non abbiano niente da guadagnare dalla costruzione di questo fantomatico ponte. Ma questa è solo la mia personale opinione.
La saluto cordialmente sperando di poter quanto prima contribuire in maniera più estesa alla sua iniziativa.
Dr. Antonio Moretti
Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Della Terra
Università della Calabria – Rende CS
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11 luglio 2000
Distinguerei innanzi tutto fra cosa penso della realizzazione del collegamento stabile Sicilia-Calabria (ponte o altra soluzione) dalla ipotesi tecnica prospettata.
Per quanto attiene alla realizzazione del “Ponte” o di altro collegamento, che per semplicità di seguito chiamerò semplicemente ponte, sono piuttosto contrario, a meno che non si realizzino alcune importanti condizioni.
Non sono contrario solo perchè chi, come me, si avvicina ai sessanta, difficilmente vedrà il ponte anche se si decidesse subito di iniziarne la realizzazione mentre certamente ne vedrebbe i disagi, ma perchè credo che l’economia siciliana difficilmente sopravviverebbe ai disagi stessi del lungo periodo di realizzazione e ciò a fronte di vantaggi tutto sommato limitati.
A ponte realizzato infatti mediamente una automobile o un camion che dovesse recarsi dalla Sicilia a Milano risparmierebbe meno di un’ora su circa venti di viaggio, meno di quanto ne fa perdere la più banale delle frequentissime code del nostro obsoleto sistema stradale o gli irrazionali limiti di velocità, pensati per le gite domenicali e non per i grandi spostamenti.
E ciò a fronte di un elevatissimo costo per l’economia della nazione.
Le condizioni indispensabili per mutare da negativo in positivo il mio pensiero sono semplici:
1) che si limitino al massimo i disagi del transitorio e che in particolare non si depotenzino ma si tengano al passo con i tempi e le esigenze gli attuali sistemi di collegamento (traghetti).
2) che ci si impegni concretamente ad impedire ogni qualsiasi forma di protesta-ricatto che “prenda in ostaggio” una opera pubblica di importanza nazionale (leggi blocchi stradali ed autostradali e simili).
Il Ponte rischierebbe di essere un elemento simbolo frequentissimamente bloccato da ogni gruppuscolo in agitazione.
3) che si adegui tutto il sistema dei trasporti nord-sud.
4) infine ma non ultimo per importanza che si operi in modo da non dare, tramite il ponte, un ingente finanziamento alla mafia. Il porto di Gioia Tauro insegna.
Per quanto attiene alla soluzione tecnica la notizia riportata non da informazioni esaustive.
Il tunnel a mezza-acqua, non scavato nel fondo marino ma sospeso nell’acqua e ancorato al fondale tramite tiranti, che sfrutterebbe appunto il principio di Archimede, è una soluzione non nuova ed affascinante, già da lungo tempo proposta (mi pare fra l’altro da un Siciliano), accantonata però a favore del ponte sospeso.
La mia fiducia nelle massime istituzioni ingegneristiche italiane non è tale da farmi ritenere senza appello la sentenza, ma la pressocchè totale mia non conoscenza del campo specifico e dei progetti mi vieta di aggiungere altro.
Il tutto purtroppo mi ricorda quella vecchia storiella, che non fa ridere ma semmai piangere, dei due grossi esponenti politici, uno del nord ed uno del
sud, che si scambiarano una visita. Il nostro “conterroneo” nel vedere la splendida e lussuosissima villa dell’altro gli chiese come avesse fatto e l’altro, mostrandogli dalla finestra la non lontana autostrada gli spiegò che, limando sulla qualità dell’asfalto, sul cemento e sul ferro dei viadotti, sulla sicurezza del tracciato, si era ricavato quanto necessario per la realizzazione della sontuosa dimora.
Quando la visita fu restituita ed il politico “polentone” vide la molto più lussuosa villa del collega pose la medesima domanda. Fu a sua volta invitato ad affacciarsi alla finestra e a guardare l’autostrada (o il ponte se si preferisce). Non vide nessuna autostrada (o ponte) ed il collega gli spiegò appunto che la villa era stata realizzata “invece”. Sarò qualunquista ma ritengo che alcune delle differenze nord-sud stiano in quanto c’e’ di verosimile nella storiella.
Un cordiale saluto
Giovanni Sulsenti
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LA SICILIA DEVE RIMANERE L’ISOLA AL DI LA’ DEL FARO!!! ABBASSO IL PONTE!!!
ENZO GULI’ (NAPOLI) 13 luglio 2000
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28 luglio 2000
Ripensando al Ponte ?
Alcuni mesi fa sono andata a Copenhagen in treno (partendo da Amburgo), e mi ha stupito moltissimo il fatto che il treno è arrivato al porto ed è stato IMMEDIATAMENTE imbarcato su un traghetto di lusso, davvero molto bello, con un sacco di negozi duty free,
telefoni, internet, ecc. Niente manovre entra-esci per imbarcare i vagoni, niente nave/fogna a cielo aperto con cornetti neolitici e gabinetti paleolitici, nessuna attesa prima di montare sulla nave, nessuna attesa di ore ed ore alla partenza. Il problema non è il ponte, ma l’onestà delle persone, degli amministratori, la concorrenza sana… bacini sconfortati, daniela
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30 luglio 2000
Perché proprio il Ponte ?
Se si prendesse in considerazione lo sviluppo e la realtà attuale dell’intera regione(anzicchè solo quella di certe sue aree economiche) non sarebbe più logico pensare ad altri tipi di infrastrutture?
Il ponte da solo gioverebbe solo a intensificare il traffico di merci (portando più utili al nord che al sud); a dare sì lavoro in loco a un bel po’ di operai ma solo per alcuni anni; a confermare il monopolio dei vecchi gestori delle attività nello stretto.
E lo sviluppo delle altre otto provincie? e il turismo? E la massa dei siciliani che ancora fa la spola due, quattro volte l’anno, tra il continente e la Sicilia in treno? che parte da un paese di provincia, (es. agrigento) si fa quasi 24 ore di treno (anche 48 per chi va a fare il muratore in Germania) valigie a mano, marmocchi, donne incinte e nonni al seguito? E che ce ne facciamo del ponte nel 2000? Io farei un bello scalo aereoportuale in ogni provincia (abbiamo avuto basi missilistiche perfino a Comiso, perchè aereoporti civili no?) una bella politica di pressione sulle compagnie aeree per ottenere tariffe abbordabili come quelle che per anni hanno privilegiato i collegamenti tra le città del Nord e Roma. Collegamenti su tutti i principali scali nazionali, tabelle orarie nord-sud ragionate, non per rendere assurdi gli spostamenti aerei per chi si sposta dal nord al sud settimanalmente per lavoro.
Ci sarebbe ancora molto da discutere, compreso il problema dell’impatto ambientale, non solo perchè lo stretto dovrebbe essere tutelato come parco marino. Stranamente il molo colapesce si sta “sgretolando”, o muovendo?, comporterebbe qualcosa se ci fosse già su il ponte? bho! ha importanza? Ciao a tutti,
Ernesto.
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Sottoscriviamo il vs. appello
contro il ponte sullo stretto di Messina.
Daniela Tomasino
presidente
Daniela Di Miceli
vicepresidente
DGi Consulenti per lo Sviluppo Locale
O. Antinori, 33, 90100 Palermo Italy
tel 0339/ 5949984 fax 091/326016
e-mail: dginfo@tin.it dginfo@tiscalinet.it
http://web.tiscalinet.it/dginfo
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Sono assolutamente contraria alla costruzione di un megaponte sullo stretto di Messina per le stesse motivazioni da voi riportate nel vostro articolo.
Lidia D’Angelo
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Bovalino, 29.04.2000
Lettera aperta
Oggetto: Ponte dello stretto, autostrada A3.
Prima gli studi Universitari e poi fatti personali, mi legano ormai da più di un decennio al destino della Calabria, di cui ho sposato oltre che una figlia e la tradizionale cultura culinaria, (che hanno inciso “abbondantemente” sulla mia persona), anche il perdurare di alcuni valori che da qualche altra parte si sono persi di vista per via, ritengo, di un affanno economico/speculativo.
Nuovo governo – vecchi problemi. Nuovi uomini – vecchie parole (o silenzi…)?
Oggi, credo, si possa così sintetizzare la questione “Ponte nello Stretto – Autostrade Salerno- Reggio Calabria”.
Si tratta proprio della vecchia questione meridionale che ci facevano studiare a scuola, che non si sapeva quando iniziava, come non si sa quando finirà: viene da chiedersi se vi è mai stata una questione meridionale mentre, invece, esiste una questione settentrionale.
E’ lo stesso motivo per cui, quando danno il bollettino meteorologico, iniziano sempre dal Nord: mi sono sempre chiesto perché!
Dal “Quotidiano di Calabria” del 28.04.2000, leggo che il Ministro ai LL.PP., On. Nerio Nesi, si è accorto che la Salerno-Reggio Calabria è “indecente”, spero che questo non sia motivo per non farlo più tornare ma, che sia un ulteriore tessera nel mosaico per la “resurrezione” del Sud.
Ovviamente, la questione “Ponte ed autostrada” non interessa solo lo spazio fisico geografico dove queste insistono o dovrebbero insistere, ma ha valenza internazionale: nazionale, perché interessa la regione Calabria, sovrannazionale perché la Calabria è un bene culturale, “contenitore” di infinite bellezze, (per dirla in maniera molto sintetica).
L’idea del Ponte e dell’adeguamento (con una terza corsia) della A3, nasce (dovrebbe) dalla necessità di snellire il flusso di uomini e mezzi da e verso la Sicilia e a tale proposito, proprio con il proponimento di questo obiettivo (e non quello vanaglorioso di realizzare un’opera faraonica), mi sono sempre chiesto il perché non pensare, invece, ad una nuova autostrada, ad una nuova arteria che completi ad anello l’infrastruttura viaria della Calabria e che sarebbe strettamente correlata al potenziamento di un’altra nuova struttura portuale, esistente e geograficamente strategica.
Basta guardare la cartina geografica, per rendersi conto dalla logicità di una tale scelta che farebbe venire meno anche la “necessità” del Ponte nello stretto, grazie ad una soluzione integrata tra i territori di terra e di mare.
La proposta va inquadrata alla luce:
del nuovo porto di Roccella Jonica;
del collegamento Gioiosa Marina- Rosarno (quindi Gioia Tauro), che collega in 20 minuti la A3 con la s.s.106;
della esistenza di nuovi mezzi navali veloci;
con i seguenti intuibili effetti immediati:
infrastrutturazione del territorio;
smistamento e conseguente diminuzione del traffico nello stretto e venir meno quindi della “ragione del Ponte”;
sviluppo economico e riqualificazione della Calabria grazie al coinvolgimento dell’altra metà della Calabria.
Il traffico viario proveniente da Nord, all’altezza dell’uscita autostradale di Frascineto-Castrovillari, troverebbe naturale indirizzarsi verso la nuova, qui ipotizzata, arteria autostradale a est, sino a giungere a Roccella Jonica dove con i veloci mezzi navali (che viaggiano tranquillamente con mare anche forza 5), con una capacità di carico di 100/150 automezzi+300/500 posti a sedere, analoghi a quelli oggi in servizio nel tratto Palermo-Napoli, o Eolie-Milazzo-Napoli, o Lazio-Sardegna, giungerebbero in Sicilia, by-passando lo stretto, consentendo di arrivare in meno di 2 ore a Catania o a Siracusa, senza tenere in considerazione l’ulteriore possibilità dei collegamento con Malta, la Grecia, ecc.
Ma oltre al traffico viario bisogna pensare alla potenzialità offerta dall’aeroporto internazionale di Lamezia Terme, a meno di 1 ora da Roccella e Gioisa Jonica, che ci consente di ipotizzare un ulteriore afflusso turistico, e non solo, proprio in virtù dei possibili collegamenti veloci via mare.
Il tratto da realizzarsi lungo la costa (ricalcando nei tratti esterni ai centri abitati la s.s.106, quindi si tratterebbe di adattare una strada esistente e pertanto a basso impatto ambientale), senza la necessità di realizzare migliaia di piloni per i NUOVI viadotti, necessari per l’adattamento della esistente A3, integrato con l’istituzione di una linea via mare da Roccella Jonica, rappresenterebbe un reale elemento di sviluppo del nostro sud consentendo la dotazione di infrastrutture ad una parte “dimenticata” dell’Italia.
L’altro aspetto positivo, da valutare in tutte le sue potenzialità, è relativo al traffico merci di Gioia Tauro che, in 30 minuti, potrebbe imbarcarsi da Roccella alla volta della Puglia, giungendo in meno di 3 ore a Taranto.
Concludo questa riflessione guardando ai numeri in gioco: spesi sino ad oggi 120 miliardi; 4.300 miliardi costo previsto per la realizzazione del Ponte; 2.100 miliardi costo previsto le infrastrutture stradali e ferroviarie di competenza dell’Anas e delle FS per adattare (ove fattibili e sperando senza stravolgimenti ambientali), le infrastrutture esistenti ma senza risolvere il problema di una Regione carente di infrastrutture e aumentando l’ingorgo nello stretto con conseguente aumento dell’inquinamento: basterebbe spendere la metà della cifra prevista solo per il ponte per dare respiro e sviluppo sostenibile a tutta la Calabria realizzando quello che si dovrà, prima o poi (si spera), fare ugualmente.
Distintamente
Arch. Roberto Sauerborn
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Appoggio in pieno la proposta dell’architetto e vorrei aggiungere il mio punto di vista.
Credo che la realizzazione di un collegamento tra Sicilia e Calabria sia follia pura.
Non è colpa della mancanza di un ponte se, ad esempio, in treno s’impiegano circa 7 ore per fare la tratta Messina-Marsala.
Il passaggio nell’isola come avviene ora, purtroppo provoca dei disagi nei periodi di traffico intenso, allorché si creano code interminabili di auto nell’attesa di imbarcarsi, questo sembrerebbe negativo, ma a ben vedere la costruzione del ponte porterebbe ad un più veloce raggiungimento della costa siciliana con il fatale collasso del sistema stradale, completamente inadeguato ad un traffico intenso a causa delle decennali mancanze strutturali:
– Autostrada Messina – Palermo: incompleta, rappresenta una strozzatura per il traffico in direzione della costa tirrenica e sud-occidentale
– Autostrada Messina – Catania: carente per il flusso turistico (scarseggiano anche le corsie d’emergenza)
– Le autostrade che mancano: Catania-Siracusa-Ragusa, Siracusa- Agrigento, Agrigento-Castelvetrano e la Agrigento-Caltanissetta (tutte statali inadeguate dove ogni anno trovano la morte decine di persone)
– Linee ferroviarie……lasciamo perdere! Un esempio su tutti: Messina – Palermo: 231,17 Km, 3 ore e mezza, media 66,04 Km/h (se non ci sono ritardi); in sostanza con un’apecar si arriva prima, alla faccia dell’Eurostar!!
Come si può pensare di spendere un mare di miliardi per fare un’opera del tutto inutile!
Penso che se si facesse in modo di sistemare la viabilità interna della Sicilia, della Calabria e di tutto il Sud forse costerebbe di meno e frutterebbe di più.
Inoltre come cancellare l’incanto e il fascino della traversata….
Annibale Cerrati
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Intelligentissima e concreta proposta dell’arch.Sauerborn – (sopra al presente messaggio) – in ordine all’annoso problema della Salerno- Reggio Calabria che in questa sede andrebbe a sposarsi anche con il perchè del rifiuto alla famosa costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina che, secondo la tesi dell’architetto, risulterebbe infine praticamente inutile. Personalmente, cartina alla mano, sposo in pieno il progetto di Sauerborn perchè è LOGICO e perchè sarebbe anche fonte dell’eventuale rilancio dell’economia calabrese, per troppo tempo terra dimenticata da Dio e dagli
uomini e non….dalla ‘ndrangheta!
Mi sovviene il famoso incontro di prima dell’estate, quando gli angeli salvifici del Nord – Formigoni in testa – si diressero in Calabria, per stringere mani ed accordi in ordine all’occupazione dei giovani meridionali, trattandone oltrechè la solita “deportazione” al Nord anche il possibile coinvolgimento nella “manovalanza”, ovviamente, delle grandi opere architettoniche e strutturali previste per il Sud….
Sud, oggi più che mai disastrato – Soverato è ancora una ferita aperta e purulenta, come Sarno – dagli squilibri idrogeologici che avrebbero meritato cure e prevenzione, loro negate sin dal 1860…perchè è proprio vero che gli ultimi a far qualcosa per il Sud, per il suo delicato e fertile territorio, sono stati proprio i Borbone – vedi Sarno e ricorda i Regi Lagni !….. E mi viene pure in mente che le famose imprese del consigliere Guarischi – imprenditore nonchè politico in Regione Lombardia………..- stavano proprio approntando opere di ripristino di vari sconquassi idrogeologici verificatisi al Nord, nell’ambito della Regione Lombardia……….Lo scandalo è scoppiato partendo da certe misurazioni di “pali”, per esempio; pali di sostegno da dover conficcare nella terra e che avrebbero dovuto misurare, per margine di sicurezza, almeno più di 20 metri e che sono risultati essere stati “tagliati” in metri ed in…lire…….. Magari, quelle stesse imprese di Guarischi – visto che si è deciso che al Sud non esistono “geni delle costruzioni e ricostruzioni “- forse sarebbero prepotentemente intervenute a risolvere i nostri problemi idrogeologici : menti del Nord e qualche braccio del Sud…in virtù del predetto “incontro di beneficenza” di cui s’è detto in apertura tra gli efficienti e angelici nordisti ed i “poveri cristi” incompetenti e sciagurati del Meridione………
Meno male che lo scandalo Guarischi è scoppiato per tempo! Non aggiungo altro!
Marina Salvadore
responsabile della comunicazione
del Movimento neoBorbonico
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Ponte NO!!
Salve sono calabrese di REGGIO da 20 anni abito a ROMA è sono contrario al ponte,sono contrario all’ennesimo sventramento, deturpamento,violenza nei confronti della nostra terra è all’ennesima presa per i fondelli della nostra gente con palle tipo:aumenterà il lavoro al sud, incrementerà il turismo,lancerà il commercio con il resto dell’europa,palle palle palle,losapete cosa restera a tutti noi ,restera un mostrodi acciaio e cemento,la terra sventrata dai piloni titanici,l’ombra dei stessi piloni proiettata la mattina in SICILIA e al pomeriggio in CALABRIA,per il lavororesteranno disponibili solo 4 posti di casellante(è già si pagherà)che dovranno lavorare anche il natale e l’ultimo dell’anno è cosi il sud si arricchirà di ben 4 stipendi(con la gabbia salariale)mentre il nord sempre sulle nostre spalle avrà gli agnelli,pirelli,moratti,berlusconi,bossi è le fabrichette dei cummenda del nord est, nord ovest, nord nord, che si ingrasseranno sempre di piu,i loro figli andranno in giro per il mondo a divertirsi è noi terroni poveri ,brutti,e sporchi gireremoil mondo per cercare lavoro magari facendogli anche i camerieri aho figghioli SVEGLIAMOCI tiriamo fuori quello che sappiamo avere piu duro è grosso di loro è cerchiamo di non farci fottere,quindi diciamo no , quasi dimenticavo secondo il parlamento europeo il panorama non si può rovinare ,perchè il panorama e di tutti è fa bene all’animo.ciao a tutti .
Giuseppe Lipari
p.s.io sono calabrese ma prima di tutto sono un meridionale che ama la sua terra tutta DALL’abbruzzo in giu’ amo tutto il REGNO delle DUE SICILIE.
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La Sicilia: una regione con una posizione geografica strategica
Il Ponte sullo Stretto, una grande opportunità
L’Isola destinata ad accogliere flussi turistici sempre più consistenti
Se è vero che la società contemporanea presenta tra le sue caratteristiche principali la mobilità, e che [‘Europa guarda al Mediterraneo come alla nuova frontiera della conoscenza, dello sviluppo produttivo e del divertimento, dedicando per questo all’area mediterranea iniziative che ne esaltano la funzione, allora per noi che del Mediterraneo facciamo parte, l’attraversamento stabile e rapido dello Stretto è premessa irrinunciabile nella competizione per lo sviluppo.I tre Governatori del Lions. Rotary e Kiwanis il 17 ottobre scorso hanno firmato nei locali dello Sheraton di Catania il protocollo d’intesa che promuove “Una giornata per il Ponte” prevista il prossimo 16 dicembre.
E questa l’iniziativa, alla quale si è unita la Provincia regionale di Catania, organizzata dai club service internazionali Lions distretto 108 Y/b (Sicilia), Rotary distretto 2110 (Sicilia Malta) e Kiwanis Italia. I rispettivi governatori, Rosario Cacciola, Attilio Bruno e Giuseppe Spampinato insieme a Bruno Di Stefano, presidente di “Sicilia 2000” (Comitato per il Ponte), si sono impegnati contestualmente alla firma del protocollo ad organizzare la “giornata” del 16 dicembre. Aderiscono ai tre club service, tra Sicilia e Calabria, ben 4.600 soci del Rotary, 5.800 soci del Lions e 1400 soci Kiwanis.
Anche il Presidente della Provincia regionale di Catania Nello Musumeci è concorde e si batte da tempo per la costruzione del Ponte. <
Tutto inizia nel 1969 quando l’Anas, in collaborazione con le FS, bandisce un concorso di idee per il collegamento stabile stradale e ferroviario sullo Stretto di Messina al quale partecipano 143 concorrenti: vengono prescelti 12 progetti. Nel 1971 la legge n. 1.158, riconosciuto il prevalente interesse nazionale, affida la progettazione, la realizzazione e la gestione del collegamento stabile stradale ad una società al cui capitale partecipi l’Iri con almeno il 51 per cento di capitale. Nel 1981 viene costituita la Spa Stretto di Messina con le finalità volute dalla Legge 1.158 coi seguenti azionisti: gruppo Iri 12,25 per cento, FS 12,2 per cento, Anas 12,25 per cento, Regione Calabria 12,2S, Regione siciliana 12,25 per cento.
Nel 1985 l’Anas e le FS assentono alla realizzazione e gestione, e la danno in concessione alla Stretto di Messina Spa, con convenzione approvata nel decreto interministeriale n. 3437 del 27 dicembre. Studi di fattibilità e diverse soluzioni vengono sottoposte al vaglio di Anas e FS, tra cui due progetti di fattibilità: uno ad unica campata e l’altro a due. Viene scelto quello ad unica campata per motivi di sicurezza e manutenzione. Nel 1997 viene espresso parere favorevole al progetto di massima del Ponte sullo Stretto da parte del ministro dei Lavori Pubblici. Nel 1999, il ministro dei Lavori pubblici, di concerto col ministero del Tesoro, a seguito della delibera Cipe n. 33/99, decreta l’affidamento a due advisors internazionali per le ultime valutazioni sulle problematiche ambientali, territoriali e finanziarie. Anno 2000: vengono affidati gli incarichi ai due advisors che entro la fine dell’anno produrranno le loro valutazioni.
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Penelope Lo Monaco
(Sicilia Imprenditoriale del 28 ottobre 2000)
Propostoci da Marisca
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Ponte No! Mai
Ci’ risiamo con la storia del turismo è del lavoro è che grazie al ponte le nostre terre diventeranno il centro dell’europa dove l’europa è nata,penso che Beppe GRILLO aveva ragione a dire che tutti quei politici che hanno rubato migliaia di miliardi erano ladri di galline che intascavano mazzette fatte di BOT,CCT ecc…. carta straccia solo carta straccia di un debito nazionale da terzo mondo,non si diventa il centro del mondo civile offendendo la la nostra terra e piantando sti piloni del c… dentro il cuore vivo e pulsante di una terra viva circondata da vulcani attivi perchè e viva, si muove, erutta lava e noi per quanto le vogliamo bene le piantiamo sto pilone al cuore la uccidiamo,tutto questo è molto simbolico le grandi armate del nord si apprestano a darci il colpo di grazia poi mi mancava il pensiero degli onorati “MEMBRI” rotary è “MEMBRI”di lions ho sempre pensato che un buon MEMBRO (almeno per i meridionali )avessero altri pensieri MOOOLTO piu’ interessanti,per concludere noi siamo come quei politici ci’arricchiremo di carta straccia ,creditori di un debito publico che siamo sempre noi i debitori,se il ponte verrà costruito grazie alla nostra complicità saremo detentori del record del mondo di velocità,(correre talmente veloci attorno ad un’albero fino a sodomizzarci da soli ) davvero un bel record.
G.L.
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Updated: redazione, 02/07/2003